Quarta di copertina (ed. Adelphi 2009):
Nell’anno 2013, in un mondo dominato dal Consiglio dei Magnati dell’Industria, scoppia un’epidemia che in breve tempo cancella l’intera razza umana. Sessant’anni dopo, nello scenario post-apocalittico di una California ripiombata nell’età della pietra, un vecchio, uno dei pochissimi superstiti (e a lungo persuaso di essere l’unico), di fronte a un pugno di ragazzi selvaggi – i nipoti degli altri scampati – riuniti intorno a un fuoco dopo la caccia quotidiana, racconta come la civiltà sia andata in fumo allorché l’umanità, con il pretesto del morbo inarrestabile, si è affrettata a riportarsi con perversa frenesia a stadi inimmaginabili di crudeltà e barbarie. La peste scarlatta è uno dei grandi testi visionari di Jack London, che qui ancora una volta anticipa temi che, un secolo dopo, diventeranno ossessivi.
Finora non avevo letto niente di Jack London. Sentendo il peso della mia ignoranza, ho deciso di avvicinarmi a quest'autore con un romanzo breve che, dalla trama, mi sembrava interessante. Le mie aspettative sono state soddisfatte! Non sono un'appassionata di fantascienza, ma questo libro mi è piaciuto: è scritto in modo scorrevole, comprensibile, consequenziale. L'idea del racconto orale che il vecchio superstite fa ai nipoti selvaggi è, secondo me, vincente perché permette di seguire e comprendere la storia passo dopo passo. Il tema, di per sé, non era nuovo nemmeno ai tempi dell'autore: basti pensare a titoli come "La nube purpurea" o "l'ultimo uomo" precedenti a questo libro, ma la California, stando a quanto ho letto in giro, è il territorio di London e si può quindi dire che questo libro apra il filone della fantascienza post-apocalittica californiana.
Al di là delle classificazioni, questo Jack London visionario e profetico l'ho molto apprezzato quindi credo che lo leggerò ancora.
Nell’anno 2013, in un mondo dominato dal Consiglio dei Magnati dell’Industria, scoppia un’epidemia che in breve tempo cancella l’intera razza umana. Sessant’anni dopo, nello scenario post-apocalittico di una California ripiombata nell’età della pietra, un vecchio, uno dei pochissimi superstiti (e a lungo persuaso di essere l’unico), di fronte a un pugno di ragazzi selvaggi – i nipoti degli altri scampati – riuniti intorno a un fuoco dopo la caccia quotidiana, racconta come la civiltà sia andata in fumo allorché l’umanità, con il pretesto del morbo inarrestabile, si è affrettata a riportarsi con perversa frenesia a stadi inimmaginabili di crudeltà e barbarie. La peste scarlatta è uno dei grandi testi visionari di Jack London, che qui ancora una volta anticipa temi che, un secolo dopo, diventeranno ossessivi.
Finora non avevo letto niente di Jack London. Sentendo il peso della mia ignoranza, ho deciso di avvicinarmi a quest'autore con un romanzo breve che, dalla trama, mi sembrava interessante. Le mie aspettative sono state soddisfatte! Non sono un'appassionata di fantascienza, ma questo libro mi è piaciuto: è scritto in modo scorrevole, comprensibile, consequenziale. L'idea del racconto orale che il vecchio superstite fa ai nipoti selvaggi è, secondo me, vincente perché permette di seguire e comprendere la storia passo dopo passo. Il tema, di per sé, non era nuovo nemmeno ai tempi dell'autore: basti pensare a titoli come "La nube purpurea" o "l'ultimo uomo" precedenti a questo libro, ma la California, stando a quanto ho letto in giro, è il territorio di London e si può quindi dire che questo libro apra il filone della fantascienza post-apocalittica californiana.
Al di là delle classificazioni, questo Jack London visionario e profetico l'ho molto apprezzato quindi credo che lo leggerò ancora.