151º Minigruppo - Se non ora, quando? di Primo Levi

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Pensatore silenzioso 😂
Lunedì 9 Febbraio si parte! Tutti pronti nelle foreste della Russia Bianca per un lungo viaggio durante il quale Zingaro di Macondo e coco si uniranno ai partigiani ebrei, polacchi, russi e a tutti quelli che vorranno aggiungersi per prendere a calci in culo i nazifascisti fino a Milano! :YY
Se non ora, quando? È un occasione da non perdere. Primo Levi con questo romanzo vinse il premio Campiello e il premio Viareggio nel 1982, quando uscì.
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Capitolo I

Già dalle prime pagine di questo romanzo di P. Levi si percepisce cosa sono diventati i fuoriusciti da quell'incubo dei lager: diffidenti, dubbiosi, prudenti e in un certo modo affaristi, faccendieri. O almeno lo sono per ora Mendel e Leonid, questa è la mia impressione leggendo il primo capitolo e mezzo, percorrendo a ritroso la strada che li avrebbe condotti a "casa".
Abbiamo per ora questi due scampati alla guerra che è ancora in corso e in pieno svolgimento comunque, che si nascondono da tutto e da tutti. Non sono e non si sentiranno al sicuro e per questo tutti i loro averi sono preziosi. Tutto ha un valore. Tutto è merce di scambio.
Noto con piacere anche in questa opera in cui gli ebrei sono protagonisti, la loro sempre presente allegria; sebbene una punta di spavento rimanga. Tracciata indelebilmente nei loro animi. Ma poteva essere diversamente nell'immediato dopoguerra, per loro?
Sono curioso. Ho appena visto un film. "Anita B.". Molto bello davvero. C'è anche Moni Ovadia, sebbene reciti una parte secondaria. Ebbene voglio scoprire se, come in molte vicende, come anche in questo film, si accenna alla voglia di una terra loro. Dove potrebbero vivere in santa pace. Nella trama ho letto già la destinazione di questo viaggio di "Se non ora, quando?". Ne "La tregua" ho letto dell'entusiasmo dei giovani sionisti in viaggio verso la Palestina.
M'incuriosisce, dicevo, il fatto di conoscere o meno voglia di riscatto nei protagonisti.
L'argomento dell'annientamento della razza ebraica mi ha sempre affascinato e voglio anche conoscere qual è stata l'ispirazione per questo romanzo.
Sono già agganciato. Finalmente leggo con gran voglia!
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Capitolo II

Perché Leonid continua a seguire Mendel? Dopo il suo sfogo credevo lo mollasse e rischiasse di sistemarsi nel villaggio, sebbene l'anziano li avesse avvertiti che non avrebbero potuto dormire li. Leonid sosteneva che sarebbe stato in grado di farsi accettare. O almeno mi sembrava di aver capito così.
Forse ha riflettuto durante la notte. Lui stesso, mi sembra, ha detto che non sa cosa cerca o cosa vuole.
Ecco perché ho scritto quella considerazione nel mio precedente post. Sogna anche lui, sotto sotto, una terra promessa?
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
incipit

"Al mio paese, di orologi ce n'erano pochi. Ce n'era uno sul campanile, ma era fermo da non so quanti anni, forse fin dalla rivoluzione:io non l'ho mai visto camminare, e mio padre diceva che neanche lui. Non aveva orologio neppure il campanaro."

sa di cose antiche, malinconico e gioviale al tempo stesso.​
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Già dalle prime pagine di questo romanzo di P. Levi si percepisce cosa sono diventati i fuoriusciti da quell'incubo dei lager: diffidenti, dubbiosi, prudenti e in un certo modo affaristi, faccendieri. O almeno lo sono per ora Mendel e Leonid, questa è la mia impressione leggendo il primo capitolo e mezzo, percorrendo a ritroso la strada che li avrebbe condotti a "casa".
Abbiamo per ora questi due scampati alla guerra che è ancora in corso e in pieno svolgimento comunque, che si nascondono da tutto e da tutti. Non sono e non si sentiranno al sicuro e per questo tutti i loro averi sono preziosi. Tutto ha un valore. Tutto è merce di scambio.
Noto con piacere anche in questa opera in cui gli ebrei sono protagonisti, la loro sempre presente allegria; sebbene una punta di spavento rimanga. Tracciata indelebilmente nei loro animi. Ma poteva essere diversamente nell'immediato dopoguerra, per loro?
Sono curioso. Ho appena visto un film. "Anita B.". Molto bello davvero. C'è anche Moni Ovadia, sebbene reciti una parte secondaria. Ebbene voglio scoprire se, come in molte vicende, come anche in questo film, si accenna alla voglia di una terra loro. Dove potrebbero vivere in santa pace. Nella trama ho letto già la destinazione di questo viaggio di "Se non ora, quando?". Ne "La tregua" ho letto dell'entusiasmo dei giovani sionisti in viaggio verso la Palestina.
M'incuriosisce, dicevo, il fatto di conoscere o meno voglia di riscatto nei protagonisti.
L'argomento dell'annientamento della razza ebraica mi ha sempre affascinato e voglio anche conoscere qual è stata l'ispirazione per questo romanzo.
Sono già agganciato. Finalmente leggo con gran voglia!

L’ultima frase mi fa tanto piacere :YY.

Ho terminato solo adesso il capitolo I.

Trovo l’inizio meraviglioso, anzitutto perché scritto benissimo; si sente odore di funghi e foglie bagnate ovunque, tra le pagine e in testa. Continuamente.

La narrazione delle prime esperienze di Leonid e Mendel, in cui ci vedi giustamente in controluce la diaspora e la continua ricerca di una stanzialità (anche emotiva, aggiungo io), è avvolta da una nebbia di malinconia che mi è difficile separare dalle vicende personali dell’autore. Il quale, tra l’altro, morirà poco dopo la stesura.

Mi farebbe piacere se tra un mese tu potessi unirti a me e a Jess nella lettura di “la luna e i falò”, romanzo indimenticabile, che mi fa pensare a questo per diversi motivi.

Secondo me sarebbe un parallelo interessante, del quale potremo parlare se ti va.

Ero curioso di vedere Levi alle prese con la “distanza” del romanzo e mi vien da dire che ha cominciato troppo tardi a scriverne. Purtroppo per noi.
 
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c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
L’ultima frase mi fa tanto piacere :YY e non è una frase di rito.

Ho terminato solo adesso il capitolo I.

Trovo l’inizio meraviglioso, anzitutto perché scritto benissimo; si sente odore di funghi e foglie bagnate ovunque, tra le pagine e in testa. Continuamente.

La narrazione delle prime esperienze di Leonid e Mendel, in cui ci vedi giustamente in controluce la diaspora e la continua ricerca di una stanzialità (anche emotiva, aggiungo io), è avvolta da una nebbia di malinconia che mi è difficile separare dalle vicende personali dell’autore. Il quale, tra l’altro, morirà poco dopo la stesura.

Mi farebbe piacere se tra un mese tu potessi unirti a me e a Jess nella lettura di “la luna e i falò”, romanzo indimenticabile, che mi fa pensare a questo per diversi motivi.

Secondo me sarebbe un parallelo interessante, del quale potremo parlare se ti va.

Ero curioso di vedere Levi alle prese con la “distanza” del romanzo e mi vien da dire che ha cominciato troppo tardi a scriverne. Purtroppo per noi.
Farò di tutto per leggere Pavese con voi. Mi farebbe molto piacere.

Quanto avrei da dire in questo Primo Levi!
"Se questo è un uomo" è stato il mio secondo libro letto in assoluto. Alle scuole medie. Me ne stavo appoggiato con il mento sui pugni, piegato sul banco ad ascoltare, io ragazzino imberbe, l'insegnante che con grande passione ci spiegava i passi più importanti e le ragioni per cui...
Già allora mi chiedevo il perché degli ebrei; non capivo il razzismo e tutt'ora, pur dopo aver letto molto e "studiato" quelle ragioni per cui, continuo a non capire.

Il tuo primo commento è bellissimo e vorrei aggiungere tanto pur essendo solo all'inizio del racconto. Non so da dove iniziare quindi vado a caso...
Ricordo che anni dopo quei giorni di scuola mi chiedevo, ma come si fa a riconoscere un ebreo? A parte i cognomi, si dice dai tratti somatici:

...aveva grossi occhi scialbi e acquosi e un gran naso ricurvo; il che conferiva all'intera sua persona un aspetto insieme rapace ed impedito, quasi di uccello notturno sorpreso dalla luce, o di pesce da preda fuori dal suo naturale elemento... (questo è il greco Mordo Nahum di Salonicco de "La tregua")

Mendel lo osservò con calma. Era di statura media, di membra piuttosto nervose che robuste; aveva capelli neri lisci, un viso ovale, abbronzato, non sgradevole benché ispito di barba, naso breve e diritto, e due occhi scuri, intensi, leggermente sporgenti... (da "Se non ora, quando?")

I personaggi che Levi incontra sono tanti ma non posso fare a meno di notare che, come nelle mie ricerche per capire come riconoscerne uno, tutti hanno almeno una caratteristica, un tratto che li accomuna agli ebrei. Chissà se è fatto apposta.

Ma veniamo al dunque.
Le circostanze reali della sua liberazione hanno portato Levi attraverso tutte quelle terre che si vedono sulla mappa che mostrano all'inizio del libro (in realtà non è proprio così ma comunque un lungo viaggio di ritorno lo ha fatto). Il percorso che parte da Valuets. Spero che l'amico ZdM c'è l'abbia la mappa nel trabiccolo attraverso il quale sta leggendo questo romanzo :mrgreen:.
Il viaggio (ricordi Zingaro che il primo capitolo di "Se questo è un uomo" s'intitola proprio Il viaggio?) iniziato da Mendel e Leonid non può non farmi tornare alle sue opere precedenti e farmi riflettere sulla vita di Primo Levi. Iniziò tutto con la sua deportazione ad Auschwitz dal campo di raccolta di Fossoli. Il viaggio è anche l'inizio dell'opera di Levi. Ti è mai venuto in mente che rimanda anche alle origini della letteratura italiana? A Dante, mi viene da pensare. Uno dei tedeschi che scortava i prigionieri ad Auschwitz veniva chiamato Caronte :? in "Se questo è un uomo". E quando mi è venuto in mente questo e mi sono andato a rileggere alcuni passi di quella sconvolgente testimonianza, che mi ritrovo? Trovo che invece di leggere "Guai a voi, anime prave!", lo stronzo di crucco chiede ai prigionieri se hanno denaro o orologi (guarda caso Mendel è orologiaio :mrgreen:) che tanto dopo non gli serviranno più!

Quindi scendono all'inferno. E nella vita, nella storia, quale girone dell'inferno si trova più in basso dei lager nazisti? Se Dante all'inferno c'è stato figurativamente, Levi c'è andato di persona.
Mi piace tanto questo "Se non ora, quando?" perché se nell'inferno di Dante i peccatori avevano una sorta di dignità, la prima cosa che ad Auschwitz veniva strappata ai prigionieri era proprio la dignità. Nel romanzo che stiamo leggendo invece, i protagonisti sono "fuori". Possiamo leggere dei loro rifiuti e delle loro scelte, e io nei libri di P. Levi non l'ho mai fatto. Perché "La tregua" era un improbabile purgatorio. I ricordi dello scrittore dopo che era già tornato a casa. A casa nel suo "paradiso"*.

Le ultime due righe del tuo commento rispecchiano esattamente quello che penso anche io. Una volta a casa Levi capisce che il suo lungo viaggio non è finito. Tutto quello che aveva visto e subìto era troppo per farlo sentire finalmente in paradiso. Mordo, il greco di Salonicco di "Se questo è un uomo" diceva: "Guerra è sempre".

*Spero in un incidente, ma se così non fosse stato, temo davvero tanto che il viaggio di Primo Levi, dalla discesa all'inferno, fino alla ricerca del paradiso, non potendo terminare nella vita terrena egli abbia voluto proseguirlo e vedere se, un piccolo paradiso, esisteva almeno nell'aldilà.
 

c0c0timb0

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Intervista a Primo Levi - Parte I

Posto questa intervista molto interessante che mi lascia qualche dubbio sulla morte di Primo Levi. Poi non si sanno mai le cose, come sono state veramente.
Questa, come da titolo è la prima parte:
 

c0c0timb0

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Intervista a Primo Levi - Parte II

Come promesso, la seconda parte che completa l'intera intervista a Primo Levi. Spero sia di vostro interesse.
Eccola:
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Non so da dove iniziare quindi vado a caso...
Ricordo che anni dopo quei giorni di scuola mi chiedevo, ma come si fa a riconoscere un ebreo? A parte i cognomi, si dice dai tratti somatici:

...aveva grossi occhi scialbi e acquosi e un gran naso ricurvo; il che conferiva all'intera sua persona un aspetto insieme rapace ed impedito, quasi di uccello notturno sorpreso dalla luce, o di pesce da preda fuori dal suo naturale elemento... (questo è il greco Mordo Nahum di Salonicco de "La tregua")

Mendel lo osservò con calma. Era di statura media, di membra piuttosto nervose che robuste; aveva capelli neri lisci, un viso ovale, abbronzato, non sgradevole benché ispito di barba, naso breve e diritto, e due occhi scuri, intensi, leggermente sporgenti... (da "Se non ora, quando?")

I personaggi che Levi incontra sono tanti ma non posso fare a meno di notare che, come nelle mie ricerche per capire come riconoscerne uno, tutti hanno almeno una caratteristica, un tratto che li accomuna agli ebrei. Chissà se è fatto apposta.
Quanti spunti interessanti…

Dopo che il governo italiano emanò le leggi razziali, la rivista “la difesa della razza” pubblicò il “prototipo” fisico e morale dell’ebreo. Spesso con intenti esclusivamente denigratori.

Ricordo che generalmente l’ebreo veniva rappresentato con un grosso naso, come se potesse essere un vero tratto distintivo.

Le persone di colore, invece, con grosse labbra e spesso nude, forse perché ritenute primitive, selvagge.

Gli Uomini come Primo Levi, con la loro delicatezza e sensibilità, hanno fatto sì che l’ago della bilancia si spostasse verso la ragionevolezza. Hanno, in un certo senso, riequilibrato la follia dell'umanità.

Levi dice, nella bellissima intervista che hai postato, che quando ha capito che era sopravvissuto ne aveva compreso anche le motivazioni. Era sopravissuto per ricordare, per raccontare. Anzi, è ancora più specifico, dice per scrivere di ciò che ha visto.

Ps sugli accostamenti che hai fatto su Dante e altri, risponderò con più calma, hai messo molta carne al fuoco (grazie!)
 
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c0c0timb0

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Capitolo III (finito)

Sto iniziando proprio ora il capitolo IV. Devo dire che ciò che più mi piace sono le parti che descrivono la psicologia dei personaggi. Le azioni di sabotaggi, le opere di disturbo: far saltare il ponte e così via le trovo puramente informative. Ciò non toglie che in questo "Se non ora, quando?" fa vedere non più un ebreo remissivo e passivo, che subisce senza reagire. In questo libro anzi scopriamo quanto i piccoli gruppi di partigiani abbiano collaborato a tante azioni che avevano lo scopo di rallentare i piani dei nazisti, di dar loro fastidio. Beh non erano tutti ebrei; c'erano gruppi di combattenti russi, polacchi e altre bande più o meno organizzate. Ma in mezzo a loro si univano molti ebrei e persone (uomini e donne) che per motivi differenti erano stati perseguitati o internati (e poi fuggiti) dai tedeschi.

Poi tornando alla razza.
Gli ebrei erano riconosciuti per: naso aquilino o adunco, capelli ricci, bocca carnosa e labbra pendenti, occhi in fuori e acquosi, capelli grassi e dita adunche. Tutte caratteristiche che nel medioevo erano ritenute demoniache :paura:.
Poi ovviamente andavano a vedere i registri in municipi, sinagoghe... ah, la circoncisione anche.
Nei libri ne ho scoperte di belle.
ADOLF EICHMANN, ebreo nato a Haifa, parlava YIDDISH, la sua famiglia si trasferì in Germania a SOLINGEN, poi a LINZ. L’istruttore di EICHMANN era l’ebreo LEOPOLD VON MILDENSTEIN, un ufficiale delle SS, grande ammiratore del sionismo.
L’ufficio di ADOLF EICHMANN, aveva contatti diretti con BEARSTED, alias il finanziere ebreo MARCUS SAMUEL, CHAIM WEIZMAN, GOLDA MEIR, MENACHEN BEGIN, ISAK SHAMIR, il ministro degli esteri inglese, l’ebreo BALFOUR (amico intimo di ROTHSHILD), ecc. ecc.
RUDOLF HESS, nato in Egitto da una madre ebrea con passaporto britannico. All’università di MUNICH (scienze) HESS era assistente del professore ebreo HANSHOFER (MARRANO) sposato con una ebrea. HESS e HANSHOFER erano membri della società segreta “THULE”.
Altri ebrei sono: SHRONERER, VIKTOR ADLER, HINRICH FRIEDJUNG, PORZER, Dr. LUEGER, famoso per il suo detto: “io decido chi è che ebreo!”, KARL WOLFF, tutti nazisti e membri dell'organizzazione segreta “THULE”, che aveva il quartier generale a MUNICH, nell’HOTEL “QUATTRO STAGIONI” fortemente finanziati dai “LOGEN BROTHERS” e altri.
I maggiori finanziatori del partito nazista tedesco erano tutti ebrei, alcuni di loro perfino eletti “ARIANI ONORARI”. Questi sono i nomi di alcuni di loro e delle loro banche:
BANK HOUSE MENDELSON & Co., KUHN - LOEB & Co., J. MORGAN &Co.;
SAMUEL & SAMUEL, WARBURG, il finanziatore ebreo SCHRODER.
Il finanziatore ebreo PAUL SILVERBERG, il finanziatore ROTHSCHILD.
ROTHERMERE, un ebreo di nome STERN, proprietario in Inghilterra di una catena di giornali. ERHARD MILCH, ebreo direttore della LUFTHANSA.
PHILIP LENARD, ebreo figlio di un mercante ebreo.
DAVID LENARD, GAUSS, ABRAHAM ESAU, etc.
Questi documenti si trovano presso il Memoriale dell’olocausto (Yad Vashem) a Gerusalemme, classificati con il numero E 234151-8.

Sembra che lo stesso Hitler fosse in parte ebreo. Pare infatti che sua madre lavorasse presso una famiglia ebrea e fosse stata sedotta da uno dei figli e messa incinta. Nacque lui :??.


Ho letto anche che i nazisti avevano un calibro col quale misuravano il... naso :mrgreen:. Se era più lungo di una certa misura il soggetto poteva avere avi ebrei. E tutto veniva riportato su dei registri. Poi c'erano quelli che lo erano solo in parte e a seconda di quanti ascendenti ebrei avevano si decideva come considerarli.
Ma la ragione vera sembrava essere (come per molte altre cose) la loro ricchezza, i loro averi. Gli ebrei, si sa, erano bravi commercianti, studiosi e avevano grandi capacità di arricchirsi in molti settori.

Continuo con il mio romanzo.
 
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Capitolo IV

Non ho molto da dire. Continua la marcia del gruppo e Mendel si è unito alla banda, molto meglio organizzata, di Gedale, dove in realtà non è nemmeno Gedale il capo. Gli ordini sembra darli più spesso Ulybin, un trentenne che tende a seguire le direttive che arrivavano da Mosca. Tra l'altro sembra che questo Gedale sia in missione e quindi non lo abbiamo conosciuto ancora.
Leggo che Leonid ormai fa coppia con Line e si è staccato da Mendel della cui compagnia, credo, non sembrava molto felice.
La storia non mi da più molto :boh:. Hanno annunciato per radio, dopo averla riparata, un falso attacco ai tedeschi e Mendel ha "giustiziato" uno dei prigionieri, uno che avrebbe comunque fatto la spia, sosteneva Ulybin.
Ma ora che sono arrivato all'inizio del quinto capitolo, non leggo altro che la cronaca degli spostamenti del gruppo, alcuni aneddoti che i vari membri dello stesso si raccontano fra di loro e niente altro. Marciano, si fermano per pranzare, si raccontano storie fra di loro, pianificano o discutono le loro mosse imminenti.
Non c'è molto altro. Spero succeda qualcosa presto, sennò va a finire che mi annoio.
 

Zingaro di Macondo

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Sto iniziando proprio ora il capitolo IV. Devo dire che ciò che più mi piace sono le parti che descrivono la psicologia dei personaggi. Le azioni di sabotaggi, le opere di disturbo: far saltare il ponte e così via le trovo puramente informative. Ciò non toglie che in questo "Se non ora, quando?" fa vedere non più un ebreo remissivo e passivo, che subisce senza reagire. In questo libro anzi scopriamo quanto i piccoli gruppi di partigiani abbiano collaborato a tante azioni che avevano lo scopo di rallentare i piani dei nazisti, di dar loro fastidio. Beh non erano tutti ebrei; c'erano gruppi di combattenti russi, polacchi e altre bande più o meno organizzate. Ma in mezzo a loro si univano molti ebrei e persone (uomini e donne) che per motivi differenti erano stati perseguitati o internati (e poi fuggiti) dai tedeschi.

Poi tornando alla razza.
Gli ebrei erano riconosciuti per: naso aquilino o adunco, capelli ricci, bocca carnosa e labbra pendenti, occhi in fuori e acquosi, capelli grassi e dita adunche. Tutte caratteristiche che nel medioevo erano ritenute demoniache :paura:.
Poi ovviamente andavano a vedere i registri in municipi, sinagoghe... ah, la circoncisione anche.
Nei libri ne ho scoperte di belle.
ADOLF EICHMANN, ebreo nato a Haifa, parlava YIDDISH, la sua famiglia si trasferì in Germania a SOLINGEN, poi a LINZ. L’istruttore di EICHMANN era l’ebreo LEOPOLD VON MILDENSTEIN, un ufficiale delle SS, grande ammiratore del sionismo.
L’ufficio di ADOLF EICHMANN, aveva contatti diretti con BEARSTED, alias il finanziere ebreo MARCUS SAMUEL, CHAIM WEIZMAN, GOLDA MEIR, MENACHEN BEGIN, ISAK SHAMIR, il ministro degli esteri inglese, l’ebreo BALFOUR (amico intimo di ROTHSHILD), ecc. ecc.
RUDOLF HESS, nato in Egitto da una madre ebrea con passaporto britannico. All’università di MUNICH (scienze) HESS era assistente del professore ebreo HANSHOFER (MARRANO) sposato con una ebrea. HESS e HANSHOFER erano membri della società segreta “THULE”.
Altri ebrei sono: SHRONERER, VIKTOR ADLER, HINRICH FRIEDJUNG, PORZER, Dr. LUEGER, famoso per il suo detto: “io decido chi è che ebreo!”, KARL WOLFF, tutti nazisti e membri dell'organizzazione segreta “THULE”, che aveva il quartier generale a MUNICH, nell’HOTEL “QUATTRO STAGIONI” fortemente finanziati dai “LOGEN BROTHERS” e altri.
I maggiori finanziatori del partito nazista tedesco erano tutti ebrei, alcuni di loro perfino eletti “ARIANI ONORARI”. Questi sono i nomi di alcuni di loro e delle loro banche:
BANK HOUSE MENDELSON & Co., KUHN - LOEB & Co., J. MORGAN &Co.;
SAMUEL & SAMUEL, WARBURG, il finanziatore ebreo SCHRODER.
Il finanziatore ebreo PAUL SILVERBERG, il finanziatore ROTHSCHILD.
ROTHERMERE, un ebreo di nome STERN, proprietario in Inghilterra di una catena di giornali. ERHARD MILCH, ebreo direttore della LUFTHANSA.
PHILIP LENARD, ebreo figlio di un mercante ebreo.
DAVID LENARD, GAUSS, ABRAHAM ESAU, etc.
Questi documenti si trovano presso il Memoriale dell’olocausto (Yad Vashem) a Gerusalemme, classificati con il numero E 234151-8.

Sembra che lo stesso Hitler fosse in parte ebreo. Pare infatti che sua madre lavorasse presso una famiglia ebrea e fosse stata sedotta da uno dei figli e messa incinta. Nacque lui :??.


Ho letto anche che i nazisti avevano un calibro col quale misuravano il... naso :mrgreen:. Se era più lungo di una certa misura il soggetto poteva avere avi ebrei. E tutto veniva riportato su dei registri. Poi c'erano quelli che lo erano solo in parte e a seconda di quanti ascendenti ebrei avevano si decideva come considerarli.
Ma la ragione vera sembrava essere (come per molte altre cose) la loro ricchezza, i loro averi. Gli ebrei, si sa, erano bravi commercianti, studiosi e avevano grandi capacità di arricchirsi in molti settori.

Continuo con il mio romanzo.

Io sono arrivato qui, adesso.

In effetti, la narrazione ci fa capire con estrema chiarezza quanto fosse intricata la situazione "etnica" della Russia libera. Molti, polacchi, ma non solo, si erano spinti sempre più a Est. Nord-Est, mi pare di aver capito. Una zona fredda, arida e fuori dal mondo.

Come doveva essere complicata la vita di queste persone che cercavano di resistere in un contesto climatico e psicologico di questo tipo!

Cominciarono a riunirsi in bande e probabilmente oggi non ci è più possibile delinearne una caratterizzazione. Molti erano dediti al brigantaggio, altri, semplicemente, cercavano di resistere, resistere e basta.

Su tutte le considerazioni che hai fatto, circa la "razza" ebraica, ma non solo, c'è veramente tanto da dire.

Voglio postare alcune considerazioni in risposta alle tue, lo farò con la calma che l'interesse per questa cosa mi impone. Al momento ti rinnovo i miei ringraziamenti per arricchire in questo modo i tuoi post.

Forse tutto ciò che non riguarda prettamente il libro, diciamo le considerazioni generali su Levi e tutto ciò che ci ruota intorno, sarà meglio scriverle nel 3d dell'autore.
 

bouvard

Well-known member
Nei libri ne ho scoperte di belle.
ADOLF EICHMANN, ebreo nato a Haifa, parlava YIDDISH, la sua famiglia si trasferì in Germania a SOLINGEN, poi a LINZ. L’istruttore di EICHMANN era l’ebreo LEOPOLD VON MILDENSTEIN, un ufficiale delle SS, grande ammiratore del sionismo.

Scusa sei sicuro? :? Io ho appena finito di leggere La banalità del male della Arendt e lei scrive che E. era nato a Solingen non ad Haifa e non dice che egli fosse ebreo, ma che la seconda moglie del padre avesse parenti ebrei verso i quali E. ebbe atteggiamenti di "protezione".
Ciò non toglie comunque che nelle S.S. ed in tutta l'amministrazione nazista ci fosse gente di origine ebrea che ben nascondeva le sue origini.
Se l'Eichmann di cui parli tu non è lo stesso di cui parlo io ti chiedo scusa :ad:
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Scusa sei sicuro? :? Io ho appena finito di leggere La banalità del male della Arendt e lei scrive che E. era nato a Solingen non ad Haifa e non dice che egli fosse ebreo, ma che la seconda moglie del padre avesse parenti ebrei verso i quali E. ebbe atteggiamenti di "protezione".
Ciò non toglie comunque che nelle S.S. ed in tutta l'amministrazione nazista ci fosse gente di origine ebrea che ben nascondeva le sue origini.
Se l'Eichmann di cui parli tu non è lo stesso di cui parlo io ti chiedo scusa :ad:
No, assolutamente. Ho ricavato delle notizie dalla fonte che ho citato nel mio precedente post. Sapevo solo che era stato ad Haifa per studiare l'ebraismo e gli ebrei stessi.
Ma credo che molte cose siano poco chiare riguardo tutta quella orribile tragedia. Conosco "La banalità del male" solo di fama. Non so che ricerche abbia fatto la brava Arendt e nemmeno gli storici di Gerusalemme.
Cercherò di informarmi meglio: ho qualche buon libro sull'argomento, sebbene credo che i dubbi mi resteranno.
Nemmeno capisco però l'origine di un'inesattezza tale, se fosse vero che Eichmann nacque a Solingen. Voglio dire, pensa l'incredulità degli storici dello Yad Vashem alla scoperta che molti dei carnefici di quel periodo erano ebrei o lo erano in parte. Bah, mistero:boh:.

Tornando in argomento, trovo interessante come le varie bande di sabotatori, di partigiani, consideravano sempre con particolare attenzione (molto ebrea, direi) chi far entrare a farne parte. Se ritenevano il soggetto poco utile al gruppo, lo scartavano. Un reclutamento vero e proprio. Sul romanzo si legge che non c'era cibo e balia per chi non sapeva fare qualcosa di utile per la squadra. Chissà se era davvero così.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Wikipedia in quanto a date e luoghi di nascita è piuttosto affidabile (anche se mai dire mai). Si dice che Eichmann sia effettivamente nato a Solinger.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Non ho molto da dire. Continua la marcia del gruppo e Mendel si è unito alla banda, molto meglio organizzata, di Gedale, dove in realtà non è nemmeno Gedale il capo. Gli ordini sembra darli più spesso Ulybin, un trentenne che tende a seguire le direttive che arrivavano da Mosca. Tra l'altro sembra che questo Gedale sia in missione e quindi non lo abbiamo conosciuto ancora.
Leggo che Leonid ormai fa coppia con Line e si è staccato da Mendel della cui compagnia, credo, non sembrava molto felice.
La storia non mi da più molto :boh:. Hanno annunciato per radio, dopo averla riparata, un falso attacco ai tedeschi e Mendel ha "giustiziato" uno dei prigionieri, uno che avrebbe comunque fatto la spia, sosteneva Ulybin.
Ma ora che sono arrivato all'inizio del quinto capitolo, non leggo altro che la cronaca degli spostamenti del gruppo, alcuni aneddoti che i vari membri dello stesso si raccontano fra di loro e niente altro. Marciano, si fermano per pranzare, si raccontano storie fra di loro, pianificano o discutono le loro mosse imminenti.
Non c'è molto altro. Spero succeda qualcosa presto, sennò va a finire che mi annoio.

Sono arrivato qui adesso, devo dire che io invece non lo trovo noioso.

In effetti le vicende sono piuttosto "ripetute", in un certo senso "statiche". Non è un romanzo spettacolare in senso stretto, benchè le azioni non manchino di certo.

Levi racconta, è quasi neo realismo letterario il suo. Non cede mai ai sensazionalismi, nemmeno nell'episodio che hai citato dell'omicidio di Mendel. Credo che l'obiettivo di questo romanzo sia "documentare" non "piacere" in senso stretto.

Spero possa tornare ad appassionarti, a che punto sei?
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Sono arrivato qui adesso, devo dire che io invece non lo trovo noioso.

In effetti le vicende sono piuttosto "ripetute", in un certo senso "statiche". Non è un romanzo spettacolare in senso stretto, benchè le azioni non manchino di certo.

Levi racconta, è quasi neo realismo letterario il suo. Non cede mai ai sensazionalismi, nemmeno nell'episodio che hai citato dell'omicidio di Mendel. Credo che l'obiettivo di questo romanzo sia "documentare" non "piacere" in senso stretto.

Spero possa tornare ad appassionarti, a che punto sei?
Ho letto un centinaio di pagine. Alterno Hesse, Levi e Spoon River. Ma sarà l'ultima volta che ne prendo tre in una volta: non me li godo come vorrei. Non ha senso leggere più di un libro alla volta. Voglio concentrarmi su uno, entrare dentro alla sua storia e portarlo a termine. Io la penso così. :boh: Al massimo due ma non di più. Magari un saggio e un romanzo, o un romanzo e una raccolta di racconti o poesie (meglio racconti... si)...

Un bel passo:
Si faceva sentire il rimpianto della casa, pesante per tutti, straziante per il gruppo degli ebrei. Per i russi, la nostalgia della casa era una speranza non irragionevole, anzi probabile: un desiderio di ritorno, un richiamo. Per gli ebrei, il rimpianto delle loro case non era una speranza ma una disperazione, sepolta fino allora sotto dolori più urgenti e gravi, ma latente. Le loro case non c'erano più: erano state spazzate via, incendiate dalla guerra o dalla strage, insanguinate dalle squadre dei cacciatori d'uomini; case-tomba, a cui era meglio non pensare, case di cenere. Perché vivere ancora, perché combattere? Per quale casa, per quale patria, per quale avvenire?

Ottime domande. Ho riflettuto. Mi hanno fatto riflettere.
Poi, finalmente un po' di azione: il campo finto a triangolo costruito dopo aver sabotato quello tedesco. Vediamo se funziona, se lanciano viveri.

Un'altra nota che spero ravvivi il racconto più avanti. Mendel sembra un po' sorpreso che Line stia assieme a Leonid. La trova attraente (?) Sembrerebbe. Ho capito bene?
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Sono ripartito oggi, dopo 3-4 giorni di colpevole abbandono...

cit. "Si faceva sentire la fame: non la fame lacerante che Leonid ed altri avevano sperimentata nei Lager tedeschi di retrovia, ma una fame-nostalgia, un desiderio sordo di verdura fresca, di pane appena cotto"
 
Stato
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