L'ottavo giorno di T. Wilder - Prologo e Sviluppo iniziale
Ho incominciato a leggere "L'ottavo giorno" di Thornton Wilder ieri sera. È il secondo romanzo (che tra l'altro vinse il National Book Award) che leggo di questo autore americano. Il primo, "Il ponte di San Luis Rey" mi era piaciuto abbastanza. Gli diedero il Pulitzer (vinto poi altre due volte). Ma questo è un altro libro. Scritto da T. Wilder dopo venti anni di silenzio. Silenzio per modo di dire perché Wilder durante quella pausa dai romanzi scrisse molto per il teatro.
All'inizio del romanzo viene descritta, con maggiori dettagli, la trama che troviamo sulla fascia all'interno della sovracoperta. Quindi iniziamo a conoscere i primi personaggi. Ci sono due famiglie: gli Ashley e i Lansing. Vivono a Coaltown, cittadina mineraria dell'Illinois. Si frequentano, credo di capire, a causa di una comunità ben unita che si è creata nella cittadina. Non si capisce quanto fossero amici o se davvero lo fossero, per ora. Ad ogni modo, mentre facevano del tiro a segno nel giardino dietro casa dei Lansing, un colpo (sparato da John Ashley?) colpì Breckenridge Lansing e lo uccise.
Lansing era il direttore delle miniere e Ashley lavorava negli uffici delle stesse, per uno stipendio probabilmente più basso di quello di tanti altri che facevano dei lavori peggiori. Ma a lui andava bene così. Da come viene descritto sembra essere un uomo di poche parole. Uno tosto ma senza grandi pretese.
Thornton Wilder scrive bene. Fa sembrare tutto facile e la spiegazione della vicenda è talmente chiara che per il momento non riesco che a trovare solo eleganza nelle sue descrizioni. Mi si prospetta una lettura facile e lineare. Come un lungo articolo di cronaca che però, in qualche modo, sembra celare qualcosa di più.
E infatti dopo qualche riga sembra che John Ashley fosse l'amante della moglie di Breckenridge Lansing, Eustacia Lansing.
Durante i giorni che seguirono la disgrazia, nessuno parlò della cosa. I cittadini di Coaltown difendevano la quiete del posto e sebbene non si trovò nessun movente, probabilmente a causa della presunta relazione sunnominata, Ashley fu dichiarato colpevole e condannato a morte in un processo ridicolo. Una farsa bella e buona. Forse sarebbe andata diversamente se John Ashley non fosse rimasto impassibile per tutto il processo. Se avesse avuto al suo fianco qualche familiare a sostenerlo. Se si fosse letto almeno un po' di tragedia sul suo volto. Non dimostrò nessun rimorso e il suo atteggiamento sembrava quello di uno che aspettava di sapere chi fosse il vero colpevole. Comunque già all'inizio del romanzo l'autore ci dice che degli sconosciuti, nella via verso la forca, liberano Ashley e lo fanno fuggire.
Si fecero supposizioni delle più svariate. Dopo il ridicolo processo e l'incompetenza di giudice e giurati, Thornton Wilder ci fa conoscere un po' di più i due protagonisti. John, un uomo anonimo senza caratteristiche che potessero contraddistinguerlo, se non forse che piaceva alle donne e loro piacevano a lui e Breckenridge, classica persona che recita a seconda delle circostanze. Una specie di fallito, almeno così considero io uno che ha toppato nell'educare i figli, che fa spesso lo sbruffone e che sembra essere un incompetente anche al lavoro ma che oltre a tutto ciò sembra pure fregarsene.
Già dopo la condanna la famiglia Ashley, che quasi evita di farsi vedere in centro, viene trattata in malo modo a causa del carattere indecifrabile dei suoi impassibili componenti e l'autore (o la voce narrante) ci anticipa che un po' alla volta i membri delle due famiglie si trasferiscono altrove lasciando Coaltown.
Dopo questa parte del romanzo, ci viene descritta Coaltown. Io la vedo come una delle classiche cittadine americane con la
main street che l'attraversa tutta. Sorta in una specie di canalone racchiuso dalle montagne. Mi piace pensare, poi magari non c'entra niente, che questa stretta e lunga cittadina veda da una parte i Lansing e dall'altra gli Ashley. Infatti le uniche due case che possiedono un po' di terreno si trovano proprio alle estremità di Coaltown. E guarda caso appartengono ciascuna alle due famiglie. Quasi come se l'autore ci mettesse di fronte ad una scelta, se parteggiare per l'uno o per l'altro, se non che già dall'inizio ci fa sapere che John Ashley è innocente. O almeno che il proiettile che ha ucciso Lansing non è partito dalla canna del suo fucile.
Gli Ashely mi piacciono finora. Chissà però se la loro imperturbabilità nasconde qualcos'altro.
Per ora trovo la lettura piacevole e non vedo ora di addentrarmi di più nella storia e di finire questa dovuta fase descrittiva iniziale, come spesso troviamo in tutte le saghe familiari.
Più che altro questo è l'inizio del romanzo e più che elogiare lo stile fluido di T. Wilder, le sue accurate descrizioni del posto e l'atmosfera di inizio del secolo scorso, non riesco a fare. La prosa raffinata ma semplice finora mi piace molto. Non credo continuerà per molto la descrizione degli eventi, anche perché l'autore ha già esposto ciò di cui andremo a leggere. Dal prossimo intervento cercherò di analizzare con cura gli avvenimenti e di darvi un mio parere più ricercato sperando di invogliare qualcun altro ad unirsi nella lettura.
Bouvard, a te la palla!
PS edit: typos e correzione titolo.