Oltre il postmodernismo

Ouroboros

New member
Intanto ciao a tutti, sono giunto sul forum tramite ricerche su google inerenti l'argomento proprio di questo topic :mrgreen:
Spero che possiate aiutarmi a sbrogliare la matassa di questa mia ossessione, e cioè capire da cosa verrà rimpiazzato il postmodernismo, e se la cosa deve ancora accadere o è gia inziata. L'argomento è spinoso e complesso.
Sono giorni che leggo e cerco articoli sul web inerenti la progressione dei movimenti artistici che hanno definito gli ultimi decenni, in relazione alla letteratura.
Giorni che cerco di capire quale sia il movimento di punta oggi, se questo è un movimento che sta tramontanto, e da cosa verrà sostituito.

Dunque, brevemente, il movimento principale degli ultimi decenni è stato il post modernismo.
Postmodernismo - Wikipedia
Descritto in pochissime parole (cosa per altro molto difficile) postmoderno è un qualcosa che, dopo aver visto con l'evoluzione dell'arte una sua concreta distruzione (dal classico all'astratto per arrivare a Fontana per fare un esempio), il POSTmoderno rielabora in chiave originale quello che c'era prima di questa distruzione. In soldoni è una roba così.
Movimento iniziato diciamo intorno agli anno 40-50 e affermatosi dagli anni 70 in poi.
In letteratura le cose si complicano a dismisura, perché la dove puoi molto agevolmente comprendere gli elementi di un movimento artistico in un quadro o in una scultura, o anche in un film, in letteratura è proprio un gran casino, perché intanto devi leggere, e nel tempo che tu leggi un libro ti sei guardato 780 quadri, e non è detto che tu riesca a capire pienamente quello che viene scritto.

Sto perdendo il filo del discorso quindi riassumo, gradirei che qualcuno mi aiutasse, o insomma famolo insieme, a capire se il postmodernismo è FINITO oppure no, e, se è finito, cosa lo sta sostituendo?

Ora cerco alcuni degli articoli letti e li metto nell'edit.
Sempre da wiki
Si può affermare che sia la letteratura modernista sia quella postmoderna rappresentano una rottura rispetto al realismo del XIX secolo, in cui una storia veniva raccontata da un punto di vista oggettivo o onnisciente. Eppure è stato rilevato che alcuni scrittori postmoderni (per ad esempio Steven Millhauser o talvolta John Barth) riprendano idee, stili, tecniche della letteratura ottocentesca.
Certamente il citazionismo, l'imitazione e il pastiche sono tratti caratteristici della letteratura postmoderna più che di quella modernista, quindi è facile ritrovare negli scrittori postmoderni deliberate imitazioni (dette anche pastiche) dello stile di scrittori nel passato. Ne è un ottimo esempio il romanzo di Thomas Pynchon Mason & Dixon, che imita il tono e addirittura l'ortografia degli scrittori del '700 inglese (come Henry Fielding e Jonathan Swift).
Nello sviluppo dei personaggi, sia la letteratura moderna che quella postmoderna esplorano il soggettivismo metafisico, passando dalla realtà esterna per esaminare gli stati interni della coscienza, in molti casi appoggiandosi ad esempi della letteratura moderna come il flusso di coscienza di Virginia Woolf e James Joyce. Ma alcuni narratori postmoderni rifuggono dai personaggi a tutto tondo, privilegiando personaggi monodimensionali, spesso ripresi in modo più o meno esplicito da altre opere letterarie (come il Marco Polo di Italo Calvino ne Le città invisibili).
Inoltre sia la letteratura moderna che quella postmoderna esplorano la frammentarietà nella narrativa e nella costruzione del personaggio, che riflette i lavori del drammaturgo svedese August Strindberg e dell'italiano Luigi Pirandello. I personaggi della letteratura postmoderna spesso non ambiscono ad essere ritratti approfonditi di psicologie analizzate in estremo dettaglio: spesso sono personaggi piatti, o allegorici, che non pretendono di avere una profondità psicologica. In questo possono ricordare certe figure che s'incontrano nelle opere di Franz Kafka, scrittore ceco assimilabile al modernismo, ma che ha influito potentemente sulla letteratura postmoderna. Esempi di questa tendenza si possono trovare nei racconti di Donald Barthelme o nei romanzi di John Barth.
Riguardo alle modalità di rappresentazione, mentre la letteratura modernista cercava nuovi modi di raccontare una realtà che comunque era ritenuta conoscibile (anche se i modi di rappresentazione sperimentali di autori come Joyce o Ford Madox Ford o Virginia Woolf possono spiazzare il lettore abituato alla narrativa tradizionale), la letteratura postmoderna si pone il problema di raccontare una "realtà" che non è più data, oggettiva, solida come quella postulata dal positivismo del XIX secolo. Questo può portare l'accento su una serie di fenomeni socioculturali che hanno ripetutamente attratto la narrativa postmoderna:
_le realtà simulazionali e virtuali (dal mondo artificiale creato dai massmedia alla realtà virtuale);
_gli inganni e le trappole della narrazione e della letteratura in generale (il concetto di fiction o finzione);
_i complotti, gli intrighi, i segreti, le messe in scena della storia;
_i limiti alla nostra capacità di conoscere decretati anche dalle scienze (principio di indeterminazione di Heisenberg, entropia, teoria della probabilità, teorie del caos, ecc.)
_la società dei consumi con la sua spettacolarizzazione delle merci;
_i simulacri nel senso previsto da Jean Baudrillard, cioè di significanti privi di un vero significato;
_l'impossibilità di ricomprendere la complessità del reale con un unico discorso conoscitivo (o "grande narrazione" nel senso di Jean-François Lyotard).

All'interno di questa macrocorrente ci sono due movimenti principali, il realismo magico (es. 100 anni di solitudine di Marquez) e il realismo isterico (es. underworld di de lillo)
Nel realismo magico vengono inseriti elementi del soprannaturale, del mito, del folklore in un contesto in cui questi elementi sono normali ed accettati dai personaggi.
Nel realismo isterico invece viene spostata l'attenzione su un iper realismo descrittivo, quasi nozionistico o giornalistico, in cui ci si sposta a dare peso a cose secondarie.
Realismo isterico - Wikipedia
Realismo magico - Wikipedia
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Non so se riesco ad afferrare pienamente il tuo ragionamento ma credo che un tipo di letteratura che possa essere considerata postmoderna è quella che mescola fatti reali a quelli fantastici, quella che si avvale di fonti storiche per poi ampliarle immettendo aspetti psicologi e comportamentali altrimenti non deducibili dai dati in nostro possesso. Una commistione di realtà e fantasia. Un autore che mi viene in mente in questo momento è Sebald, ad esempio.
 

velmez

Active member
Mi ricordo di aver dato un esame in università, di letteratura contemporanea, proprio su questo argomento...
Gli autori che venivano più citati erano: Stefano Benni, qualcosa di Tabucchi, Borges, Eco, Pamuk...
Ora sto leggendo Infinite Jest di Wallace e posso dire che si tratta del libro più post-moderno in assoluto che mi sia capitato di leggere fino ad ora...
Però credo che si tratti più di un movimento a sè stante che di un movimento che verrà soppiantato da altri... Il post-moderno potrebbe esistere anche tra 100 anni e rifarsi sulle creazioni e le conoscenze parallele del proprio secolo o dei precedenti... magari esisterà un post-post-moderno :??
 

Holly Golightly

New member
Premettendo che non sono esperta in contemporaneistica, ma che come letture prediligo autori contemporanei con particolare attenzione per la prosa di casa nostra...

Secondo me una cosa che non hai considerato è che la letteratura si inserisce in un contesto nazionale e soprattutto linguistico. Alle spalle di ogni autore contemporaneo c'è un retroterra culturale. Leggere un americano non è leggere un inglese, leggere un sudamericano non è leggere un italiano. Mi è capitato di leggere molti autori americani, ma ogni volta sembrava sempre mancasse qualcosina (tipo un po' di secoli di tradizione culturale) che alle spalle di autori contemporanei (uno su tutti, Ian McEwan) si sente eccome. In Italia la questione è diversa: manchiamo quasi del tutto di una tradizione in prosa. Sì, abbiamo I promessi sposi, Il fu Mattia Pascal, La coscienza di Zeno e una serie lunghissima di capolavori, ma manca un filone unitario da cui attingere. Anche la prosa del secondo dopoguerra è completamente divisa fra autori "alla Calvino", che preferiscono una lingua media ma usata con precisione, oserei dire, scientifica e autori "alla Pasolini" o meglio "alla Gadda" che si muovono fra tutti i registri linguistici per esprimere quel che stanno scrivendo nel modo più completo possibile (il plurilinguismo come soluzione ai limiti della lingua). Io sono dell'idea che la veste linguistica non possa essere separata dal contenuto. In fondo i temi sono sempre gli stessi sin dal romanzo alessandrino, cambia il modo in cui l'epoca in cui sono contestualizzati li vede. Credo che in Italia abbiamo ancora molta strada da fare, con la sola sfortuna che forse manca attualmente un grande e memorabile scrittore (su Eco non mi pronuncio perché non l'ho letto).


Credo sia fisiologica, a questo punto, una fase di passaggio e transizione in cui va considerato sta cambiando completamente la fruizione del libro. Lo scenario è più vasto, il best seller la fa da padrona, la lettura purtroppo non è più considerata un'attività alta e nobile come lo era un tempo e le lettere non godono più della stima di un tempo.

Secondo me la tendenza attuale si muoverà soprattutto sul commerciale/commerciabile. Al momento seguo con attenzione i narratori attuali italiani, mi incuriosisce sapere se alla fine sarà la tendenza "alla Baricco" a farla da padrona (facciamo gli scongiuri, io lo odio :D) o una narrativa più misurata (come il grande Calvino).

Dopo questa fase di transizione, anche se trovo la visione per cui la storia è determinata in primis dall'economia, bisognerà vedere in che condizioni verserà il mondo. Mi auguro che nel periodo di ripresa dopo la crisi ci sia un riavvicinamento all'animo e una rinascita delle lettere, come esseri umani ce la meritiamo abbastanza... il postmodernismo in fondo è solo la reazione agli ultimi due secoli. Forse non ci sarà più un movimento in cui ingabbiare, e forse è dal novecento che ci sono solo tendenze e non movimenti. La letteratura imita la vita, bisognerà vedere come si evolverà quella :D per ora credo solo che la narrativa internazionale stia reagendo in totale autonomia creando gruppetti e sottogruppetti, in cui sono veramente pochi gli autori validi.
 
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