Pavese, Cesare

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Giovanni Pascoli muore, all’incirca, quando nasce Pavese. Da sempre mi piace pensare che vi sia una specie di passaggio di testimone della poesia, della letteratura fatta con quella malinconia e dolcezza tipiche di entrambi.

Si dice che Pavese fosse scontroso e introverso, ma basta vedere gli scambi epistolari con la Pivano per rendersi conto di quanto fosse "apertamente" autentico con chi sapeva stargli vicino.

Il padre muore presto e il carattere di Cesare peggiora. Diventa quasi antropofobico (paura dei contatti sociali) e si rifugia nei libri e nelle passeggiate dei suoi amati paesi del Piemonte.

Se ne va dall'Italia per andare in quell’America tanto lontana quanto sconosciuta, forse per la semplice necessità di trovare la nostalgia per ritornare con esperienza.

C’è poco da fare e bisogna essere netti: Pavese si scontrò con quello che lui chiamò “vizio assurdo” e Churchill definì invece “il suo cane nero”. Eufemismi per sfuggire alla cruda terminologia: depressione.

Ci sono lettere strazianti indirizzate al suo amico Mario Sturani in cui, già in età adolescenziale, dice di volerla far finita con sé stesso e con la vita.

Peccato davvero che abbia trascinato questo disagio , tipicamente adolescenziale, fino all’età di 42 anni, quando, purtroppo si suiciderà per davvero.

Quando Pavese scriveva tramutava questa brutta bestia in dolce e bella malinconia, che è sentimento ben diverso e dal quale scaturisce grande armonia di parole.

E Pavese le sapeva utilizzare, le parole, soprattutto quando ci parlava della sua terra e di ciò che erano i rapporti ancestrali con i suoi compaesani.

Io dico sempre che l’Italia esiste da 800 anni almeno, perchè una nazione è, anzitutto, cultura e unione di intenti. E c’è un lungo filo rosso che unisce Dante a Leonardo, Leopardi a Pavese.

Quando andate all’estero tacete di politici e politicanti e parlate invece di quanti hanno fatto grande la nostra nazione, ancora prima che esistesse per contratto. E ricordatevi di citare Cesare Pavese, mi raccomando.

 
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Ondine

Logopedista nei sogni
Se a scuola mi avessero descritto Pavese nel modo in cui lo ha descritto qui Zingaro me lo sarei ricordato e avrei letto sicuramente almeno una delle sue opere.
Purtroppo, o per fortuna, l'ho scoperto solamente adesso.
Comincerò da "La luna e i falò".
 
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