Coetzee, J.M. - Il Maestro di Pietroburgo

Wilkinson

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Da sempre un modello, questa volta Coetzee usa Dostoevsky direttamente come un personaggio del suo settimo libro. Un libro oscuro e dalla trama labirintica, che inizia col famoso romanziere russo che ritorna a Pietroburgo da Dresda per la morte del figlio ventitrenne, morte avvenuta in circostanze tragiche e non chiare. Lo stesso Coetzee perse cinque anni prima dell'uscita di questo romanzo un figlio di 23 anni e sembra che per scriverne abbia dovuyo inventare una vicenda riguardante il celebre russo in realtà mai avvenuta.
Molteplici i temi trattati col suo solito stile chirurgico e veloce : il dolore, la solitudine degli esseri umani, i tormenti rivoluzionari, la censura di un regime di polizia, la pedofilia, il rimorso, la creazione dell'arte, la miseria della povertà.
Fortemente influenzato, oltre che dalla vicenda personale anche da un capitolo ("Da Tikhon") che il vero Dostoevskij scrisse per I demoni (1872) ma che il suo editore,decise di tagliare, il libro crea ancora una volta un personaggio dalle mille sfaccettature, intenso e difficile da scordare. Ancora una volta chapeau.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Questo per me è stato il primo romanzo letto di Coetzee, autore che conoscevo solo di nome. Non potevo non partire da una storia con protagonista il mio amato Dosto, anche se le vicende sono romanzate e prendono spunto da una vera accaduta all'autore.
Non so se Fedor ne sia uscito bene, sono passati ormai due mesi da quando l'ho letto ma ricordo di aver provato una sensazione di fastidio in alcune momenti... Non mi sembrava davvero il comportamento che avrebbe assunto lui :boh:. Però la parte sulla rivoluzione e i dialoghi con il capo del movimento clandestino nichilista sono stati molto interessanti.
 
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