Luca Moretti
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Subito dopo la firma del contratto con la Robin Edizioni per la pubblicazione del mio secondo romanzo, "La vita dentro", ho iniziato ad avere mille dubbi sulla qualità dell’opera. Ero convinto che fosse un romanzo pesante, difficile, ostico. E perfino angosciante, o addirittura noioso. Un romanzo incomprensibile. Uno di quei romanzi che si fa fatica a leggere fino in fondo; quelli che viene voglia di chiudere e di abbandonare prima della fine. Non di certo un romanzo da portare in vacanza e da leggere sotto l’ombrellone per rilassarsi. Poi, dopo qualche mese, a Roma, chiacchierando con l’editore, mi sono sentito dire che La vita dentro è un romanzo che coinvolge emotivamente e che intriga. Ma la cosa più piacevole è stata questa frase: "Anche Svevo è angosciante, pesante, difficile, e può risultare perfino noioso; eppure è uno dei più grandi scrittori moderni ed ha scritto alcuni fra i più grandi capolavori della letteratura mondiale". Verissimo. Ha ragione. Sono ripartito da Roma risollevato. Pensare che forse ci potrebbe essere qualche piccolissimo punto di contatto tra me e Italo Svevo mi ha convinto che ho fatto bene a firmare il contratto con la Robin per pubblicare La vita dentro. Ora, a giudicare, saranno i lettori.
Questo è il testo della quarta di copertina - Un uomo e le sue riflessioni sulle diverse fasi della vita (la sua e, più in generale, quella di tutti gli uomini) e su alcuni temi ed alcuni eventi che la caratterizzano. L’amore, l’ambizione, la difficoltà di comunicare, i sogni, il fallimento, la vecchiaia, la morte. Il protagonista è un nichilista che non accetta e non sa vivere una vita normale, banale e anonima come quella della maggior parte degli esseri umani. Un monologo senza spazio e senza tempo in cui nessun personaggio ha un nome e un’identità definita e in cui ogni personaggio, così come ogni essere umano reale, potrebbe non essere altro che il frutto dei pensieri contorti di chi ci osserva e ci giudica. Il protagonista, forse, vuole capire quale sia il senso della vita. Ma ne vale davvero la pena? E a chi alla fine lo capisce, cosa può accadere?
Ho un sito internet (Luca Moretti |) dove si può trovare qualche informazione in più sui miei romanzi e i miei viaggi e dove, soprattutto, è possibile lasciare i propri commenti.
Questo è il testo della quarta di copertina - Un uomo e le sue riflessioni sulle diverse fasi della vita (la sua e, più in generale, quella di tutti gli uomini) e su alcuni temi ed alcuni eventi che la caratterizzano. L’amore, l’ambizione, la difficoltà di comunicare, i sogni, il fallimento, la vecchiaia, la morte. Il protagonista è un nichilista che non accetta e non sa vivere una vita normale, banale e anonima come quella della maggior parte degli esseri umani. Un monologo senza spazio e senza tempo in cui nessun personaggio ha un nome e un’identità definita e in cui ogni personaggio, così come ogni essere umano reale, potrebbe non essere altro che il frutto dei pensieri contorti di chi ci osserva e ci giudica. Il protagonista, forse, vuole capire quale sia il senso della vita. Ma ne vale davvero la pena? E a chi alla fine lo capisce, cosa può accadere?
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