V Concorso letterario Forumlibri----> La parola agli scrittevoli: Il "making of"

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
V Concorso letterario Forumlibri----> La parola agli scrittevoli: Il "making of"

In questo thread ci sarà spazio per gli scrittevoli per parlarci delle opere oggetto del V concorso interno, di come hanno affrontato la stesura, se c'è stato impasse nell'ispirazione, come si sono districati col tema autunnale etc., e per rispondere alle eventuali domande da parte dei giurevoli ufficiali/popolari o anche semplicemente controbattere ai commenti già postati.
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
31 ottobre

Dichiaro subito che questo è stato il mio primo racconto veramente sperimentale, volutamente fuori dagli schemi, con precise scelte “a tavolino”: che come sempre piacciono o no, riescono bene o no.

31 ottobre è soprattutto uno psicodramma della solitudine, disadattamento paranoia mania di persecuzione, l’attesa di un destino nel compimento del quale i terribili mostri satanici/alieni creati nel nostro subconscio verranno a portarci via.
Ed è perciò travestito con gli abiti di un horror.

L’escalation dal punto di vista delle immagini è nel passaggio della descrizione ambientale da fisica a psichica: prima il salotto la poltrona i vizi stereotipati, ma ancora il controllo; poi il crollo, l’ossessione nel cervello, con esplosioni di rumori percepiti come scariche elettriche, bombardieri, scoppi, martelli pneumatici, e visioni sempre più psichedeliche con le immagini deformate, dai colori prepotentemente confusi e assurdi, come sotto l’effetto di acidi stupefacenti.

L’ambientazione è volutamente anglo-sassone, con iniziali richiami descrittivi ai classici gialli british; ma anche un ritmo, sostenuto con tecniche cinematografiche in auge nelle ultime generazioni delle pellicole USA: in particolare lo spezzare il fotogramma congelando l’immagine negli occhi dello spettatore, sottolineando poi il passaggio successivo con l’esposizione dell’orario.
Letterariamente, amalgamando tutto questo -nelle fasi salienti- con frasi sincopate.

L'illusoria grandezza dell’immagine epica dell’uomo braccato, che arrivato al capolinea ritrova la propria dignità per affrontare la fine, viene spietatamente ridimensionata dalla rivelazione che il lettore -ma non il protagonista- riceve della reale insignificante dimensione del “nemico”: semplici bambini che giocano.
La fragilità umana, quella stessa che interverrà in maniera estrema per preservarlo da una “fine orribile”, impedirà tuttavia all’uomo di capire, negandogli la rivelazione.
In tutto ciò vi sono simboli psicanalitici ma anche religiosi.

Là fuori peraltro, della sofferenza dei singoli agli altri frega poco, & the show must go on, come dimostra la frase/slogan pronunciata inesorabilmente dai bimbi nonostante -anzi proprio mentre- si compia il dramma del protagonista.
Colpo di scena, questo, solo apparente: in realtà culmine indifferibile della trama psicologica del racconto.
Non comico perciò, ma crudelmente grottesco.

Hot
 
Ultima modifica:

Dory

Reef Member
Il mio racconto è semi-autobiografico.
E' partito tutto una sera che ero a casa di amici a guardare il loro filmino del matrimonio. Mentre lo guardavo, commentavo mentalmente le immagini e contemporaneamente mi ricordavo le cose che stavo pensando nei momenti in cui apparivo nel filmino. La cosa mi sembrava molto interessante da rendere in un racconto, così ci ho provato, a quanto pare non riuscendoci molto bene, visto che in molti mi avete detto che è risultato poco fluido.

La visione dell'autunno è del tutto autobiografica, mentre il racconto dello svolgimento del matrimonio è in gran parte inventato, anche se ci sono un paio di cose che sono successe realmente: lo scambio delle fedi e il trenino. :mrgreen:
 

francesca

Well-known member
Sono diversi anni ormai che qui Firenze, a partire dall'autunno il cielo è invaso da stormi di passeri, che più che migrare si fermano proprio a svernare.
E io mi incanto continuamente a guardarli, perchè sono tantissimi e assumono sempre forme diverse, sembrano nuvole di fumo.
La cosa più bella è vederli contro il cielo nei tramonti invernali, nel rientro a casa da lavoro.
Nel traffico li osservo spesso ed è così che mi è venuta l'idea di questo racconto, ferma ad un semaforo, sinceramente molto tempo fa, c'era in ballo un altro concorso.
Ho pensato che sarebbe stato bello se questi stormi fossero diventati i protagonisti di una storia. Ma non sono riuscita a sviluppare la storia.
Quando è venuto fuori il tema di questo concorso, ho pensato che era la volta buona.
Volevo un racconto semplice, non ad effetto, un racconto che fosse come è l'autunno: misterioso, ma non cupo, non volevo che avesse la faccia oscura delle feste dedicate ai morti, ma quella serena dei boschi ingialliti.
Già nell'osservare dal vero questi stormi mi era venuto in mente che avrebbero potuto essere magici, fare qualcosa.
Avverare i desideri era la cosa più ovvia.
Ma mi sarebbe piaciuto che tutto rimanesse in un clima di favola, i desideri dovevano essere semplici, piccole cose dei nostri cuori.
All'inizio avevo pensato di ambientarla in un paese non ben identificato ma non in Italia, mi venivano in mente certe ambientazioni alla Stephen King, paesini sperduti nel cuore dell'america.
E infatti nella prima stesura era proprio così: paesotto americano, nomi stranieri, solo che mi sembra che il tutto si banalizzasse, perdesse l'idea della favola.
Così l'ho riambientato e sono riuscita a riportarlo in Italia, il mio scopo era di farne una favola di quelle che le nonne raccontavano davanti al fuoco le sere di autunno, sbucciando castagne.
I personaggi invece sono nati molto spontaneamente, uno dietro l'altro, si sono presentati quasi da soli, come se aspettassero solo un buon motivo per venire fuori.
Io non scrivo molto, ma quando lo faccio, lo faccio sempre così. Parto da un'idea, il resto viene quasi da sè.

Sono abbastanza soddisfatta del risultato finale, anche perchè dai commenti mi sembra che sia stato capito il senso di fondo del racconto.
Ringrazio tutti, soprattutto Nerst che nel suo giudizio ha colto benissimo lo spirito con cui ho cercato di scrivere.

Francesca
 

HOTWIRELESS

d'ya think i'm stupid?
Sono diversi anni ormai che qui Firenze, a partire dall'autunno il cielo è invaso da stormi di passeri, che più che migrare si fermano proprio a svernare.
E io mi incanto continuamente a guardarli, perchè sono tantissimi e assumono sempre forme diverse, sembrano nuvole di fumo.
La cosa più bella è vederli contro il cielo nei tramonti invernali, nel rientro a casa da lavoro.
Nel traffico li osservo spesso ed è così che mi è venuta l'idea di questo racconto, ferma ad un semaforo, sinceramente molto tempo fa, c'era in ballo un altro concorso.
Ho pensato che sarebbe stato bello se questi stormi fossero diventati i protagonisti di una storia. Ma non sono riuscita a sviluppare la storia.
Quando è venuto fuori il tema di questo concorso, ho pensato che era la volta buona.
Volevo un racconto semplice, non ad effetto, un racconto che fosse come è l'autunno: misterioso, ma non cupo, non volevo che avesse la faccia oscura delle feste dedicate ai morti, ma quella serena dei boschi ingialliti.
Già nell'osservare dal vero questi stormi mi era venuto in mente che avrebbero potuto essere magici, fare qualcosa.
Avverare i desideri era la cosa più ovvia.
Ma mi sarebbe piaciuto che tutto rimanesse in un clima di favola, i desideri dovevano essere semplici, piccole cose dei nostri cuori.
All'inizio avevo pensato di ambientarla in un paese non ben identificato ma non in Italia, mi venivano in mente certe ambientazioni alla Stephen King, paesini sperduti nel cuore dell'america.
E infatti nella prima stesura era proprio così: paesotto americano, nomi stranieri, solo che mi sembra che il tutto si banalizzasse, perdesse l'idea della favola.
Così l'ho riambientato e sono riuscita a riportarlo in Italia, il mio scopo era di farne una favola di quelle che le nonne raccontavano davanti al fuoco le sere di autunno, sbucciando castagne.
I personaggi invece sono nati molto spontaneamente, uno dietro l'altro, si sono presentati quasi da soli, come se aspettassero solo un buon motivo per venire fuori.
Io non scrivo molto, ma quando lo faccio, lo faccio sempre così. Parto da un'idea, il resto viene quasi da sè.

Sono abbastanza soddisfatta del risultato finale, anche perchè dai commenti mi sembra che sia stato capito il senso di fondo del racconto.
Ringrazio tutti, soprattutto Nerst che nel suo giudizio ha colto benissimo lo spirito con cui ho cercato di scrivere.

Francesca

Questo post è veramente bello, al punto che potrebbe lui stesso partecipare a un concorso come racconto.
Sicuramente starebbe benissimo come prefazione di un tuo libro.
A riprova, se serviva, della meritata vittoria del tuo scritto.
:D
 

alexyr

New member
io di solito sono velocissima a rispondere ai concorsi.
e invece in questo caso,e' stato il panico.
Vuoto completo.
assoluta assenza di ispirazione.
Non mi veniva in mente niente neanche a morire.
il trentuno ero sull'orlo dell'abbandono.
il racconto e' venuto da solo. ci sono voluti pochissimi minuti a scriverlo. mi piaceva l'idea del fanatismo,
ah io rileggo pochissimo, e non ho il correttore automatico sul mio pc.
 
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