Mazzacurati,Carlo - La sedia della felicità

Volgere Altrove

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Della tenerezza. L’addio di Carlo Mazzacurati



Se la tenerezza potesse essere, potesse inverarsi, in un film, questo di Carlo Mazzacurati, “La sedia della Felicità”, il suo addio in poesia, leggerezza, sorriso e luce , sarebbe uno dei luoghi suoi.



La trama è quella dell’incontro di due ragazzi che si dibattono tra crisi e precarietà e debiti, e che per un attimo intravedono la strada fortunosa di una – un po’ rocambolesca e romanzata- via d’uscita.



Mazzacurati usa un tratto sognante, sorridente e leggerissimo. E persino le piu’ carogne, in questo ritratto ironico dell’attuale nord-est (tra Padova,Venezia, i Colli Euganei,Villa Selvatico…), suscitano una simpatia irresistibile.



Gli attori si divertono, Valerio Mastrandrea cosi’ bene e a suo perfetto agio non lo avevo mai visto, Battiston luciferino e felicemente sopra le righe è semplicemente sontuoso, Balasso palesemente si diverte, Citran è Citran, il cameo di Orlando e Fabrizio Bentivoglio davanti al quadro de “La-vaca-che-pianze” me lo ricordero’ ridendo per anni….e cosi’ via.



Mi ripeto: Mazzacurati ci lascia con un piccolo ironico quadro permeato di una infinita tenerezza.

A chi la tenerezza, nella lettura del mondo e delle cose, piace.



Ciao regista!

Volgere Altrove
 

Volgere Altrove

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10 maggio 2014
A "La sedia della felicità", ultimo film di Carlo Mazzacurati, va il Nastro d'Argento 2014 assegnato dai giornalisti cinematografici.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Dopo l'ottima recensione di V. A. non mi resta altro da aggiungere...
Ho gradito il film sia per la storia, sia per gli attori che l'hanno interpretata e lo consiglio a tutti.
Un film davvero gradevole!
 

isola74

Lonely member
Il film è carino, ma dopo le ottime recensioni degli amici del forum mi sarei aspettata di più:?
Valerio Mastandrea ormai è una certezza del cinmea italiano e sa essere all'altezza del compito

Da parte mia avrei cambiato il finale: nessun tesoro portato alla luce, ma la scoperta che la vera felicità l'avevano trovata conoscendosi e vivendo l'uno accanto all'altra questa ricerca spasmodica :)
Voto: 6 e mezzo
 

Volgere Altrove

New member
Il film è carino, ma dopo le ottime recensioni degli amici del forum mi sarei aspettata di più:?
Valerio Mastandrea ormai è una certezza del cinmea italiano e sa essere all'altezza del compito

Da parte mia avrei cambiato il finale: nessun tesoro portato alla luce, ma la scoperta che la vera felicità l'avevano trovata conoscendosi e vivendo l'uno accanto all'altra questa ricerca spasmodica :)
Voto: 6 e mezzo

Insomma,Isola, tu sei per l'amore e avresti voluto che mazzacurati fosse dalla tua parte.
:)
Mica detto.Necessariamente.
:)
V.A.
 

isola74

Lonely member
Insomma,Isola, tu sei per l'amore e avresti voluto che mazzacurati fosse dalla tua parte.
:)
Mica detto.Necessariamente.
:)
V.A.

Ma l'amore c'è nel film,,,o sbaglio?
io in genere sono per finali non scontati.. questo qui mi è sembrato che lo fosse

PS si è capito che si sarebbero innamorati appena lui le da il biglietto da visita:mrgreen:
 

Brandy Alexander

New member
Le sceneggiature in Italia ormai sono ridicole, infantili, poco credibili, affidate spesso a raccomandati del centro sperimentale di Roma, figli di figli, nipoti, sempre stessi cognomi, sempre storie finte, di plastica. Questo film "di interesse culturale" è davvero un esempio chiaro di dove si sta andando a finire da un po' di anni a questa parte. Un cast meraviglioso sprecato in una storia che sembra scritta da un bambino di 12 anni. L' umorismo è a tratti imbarazzante. Colonna sonora fastidiosa che vorrebbe dare ritmo a una commedia che non ne ha. Monicelli si starà rivoltando nella tomba. Gli sceneggiatori una volta (Sonego, Flaiano ecc...) avevano una loro vita, vedevano l'Italia a pezzi e trovavano il modo di riderne. Oggi si compiacciono, seduti davanti ai loro bei computer, e scrivono di cose che semplicemente mancano di sostanza, di realtà. E non c'è da meravigliarsi, visto che essi scrivono (nel migliore dei casi) guardando il mondo dalla finestra, senza partecipare, senza sentire. Quello che ne viene fuori è quindi spaventosamente vuoto, falso. E questo è un peccato... La fotografia di Bigazzi è come sempre ottima, ma questo non basta ovviamente. Nel cinema italiano ci vorrebbe una rivoluzione totale, eliminare fisicamente le famiglie che lo comandano da decenni. E' merito loro se i prodotti che escono fuori da Cinecittà sono roba per la quale all'estero ci riderebbero dietro, giustamente. Per fortuna qualcuno ancora resiste fuori da questo sistema, fuori dalla cerchia privatissima di queste poche centinaia di persone che fanno cinema "di interesse culturale" in Italia... Ma non è il caso di Mazzacurati purtroppo. Pace all'anima sua.
 

Volgere Altrove

New member
Le sceneggiature in Italia ormai sono ridicole, infantili, poco credibili, affidate spesso a raccomandati del centro sperimentale di Roma, figli di figli, nipoti, sempre stessi cognomi, sempre storie finte, di plastica. Questo film "di interesse culturale" è davvero un esempio chiaro di dove si sta andando a finire da un po' di anni a questa parte. Un cast meraviglioso sprecato in una storia che sembra scritta da un bambino di 12 anni. L' umorismo è a tratti imbarazzante. Colonna sonora fastidiosa che vorrebbe dare ritmo a una commedia che non ne ha. Monicelli si starà rivoltando nella tomba. Gli sceneggiatori una volta (Sonego, Flaiano ecc...) avevano una loro vita, vedevano l'Italia a pezzi e trovavano il modo di riderne. Oggi si compiacciono, seduti davanti ai loro bei computer, e scrivono di cose che semplicemente mancano di sostanza, di realtà. E non c'è da meravigliarsi, visto che essi scrivono (nel migliore dei casi) guardando il mondo dalla finestra, senza partecipare, senza sentire. Quello che ne viene fuori è quindi spaventosamente vuoto, falso. E questo è un peccato... La fotografia di Bigazzi è come sempre ottima, ma questo non basta ovviamente. Nel cinema italiano ci vorrebbe una rivoluzione totale, eliminare fisicamente le famiglie che lo comandano da decenni. E' merito loro se i prodotti che escono fuori da Cinecittà sono roba per la quale all'estero ci riderebbero dietro, giustamente. Per fortuna qualcuno ancora resiste fuori da questo sistema, fuori dalla cerchia privatissima di queste poche centinaia di persone che fanno cinema "di interesse culturale" in Italia... Ma non è il caso di Mazzacurati purtroppo. Pace all'anima sua.

Vedo che sul film-mi limito strettamente a questo- sei dello stesso parere di Camon.
Ah,la varietà del mondo! :)
V.A.




Un capolavoro sui veneti e sui nuovi veneti
di FERDINANDO CAMON L'evento culturale di questi giorni è l'arrivo del film di Carlo Mazzacurati "La sedia della felicità": ultimo film di questo regista, che se n'è andato subito dopo averlo finito, eppure non è un film d'addio, triste o malinconico o struggente, è un film vitale, ironico, sarcastico, affettuoso, delicato e profondo, un inno, più che alla vita, alla vitalità, alle infinite possibilità di vivere anche quando sembra che non ce ne siano più. È un film sul Veneto (e sul Trentino: c'è anche un orso, con una particina piccola ma non trascurabile), ma anche sul mondo, sul Veneto e sul Nordest come concentrati del mondo. È un film sui veneti, ma anche sui nuovi veneti, cinesi, magrebini, indiani, che parlano come noi, sono furbi e affaristi come noi, più di noi, c'imbrogliano come italiani. È un film organizzato come una caccia al tesoro, mito che riassume la storia del nostro passato boom, e che preannuncia, forse, la nostra speriamo prossima uscita dalla crisi. Si ammira tutto, vedendo scorrere il film. Immagini, dialogo, trovate, situazioni. Si ride allegramente. Ma quando il film finisce, si sorride, indizio di riacquistata saggezza. È tutto nuovo, attuale, di oggi, quel che incontriamo. Il protagonista è un tatuatore, e i tatuaggi imbrogliano e sbrogliano la matassa. I tatuaggi sono una pratica molto attuata nel Nordest, si vedono dappertutto: era ora che entrassero nella trama di un film. C'è la solita morte del ricco veneto, o, qui, della ricca veneta, che prima di tirar le cuoia confessa il segreto dei segreti: lei ha un tesoro, e dice dove. Il tesoro ha la solita forma dei tesori delle favole, facile da nascondere, difficile da trovare: i diamanti. Parte dunque la corsa ai diamanti. Una corsa a tappe, ogni tappa una delusione, ovviamente, tranne l'ultima. La caccia impegna il tatuatore Dino, l'estetista Bruna e il prete Weiner. Ciascuno a suo modo realistico nei suoi vizi, compreso il prete, rovinato dalla passione per il videopoker, e quindi bisognoso di un colpo di fortuna. La genialità di Mazzacurati sta nel pensare e narrare questo viaggio come denunciatorio (le miserie e le bassezze del Veneto decaduto, che angoscia per noi veneti!) e insieme come onirico (lo show con il clown che sparisce, i montanari pre-antropici che vivono sepolti tra armenti bovini inseguiti da un orso). Grande e fitta presenza, quella degli animali. Non puoi accostarti al cancello di una villa abbandonata nei boschi, che un cinghiale ti morde le chiappe. Non puoi salire per una strada montuosa, su un veicolo, senza vedere sulla strada parallela un orso che ti guarda interrogativo, dritto sulle gambe posteriori. In realtà c'è davvero un orso, in quei boschi, anzi erano una coppia, adesso saranno una ventina. I cinghiali purtroppo sono migliaia. Se è realistico lo sfondo, è realistico il linguaggio. Ti domandi perché mai i protagonisti urlino, ogni tanto, «Io pago le tasse!», ma se apri le finestre e ascolti la gente in strada, è così che urla. L'oltraggio «frocio!» si regala a sproposito. Noi, che viviamo qui, sappiamo che qui si ripetono le messe nere, i riti satanici, e le sedute spiritiche, e Mazzacurati non poteva ignorarlo. Le nostre tv locali hanno i programmi serali infarciti di vendite all'incanto, c'è di tutto in vendita, e nel film si vede anche il Grande Tesoro, la sedia che potrebb'essere quella della felicità, imbottita di diamanti. Quella che ti cambia la vita. A te, che la cerchi, e a tutto il gruppo, che la cerca con te. Chi ce l'ha, questo tesoro? I più scemi di tutta la trama. Riusciranno, i nostri eroi, a metterci le mani sopra? Sì, certo. Saranno ricchi? Di più: saranno felici. Alla fine marciano in processione, uomini e animali, con la ragazza incoronata e ingioiellata come una Madonna, bellissima e ridente, sullo sfondo di montagne che sono anch'esse una ricchezza: è tutto ricco, il Veneto, di città e di Natura, il suo problema è che se l'era dimenticato e deve riscoprirlo
 

Brandy Alexander

New member
Vedo che sul film-mi limito strettamente a questo- sei dello stesso parere di Camon.
Ah,la varietà del mondo! :)
V.A.

No, non sono dello stesso parere della critica: né di quella ufficiale né tantomeno di quella locale, improvvisata e situazionista che segue sempre la morte di un regista, cantante ecc...
Tutti hanno parlato bene di questo film. Forse nel mio post precedente si è sfiorato il "fuori-tema", scrivendo del sistema di cinecittà, visto che si parlava di Mazzacurati. Ma quello che penso di questa sceneggiatura è comune a molti altri film italiani, purtroppo. Banalità, buonismo, situazioni inverosimili né grottesche né fiabesche ma fasulle e basta, personaggi senza spessore, storie secondarie inesistenti, prevedibilità totale, mancanza di humor - se per umorismo non intendiamo battute sui cinesi, donne sado-maso (possibile che in ogni commedia italiana recente ci debba essere una donna con la frusta e corsetto di pelle?), squattrinati-separati-divorziati, aneddoti pietosi, e tutto quello che ha ha contribuito lentamente ad uccidere la commedia in Italia.
 
G

giovaneholden

Guest
Il film non è un capolavoro,ma si situa nel main streaming del regista,gradevole e simpatico,mi ha ricordato molto La lingua del santo.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Troppo criptico se voleva essere uno sguardo critico e divertito sul Veneto di oggi, troppo evanescente, se voleva portare l'attenzione sui valori della tenacia e dell'amore, non un brutto film, si fa guardare volentieri, l'ho trovato inconcludente. Alla fine ti chiedi: tutto qui?
 
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