Raabe, Marc - Il sezionatore

GermanoDalcielo

Scrittore & Vulca-Mod
Membro dello Staff
Quegli occhi hanno visto qualcosa di orribile e devono dimenticare

Berlino Ovest, 1979.
Gabriel, un ragazzino di undici anni, se ne sta immobile circondato dal buio, in cima alla scala che conduce in una cantina: il laboratorio fotografico del padre, cui nessuno può accedere. È notte, e la casa in cui vive è piena di rumori. È scalzo, eccitato e impaurito, ma lì sotto c’è un segreto che non gli permette di tornarsene a letto a dormire. Alla fine vince il terrore e decide di muoversi: mette il piede sul primo gradino e comincia a scendere le scale, come attratto da una calamita. Non può ancora saperlo, ma le conseguenze di questa decisione saranno terribili. Trent’anni dopo quel bambino è cresciuto, è ormai un uomo che lavora per una ditta di sicurezza. Ha rimosso ciò che accadde quella notte. Ha dimenticato del tutto quel giorno in cantina, quelle foto, quei rumori. Non sa più nulla dell’orrore che ha visto, finché la sua fidanzata, Liz, non scompare, rapita da uno psicopatico con un diabolico piano e allora, per salvarla, sarà costretto a ricordare…


Attenzione possibili spoiler
Mi è piaciuto nel complesso, nonostante il movente che sta alla base di tutto (uno snuff movie compromettente) non sia particolarmente originale. A mio parere è un pochino troppo lungo e la suspense non è ben tenuta per tutto il romanzo. La fuga dalla villa in Svizzera sembra più fantascienza che qualcosa di praticabile per una donna che ha subito degli abusi e dei trattamenti farmacologici. Altra nota negativa, e non so se questo dipende dal traduttore, è lo stile e il modo di scrivere di questo tedesco all’esordio, che qualche volta lascia a desiderare: chi esclamerebbe “Dannazione!” se ti hanno appena sparato a una gamba? Suvvia…
Non eccezionale nemmeno l’aspetto psicologico dei personaggi, forse Gabriel sì, ma il fratello David e la fidanzata Liz no. Tutto sommato do voto 4 per il fatto che la trama è orchestrata bene, la rimozione dei ricordi ha sempre un suo fascino particolare, così come il cattivo che al telefono fa sempre il suo effetto inquietante, la sensazione claustrofobica nella cripta che è descritta bene, lo splatter che a volte è davvero fine a se stesso ma a me non è dispiaciuto. Insomma a questi tedeschi (Fitzek, Dorn) la psicologia e tutte le sfumature e le problematiche ad essa connesse sembrano piacere parecchio (qui nasce tutto da un’amnesia difensiva post-trauma).
 
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