Levinson, Barry - Toys-Giocattoli

elisa

Motherator
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Prossimo a morire, Kenneth Zevo, responsabile di una ditta di giocattoli, chiede al fratello Leland di prendere in mano la ditta in attesa che suo figlio Leslie (Williams) sia abbastanza maturo da sostituirlo. Il problema è che Leslie non è, almeno anagraficamente, un bambino. Il secondo problema è che Leland è un generale e la sua prima idea è quella di costruire giocattoli di guerra.


Film visionario, particolare, quasi ossessivo nella sua scenografia che mette a confronto i giocattoli meccanici con i videogiochi o i giocattoli da guerra. E' un film antimilitarista e in questo si avvicina a Good morning Vietnam, ne ha in parte l'originalità e la voce fuori dal coro, ma ha una sua tristezza e determinismo di fondo che non piace ai bambini e nello stesso tempo un'ingenuità e una esilità nella trama che non piace agli adulti. Ma è un film da rivalutare perché c'è un grande sforzo di pensiero e di rappresentazione che in maniera alterna tocca vette di grande poesia e di forte significato.
 
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giovaneholden

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Eppure,come molti clamorosi fallimenti,Toys,anche grazie al fantastico lavoro dello scenografo Ferdinando Scarfiotti,che ha mixato brillanti citazioni artistiche,in particolare tratte da Magritte e Depero,alla fine è molto meno peggio di come viene descritto dalla vulgata.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ripensando alla poetica del film in questione mi è venuto naturale pensare di accostarlo a Pascoli. La ricerca del fanciullino, quel mito che non è altro che rivedere la purezza perduta dell'infanzia con gli occhi e i sentimenti dell'adulto, qualcosa che non è realmente esistito e che vorremmo recuperare. L'impossibile sguardo di come avremmo voluto essere e non di come siamo stati.
 
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