De Précy, Jorn - E il Giardino Creò L'uomo

Platycodon

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Un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri.
a cura di Marco Martella.

"Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. [...] Tracciate il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell'uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l'insensato baccano che li circonda. Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell'invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo".


L'autore fa notare come il cambiamento tecnologico, che tuttora prosegue, estranei la natura e faccia passare dalle menti le credenze e le scaramanzie legate alla natura.
Mentre tutto va avanti, mentre tutto si evolve, e la natura viene coperta dal cemento e dagli edifici, lei c'è e deve rimanere, è li che vive in un luogo a parte, secondo l'idea dell'umano: natura inanimata.
Ci tiene al pensiero del naturale, al pensiero che l'idea di giardino non rimanga foglie, alberi, fiori e basta, ma come dice lui non si può guardare un laghetto senza ninfe, vedere un albero senza driadi.
Anche i Romani avevano il loro Genius Loci, e prima di entrare in un certo luogo, o di risiederci ne chiedevano il permesso al loro genio. Ne chiedevano l'invito, perchè la natura prima di tutto appartiene a quegli esseri invisibili che regnano, ed è grazie a loro che il tutto va avanti.
Il messaggio che manda e di cui parla esplicitamente è quello di creare giardini naturali, e credere in ciò che sulla Terra è stato creato ancor prima di noi.
 
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