Steinbeck, John - Pian della Tortilla

La storia di Danny e dei suoi amici paisanos che "vivono" a Monterey, California, negli anni della grande Depressione.
Io ho amato questo libro, in ogni sua pagina. Ho amato l'ironia, la dolcezza, la sempicità e la logica schiacciante che accompagna queste vite così "ricche" di avvenimenti..

Qualcuno di voi l'ha letto?
 
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angel_eyes

New member
L'ho letto io e mi è piaciuto tanto per le stesse ragioni che è piaciuto a te.
E' sicuramente il romanzo più carino che ha scritto Steinbeck dopo Furore.
Le vicende di Danny e i suoi compagni ti entrano subito nel cuore, se si è sensibili non si può non innamorarsi di questi poveracci che pur non possidendo nulla in senso materiale, sono in realtà ricchi interiormente. E' proprio l'amicizia il loro punto di forza, un affetto che li unisce tra loro e che è il cardine su cui si snoda l'intera vicenda.
Un grande esordio.
 
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elena

aunt member
.....che bellissimo salto indietro nel tempo......complimenti mattbt per la scelta.......libro divertente (anche se a tratti malinconico) .......per me è un inno all'amicizia bella e spensierata (anche se qualche problemino potevano pure averlo :wink: !).......e poi il ricordo della lettura di questo libro è così piacevole perchè.....chi non ha mai sognato (almeno una volta nella vita) di appartenere ad una comunità di perdigiorno, poveri e felici!?!?
 
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Darkay ha scritto:
ieri ho visto "Furore" e volevo comprarlo...qualcuno l'ha letto? com'è?

Furore è un bel romanzo, come tutti quelli di Steinbeck, secondo me da leggere, è un romanzo di denuncia sociale e ti consiglio anche di cercare la musica di Bob Dylan che si ispira al protagonista Tom Joad.

:oops: correggo volevo scrivere Bruce Springsteen ed è scappato fuori Bob Dylan, lapsus :cry:
 

Alfredo_Colitto

scrittore
Pian della tortilla è il libro che mi ha riconciliato con Steinbeck. Prima avevo letto uomini e topi e non mi era piaciuto per niente: moralista, scontato, con l'ambizione troppo scoperta di "far riflettere" (so che è considerato un capolavoro, ma de gustibus... io odio la letteratura di "denuncia": per me chi vuole denunciare dovrebbe scrivere saggi, non romanzi)

Invece pian della tortilla è bello, malinconico, spesso divertente. Furore non l'ho letto.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Alfredo_Colitto ha scritto:
Pian della tortilla è il libro che mi ha riconciliato con Steinbeck. Prima avevo letto uomini e topi e non mi era piaciuto per niente: moralista, scontato, con l'ambizione troppo scoperta di "far riflettere" (so che è considerato un capolavoro, ma de gustibus... io odio la letteratura di "denuncia": per me chi vuole denunciare dovrebbe scrivere saggi, non romanzi)

Invece pian della tortilla è bello, malinconico, spesso divertente. Furore non l'ho letto.

il romanzo sociale c'è sempre stato è ha grandissimi rappresentanti in tutti tempi e in tutte le culture, può non piacere ma non può essere condannato in toto, vanno fatti dei distinguo secondo me.
Anche perchè non è un genere ma appartiene alle corde dello scrittore, al suo modo di guardare ed interpretare la realtà. La recessione del '29 negli Stati Uniti è stata descritta in molti modi, Steinbeck l'ha fatto da par suo, da grande scrittore. Comunque Uomini e topi è bellissimo, molto bello anche il film.
 
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Alfredo_Colitto

scrittore
sì hai ragione non dovevo scrivere la frase sui saggi, perchè sembra che voglia ergermi a giudice di cosa si deve scrivere e cosa no. il fatto è che non sopporto quelli che vogliono insegnarmi qualcosa quando io non l'ho chiesto. un romanzo per me deve essere soprattutto appassionante. poi se c'è qualcosa da imparare, se c'è un'idea da formarsi, voglio deciderlo io.
per esempio dickens presenta le condizioni inumane del lavoro nell'inghilterra di fine 800, ma non lo fa in modo moralista.
uomini e topi è stato uno dei libri che ho venduto senza rimpianti al mercatino dell'usato quando sono partito in giro per il mondo, e pazienza per la bella traduzione di Cesare Pavese... :wink:
 
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angel_eyes

New member
Alfredo_Colitto ha scritto:
sì hai ragione non dovevo scrivere la frase sui saggi, perchè sembra che voglia ergermi a giudice di cosa si deve scrivere e cosa no. il fatto è che non sopporto quelli che vogliono insegnarmi qualcosa quando io non l'ho chiesto. un romanzo per me deve essere soprattutto appassionante. poi se c'è qualcosa da imparare, se c'è un'idea da formarsi, voglio deciderlo io.
per esempio dickens presenta le condizioni inumane del lavoro nell'inghilterra di fine 800, ma non lo fa in modo moralista.
uomini e topi è stato uno dei libri che ho venduto senza rimpianti al mercatino dell'usato quando sono partito in giro per il mondo, e pazienza per la bella traduzione di Cesare Pavese... :wink:

Io credo che in generale si scriva per voler comunicare qualcosa. La maggior parte della letteratura è piena di romanzi che hanno dei contenuti che, volenti o nolenti, comunicano qualcosa, altrimenti molti libri finirebbero per rimanere negli scaffali delle librerie.
Se a te sembra che Steinbeck voglia fare il moralista, a parere mio, è solo una tua impressione. Ho letto la maggior parte della produzione di Steinbeck e non mi è parso assolutamente tale.
A parere mio dovresti leggerlo con maggiore attenzione e soprattutto prova a leggere Furore o La valle dell' Eden e poi ne riparliamo.
 
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zolla

New member
consiglio anche uomini e topi di steinbeck,the ghost of tom joad è un album di springsteen...importante anche il film tratto da furore di john ford...
 

risus

New member
A dire il vero c'ho messo un po' a capire se questo libro mi era piaciuto davvero
oppure no... ed ero tentato di affibbiargli le 3 stelle "politiche" per non scontentare nessuno,
me per primo. Ma a distanza di quasi un mese dalla lettura mi rendo conto che
questo romanzo merita qualcosa di più, che nonostante tutto rimane nella memoria
e fa sorridere se si ripensa ai suoi protagonisti e a tutte le vicende che capitano loro...
La storia mi ha ricordato molto le vicende e i personaggi raccontati da John Fante nelle sue opere,
lì italoamericani, qui paisanos, per certi versi molto molto simili tra loro ma soprattutto
con un unico grande amore comune: il vino!!!!
:mrgreen::mrgreen::mrgreen:
Il libro, voglio precisarlo, si legge rapidamente e col sorriso sulle labbra anche se presenta due piccoli nei:
- a volte risulta ripetitivo nel raccontare vicende dei protagonisti quasi uguali tra loro;
- la traduzione mi è sembrata alquanto datata (benchè sia di Elio Vittorini, anzi è forse proprio per quello!!! :mrgreen:).
Non una prelibatezza ma una cosa semlice e buona per quando si ha fame...
:wink:
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Libro divertente con qualche nota amara.
Racconti "epici" di gente che viveva in qualcosa di molto simile ad una favela.
Forse anche una spruzzata di realismo magico di certi romanzi sudamericani.

... e poi chissà ... forse i cani del Pirata hanno visto davvero San Francesco ... (*)

(*)affermazione comprensibile ovviamente se leggete il libro.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Nonostante non mi aspettassi un libro di questo tipo e all'inizio sia rimasta un po' perplessa, andando avanti mi è piaciuto sempre di più, fino a divorarlo e allo stesso tempo a dispiacermi nel lasciare questi amici scapestrati, sfaccendati, poveri in canna, ma mai disperati, anzi sempre pronti a cogliere ciò che di positivo la giornata può portare, naturalmente con il minimo sforzo possibile :mrgreen: , e pronti a "fregare" chiunque ma mai a tradirsi l'un l'altro. All'inizio ho avuto difficoltà nel cogliere l'essenza dei singoli personaggi, ma poi ho imparato a capirli, uno per uno, e ad affezionarmici. La scrittura è magistrale e l'ironia, il tono di bonaria presa in giro dell'autore - certi episodi sono esilaranti - si unisce ad una malinconia sempre presente sullo sfondo ed in particolare, con tono molto toccante, negli ultimi capitoli, quasi a ricordarci che la leggerezza è solo apparente. Non è quel capolavoro che è Furore, ma sempre grande Steinbeck!
 

Meri

Viôt di viodi
Libro veramente carino, anche il finale, seppur triste, mi è piaciuto. Ogni personaggio è ben definito, tutti hanno in comune la passione x il vino, ma anche da una grande umanità e un forte senso dell'amicizia. Consigliato:YY
 
G

giovaneholden

Guest
Dopo aver riletto a distanza di decenni questo libro mi pongo una domanda di fondo:ma le nostre letture di gioventù che ci hanno attirato così tanto e di cui serbiamo un piacevole e indelebile ricordo,lo sarebbero state lette in una età più adulta? Possibile che una rilettura di On the road,Il giovane Holden,I dolori del giovane Werther,Gordon Pym,tanto per citarne alcuni che considero capolavori assoluti,fatta ora con il disicanto che l'età più matura porta con sè,porti un giudizio meno lusinghiero? E' ciò che mi è successo in questo caso,dove le avventure del gruppo di paisanos capitanato da Danny,che certamente hanno come fonte di ispirazione il Lazarillo de Tormes,le ho trovate,poco coinvolgenti. Non attribuisco certo la cosa alla traduzione un pò datata di Elio Vittorini,spesso molto criticata,che invece ho trovato adatta alla vicenda,e nemmeno al fatto che sia il romanzo d'esordio,acerbo al punto di passare come una serie di raccontini artatamente inquadrati nella cornice del luogo che da il titolo al libro. Non nego che ci siano parti divertenti,e anche tenere,come le descrizioni delle avventure dei cani del Pirata,in questo da apparentare agli straordinari Flush di Virginia Woolf,racconto sul cocker di Elizabeth Barrett Browning e alla morte di Karenin,il cane di Tomas nell'Insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera. Si tratta di un libro sull'amicizia di questo gruppo di Dropout spensierati che vivono alla giornata,intenti solo a vivere attraverso espedienti e che pensano a come finire le serate ubriacandosi. Con tutte le scusanti che ho detto prima,rimane comunque una delusione,malgrado la sua scorrevolezza. Un vero peccato.
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
...il fatto è che non sopporto quelli che vogliono insegnarmi qualcosa quando io non l'ho chiesto. un romanzo per me deve essere soprattutto appassionante. poi se c'è qualcosa da imparare, se c'è un'idea da formarsi, voglio deciderlo io. [...]
:?Io non credo assolutamente che, per esempio, uno scrittore come Steinbeck voglia per forza insegnarci qualcosa. Non penso nemmeno che Steinbeck recepisse richieste di lezioni morali dai suoi lettori. Mi sorprende questa considerazione. E poi, personalmente, non ho letto scrittore che nelle proprie opere mettesse più passione di Steinbeck negli argomenti che quest'ultimo ha trattato.
I romanzi più appassionanti che ho letto sono stati guarda caso i suoi. Ma gusti son gusti, chiaramente.

Scusate se ho resuscitato un post stravecchio...:boh:
 

bouvard

Well-known member
I pareri su Pian della Tortilla sono abbastanza discordi, se tanti lo considerano bellissimo, non sono però pochi quelli che ne sono rimasti delusi. Io faccio parte del primo gruppo, ma il mio è un giudizio poco obiettivo, perché io amo Steinbeck. Certo se ci si è innamorati dello Steinbeck di Furore e si vorrebbe che tutti gli altri suoi libri fossero scritti con gli stessi toni, lo stesso pathos, se insomma si vorrebbe che avesse scritto solo delle “repliche” di Furore allora la delusione di fronte a Pian della Tortilla ci sta tutta. E ci sta anche la delusione per questo Steinbeck. Ma chi ha letto altri libri di questo autore allora sa che ogni tanto viene fuori uno Steinbeck diverso, divertente e scanzonato, pur continuando a scrivere di povera gente. Io scoprì “quest’altro” Steinbeck leggendo L’inverno del nostro scontento e ne rimasi sorpresa, piacevolmente sorpresa. Per cui leggendo Pian della Tortilla non ho avuto alcuna sorpresa shoccante, si è trattato solo di una piacevole riscoperta.
Pian della Tortilla è, come dicono tanti, un libro “picaresco”, è la storia delle rocambolesche, tragicomiche avventure di un gruppo di amici, squattrinati, ubriaconi, nullafacenti, ma gaudenti e filosofi della vita e soprattutto interpreti del significato vero e profondo della parola “amicizia”. Pian della Tortilla è questo: un bel libro sull’amicizia. E pazienza se Danny e i suoi amici non sono proprio degli stinchi di santo, pazienza se bevono come spugne, e pazienza se sono ladri e bugiardi con le donne, perché non saprebbero mai esser ladri tra di loro, e per un amico sarebbero capaci di fare anche il sacrificio più grande e diffamante per loro: lavorare. Forse qualcuno lo troverà un libro troppo semplicistico, banale, un libro che suscita qualche risata e nulla più, e quindi si riterrà deluso perché da Steinbeck ci si aspetta ben altro. Al contrario io penso che Steinbeck sia un autore che spinga a riflessioni anche usando toni scanzonati o semplici. D’altronde non si riflette solo di fronte a toni tragici o gravi, anzi talvolta i toni scanzonati fanno riflettere anche di più, perché vanno a colpire corde che in genere teniamo ben protette.
Come in altri libri - I pascoli del cielo o Vicolo Cannery per citare alcuni di quelli che io ho letto – Steinbeck prende spunto da un luogo per parlarci della gente di quel luogo, e per descriverci un’umanità molto varia, persone con difetti e vizi, ma capaci al momento buono di trarre fuori anche qualche pregio.
Una lettura scorrevole, divertente e sicuramente piacevole. Consigliato.
 
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