Johnson, Adam - Il signore degli orfani

velmez

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Premio Pulitzer 2013. Pak Jun Do è figlio di una madre scomparsa, una cantante rapita e portata a Pyongyang per allettare i potenti della capitale, e di un padre influente, direttore di un orfanotrofio. Crescendo, si fa notare per lealtà e coraggio, tanto da convincere lo Stato a offrirgli una carriera molto rapida. E per lui comincia un percorso senza ritorno attraverso le stanze segrete della dittatura più misteriosa del pianeta. "Umile cittadino della più grande nazione del mondo", Jun Do diventa un rapitore professionista, costretto a destreggiarsi tra regole instabili e richieste sconcertanti da parte dei suoi superiori per sopravvivere. L'amore per Sun Moon, attrice leggendaria, lo porterà a prendere in mano la propria vita, con un sorprendente colpo di scena. Ambientato nella Corea del Nord dei nostri giorni, il libro di Adam Johnson descrive vita e accadimenti di un moderno Candido in un regime isolato e folle, un vero e proprio regno eremita in cui realtà e propaganda si sovrappongono fino a essere indistinguibili. Romanzo d'avventura, racconto di un'innocenza perduta e romantica storia d'amore, "Il signore degli orfani" è anche il ritratto di un mondo che fino a oggi ci è stato tenuto nascosto: una terra devastata dalla fame, dalla corruzione, da una crudeltà che colpisce a caso, dove esistono anche solidarietà, inaspettati squarci di bellezza, e amore.

Questo libro mi è stato prestato e ho iniziato a leggerlo senza sapere di che trattasse nè di che genere fosse...
Per le prime pagine ho addirittura avuto il sospetto che si trattasse di un libro surreale... in realtà è piuttosto realista e contemporaneo. Lo stile non mi è piaciuto per niente.. è suddiviso in 2 macrocapitoli e il passaggio tra l'uno e l'altro non è per niente fluido, anzi... ci vuole un po' a capire dove vuole andare a parare l'autore... il problema è che lo si capisce poi a circa 150 pagine dalla fine e il resto rimane piuttosto scontato.
Tuttavia non è un libro malvagio, se non altro per l'argomento trattato: credo siano veramente pochi i libri ambientati in Corea (scritto da qualcuno che c'è stato per lo più!) e per questo mi sento di consigliarlo!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
E' una lettura sicuramente particolare, sia per i contenuti e l'ambientazione sia per lo stile con cui è scritto. La sua cifra è l'ironia, il paradosso, l'iperbole, il simbolismo, quindi non è una lettura che scorre veloce, anzi, la trama in molti punti risulta oscura e contorta. I personaggi si sovrappongono e si sostituiscono, così le vicende, ad un certo punto sembra di tornare indietro e poi si torna a fare dei balzi in avanti. Ma quello che resta durante e a fine lettura è la crudeltà e l'assurdità di una brutale dittatura e di una grande storia d'amore.
 
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