Traduzioni dei libri, cosa ne pensate?

Marzati

Utente stonato
Salve a tutti, ero indeciso se pubblicare questa discussione nel salotto o nelle sempreverdi, ed ero indeciso sul titolo, qualora avessi sbagliato correggetemi!:mrgreen:
Dunque passo ai fatti: qualche mesetto fa ho letto "Il Conte di Montecristo" e, al di là del libro in sè, quando mi sono andato ad informare ho scoperto il problema della traduzione (qui per sapere meglio: https://goo.gl/ZjBTFP). Tutto ciò mi ha fatto dunque porre due domande:
1. Appurato che una traduzione non potrà mai essere fedele al 100% all' originale, si può dire con (seppur, per ovvie ragioni, limitata) oggettività che una sia migliori di altre?
2. Qualora la risposta sia affermativa, dove si possono trovare le "migliori" traduzioni?

Ecco, su questi due punti volevo confrontarmi con voi, sentendo cosa ne pensate e magari cercando di cavare qualcosa di utile per la scelta dei libri.
A tutto cio' aggiungo una proposta: se la risposta alla prima domanda è affermativa (mi sbilancio: io credo di sì) non si potrebbe fare una sorta di "raccolta" con le migliori traduzioni per ogni libro qui sul forum? Risolveremmo anche il secondo punto e faremmo un lavoro utile, anche se mi rendo conto che forse è più facile a dirsi che a farsi...
Fatemi sapere il vostro pensiero!
 

Mondlettrice

New member
Re Traduzione di libri

Be', io penso che ogni traduzione sia un po' un'opera d'arte e che valga sempre il vecchio motto "la traduzione è come l'amante: bella e infedele o brutta e fedele", infatti ogni lingua ha le sue strutture, i suoi codici impossibili da tradurre letteralmente senza incappare in qualche "orrore", dunque i traduttori devono sapersi destreggiare e sono sempre anche un po' artisti, quando sono bravi. Quanto alle buone traduzioni, purtroppo non è facile individuare la migliore per ogni opera (senza contare poi, come per le opere d'arte, l'incognita "gusto personale").
Io per esempio sto partecipando al laboratorio commenti a Gustave Flaubert della bottegadiscrittura.it e, nonostante sia un sito molto professionale e valido, non hanno consigliato un'edizione/traduzione preferibile (forse per evitare pubblicità, non so, dato che si tratta di un'associazione no profit). Forse lo faranno alla fine...
Bye
 

Marzati

Utente stonato
Be', io penso che ogni traduzione sia un po' un'opera d'arte e che valga sempre il vecchio motto "la traduzione è come l'amante: bella e infedele o brutta e fedele", infatti ogni lingua ha le sue strutture, i suoi codici impossibili da tradurre letteralmente senza incappare in qualche "orrore", dunque i traduttori devono sapersi destreggiare e sono sempre anche un po' artisti, quando sono bravi. Quanto alle buone traduzioni, purtroppo non è facile individuare la migliore per ogni opera (senza contare poi, come per le opere d'arte, l'incognita "gusto personale").
Io per esempio sto partecipando al laboratorio commenti a Gustave Flaubert della bottegadiscrittura.it e, nonostante sia un sito molto professionale e valido, non hanno consigliato un'edizione/traduzione preferibile (forse per evitare pubblicità, non so, dato che si tratta di un'associazione no profit). Forse lo faranno alla fine...
Bye
Concordo con te: ogni traduzione è un' opera d'arte, anche se a modo suo, inoltre riconosco la difficoltà dei vari traduttori nel loro lavoro, anche se bisogna riconoscere che alcuni fanno certi errori... In ogni modo, effettivamente, il caso da me portato ad esempio (quello del Conte di Montecristo) è più unico che raro, e quindi è difficile trovare casi affini di cattiva traduzione, specie in opere importanti.
 

Nadua

New member
Tradurre richiede senso critico, intelligenza, umiltà e preparazione. Il testo non il lingua originale non è più opera solo dell'autore, come avete scritto, ma anche del traduttore e questo ne altera inevitabilmente le caratteristiche. Migliore è chi si occupa del passaggio di una lingua a un'altra, meno ciò accade, certo e la sostanza di un testo e i tratti distintivi principali della prosa restano sempre. Tuttavia, ogni volta, non riesco a non chiedermi se la versione tradotta di ciò che leggo mi offra davvero la possibilità di cogliere le raffinatezze stilistiche di uno scrittore. Sarebbe bello aver tempo e conoscenze per confrontare lo scritto originale con quello in italiano!
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
La soluzione per avere una traduzione più accurata è che colui/colei che se ne occupa debba essere "pratico" dell'autore che sta traducendo! Le traduzioni migliori di Murakami, tanto per dire, non a caso sono di Amitrano il quale, oltre a esser esperto di lingua giapponese, è anche profondo conoscitore dell'autore! :)
Le traduzioni dei romanzi dozzinali (ho lavorato in una casa editrice), specie di quelli moderni, sono allocate a traduttori "a gettone" che spesso sono alle prime armi o non conoscitore della "materia"; questo spiega gli strafalcioni o la resa non del tutto ottimale.
In genere le case editrici più grandi assegnano i loro autori di punta a traduttori affidabili, per il resto occorre incrociare le dita :D
 

Marzati

Utente stonato
La soluzione per avere una traduzione più accurata è che colui/colei che se ne occupa debba essere "pratico" dell'autore che sta traducendo! Le traduzioni migliori di Murakami, tanto per dire, non a caso sono di Amitrano il quale, oltre a esser esperto di lingua giapponese, è anche profondo conoscitore dell'autore! :)
Le traduzioni dei romanzi dozzinali (ho lavorato in una casa editrice), specie di quelli moderni, sono allocate a traduttori "a gettone" che spesso sono alle prime armi o non conoscitore della "materia"; questo spiega gli strafalcioni o la resa non del tutto ottimale.
In genere le case editrici più grandi assegnano i loro autori di punta a traduttori affidabili, per il resto occorre incrociare le dita :D
Sì, immaginavo fosse così per i romanzi dozzinali, ma ci si augura sempre che, almeno per i migliori autori, si possa sempre avere qualcosa di buono, anche se non è sempre così (una prova sono i libri elettronici: quelli a cui è scaduto il diritto d' autore talvolta vengono tradotti e venduti a basso costo, ma la traduzione, anche se si tratta di classici, è veramente di basso livello).
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Infatti spesso è molto più comodo, per la casa editrice, "riciclare" vecchie traduzioni senza spendere quei pochi spicci per l'ammodernamento delle stesse.
Tanto per dire: i diritti di diversi volumi della defunta MEB di Torino sono stati rilevati da Fanucci e riproposti pari pari a ciò che era uscito 40 anni fa!!
Non molto rispettoso nei confronti del lettore ma pratico ed economico! :)
 

Clarisse

New member
Argomento dolorosissimo questo delle traduzioni. :wink:
In linea generale concordo con quanto stato detto, ovvero che il traduttore finisce inevitabilmenteper modificare l'opera originale (spesso pesantemente). Non si tratta infatti di tradurre semplicemente la forma, bensi', attraverso essa, di riproporre il contenuto cosi' come il traduttore lo ha compreso e recepito. Il fatto che un traduttore sia anche uno studioso (o quanto meno un buon conoscitore) dell'autore e' gia' qualcosa, ma il lavoro di traduzione rimane sempre e comunque un lavoro di interpretazione che dipende da moltissimi fattori di cui la preparazione e' solo uno di essi. Il gusto personale, lo stile, le convinzioni, i valori, il vissuto e, perche' no, anche i desideri del traduttore influenzano la resa dell'opera. Senza contare poi l'impossibilita' oggettiva di tradurre alcune parole... non tutti i vocaboli hanno un corrispettivo nell'altra lingua! Uniamo questo alla diversita' delle lingue per quanto riguarda struttura grammaticale, sintassi, morfologia e persino fonetica (nella poesia questo si manifesta in modo lampante vista la difficolta' di tradurre rime, allitterazioni, parole onomatopeiche)...
Per questo motivo ho un rapporto d'odio e d'amore con le traduzioni: per apprezzare un'opera tradotta mi devono piacere sia l'opera originale che la sua resa, quindi un doppio punto di domanda (le cose che potrebbero andare storte sono molte). Se si puo' meglio leggere in lingua o comunque con testo a fronte.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Argomento dolorosissimo questo delle traduzioni. :wink:
In linea generale concordo con quanto stato detto, ovvero che il traduttore finisce inevitabilmenteper modificare l'opera originale (spesso pesantemente). Non si tratta infatti di tradurre semplicemente la forma, bensi', attraverso essa, di riproporre il contenuto cosi' come il traduttore lo ha compreso e recepito. Il fatto che un traduttore sia anche uno studioso (o quanto meno un buon conoscitore) dell'autore e' gia' qualcosa, ma il lavoro di traduzione rimane sempre e comunque un lavoro di interpretazione che dipende da moltissimi fattori di cui la preparazione e' solo uno di essi. Il gusto personale, lo stile, le convinzioni, i valori, il vissuto e, perche' no, anche i desideri del traduttore influenzano la resa dell'opera. Senza contare poi l'impossibilita' oggettiva di tradurre alcune parole... non tutti i vocaboli hanno un corrispettivo nell'altra lingua! Uniamo questo alla diversita' delle lingue per quanto riguarda struttura grammaticale, sintassi, morfologia e persino fonetica (nella poesia questo si manifesta in modo lampante vista la difficolta' di tradurre rime, allitterazioni, parole onomatopeiche)...
Per questo motivo ho un rapporto d'odio e d'amore con le traduzioni: per apprezzare un'opera tradotta mi devono piacere sia l'opera originale che la sua resa, quindi un doppio punto di domanda (le cose che potrebbero andare storte sono molte). Se si puo' meglio leggere in lingua o comunque con testo a fronte.

Ogni lingua ha un’anima ed è espressione della civiltà che rappresenta. Così come ci sono parlate musicali, dure, ricche e articolate, povere e selvagge, allo stesso modo gli idiomi rappresentano il carattere delle diverse società.

Sono perfettamente d’accordo con te: l’opera di traduzione è creazione. Si riscrive il romanzo daccapo, e il traduttore mette molto del suo nel farlo. Mette del suo vissuto, ma anche del suo “sociale”.

I più bravi sono quelli che conoscono l’anima della lingua di partenza e l’anima di quella di arrivo. L’autore, secondo me, nel processo di traduzione quasi sparisce. Tant’è che si traducono per lo più gli esordienti.

Prima di portarlo in Europa, la Pivano non conosceva Hemingway e ha trasformato i suoi personaggi in “latini” , connotandoli secondo la prospettiva europea.

A parte i pochi casi editoriali famosi (di cui sono uscite per lo più traduzioni di traduzioni, per altro assai scarse), non esistono autori arabi che siano stati tradotti in lingue latine.

Ci perdiamo tanti pezzi di mondo, perché un libro arabo ha un’anima peculiare che non potrà mai essere tradotta.

In occidente, i pochi libri tradotti di autori di paesi culturalmente lontani dal nostro, come la Cina o l’Iran, sono testi di romanzieri “furbi”, che hanno adottato forma e contenuto in modo da essere vendibili dalla parte giusta del mercato.
 

Clarisse

New member
Ogni lingua ha un’anima ed è espressione della civiltà che rappresenta. Così come ci sono parlate musicali, dure, ricche e articolate, povere e selvagge, allo stesso modo gli idiomi rappresentano il carattere delle diverse società.

Sono perfettamente d’accordo con te: l’opera di traduzione è creazione. Si riscrive il romanzo daccapo, e il traduttore mette molto del suo nel farlo. Mette del suo vissuto, ma anche del suo “sociale”.

I più bravi sono quelli che conoscono l’anima della lingua di partenza e l’anima di quella di arrivo. L’autore, secondo me, nel processo di traduzione quasi sparisce. Tant’è che si traducono per lo più gli esordienti.

Prima di portarlo in Europa, la Pivano non conosceva Hemingway e ha trasformato i suoi personaggi in “latini” , connotandoli secondo la prospettiva europea.

A parte i pochi casi editoriali famosi (di cui sono uscite per lo più traduzioni di traduzioni, per altro assai scarse), non esistono autori arabi che siano stati tradotti in lingue latine.

Ci perdiamo tanti pezzi di mondo, perché un libro arabo ha un’anima peculiare che non potrà mai essere tradotta.

In occidente, i pochi libri tradotti di autori di paesi culturalmente lontani dal nostro, come la Cina o l’Iran, sono testi di romanzieri “furbi”, che hanno adottato forma e contenuto in modo da essere vendibili dalla parte giusta del mercato.

Ottima riflessione... si applica benissimo anche alle tradizioni culinarie esportate (o importate). Si capisce benissimo andando in un ristorante italiano all'estero: gli chef reinterpretano i nostri piatti secondo il gusto locale, cercando di mediare tra il desiderio di "esotico" e quello di non mettere il cliente in una situazione di disagio a causa di gusti e accostamenti troppo lontani dalle sue abitudini alimentari.

Sul fatto di "perdersi tanti pezzi di mondo" mi trovo perfettamente d'accordo e spesso l'ho pensato anche io, con una certa malinconia. Sicuramente, nonostante la buona volonta', non si potranno mai comprendere fino in fondo le rappresentazioni della realta' di chi vive una vita lontana da noi, sia nel tempo, che nello spazio.

Prendi ad esempio alcune tribu' di aborigeni che conoscono i numeri fino al 5 e dopo il 5 si limitano a distinguere approssimativamente tra "pochi" e "molti" elementi di un insieme. Evidentemente loro non usano il concetto di numero come lo usiamo noi... o gli eschimesi che hanno ben 7 parole per descrivere il colore bianco, mentre noi ne abbiamo solamente una. Senza contare poi il valore simbolico che ogni popolo da ai colori o alle cifre. Tutto questo conta moltissimo quando si tratta di tradurre da una lingua all'altra e spesso alcuni testi ci rimangono inaccessibili non solo a causa di una barriera linguistica, ma anche per le differenze sociali e culturali troppo profonde.
 

ila78

Well-known member
Discussione estremamente interessante.

Io non sono d'accordo sul fatto che la resa in un'altra lingua debba necessariamente "perdere" qualcosa in termini di poesia o fascino, è semplicemente un "cambio d'abito" della poesia o del fascino.
Il bravo traduttore deve "sparire" e trasporre il "sentire" dell'autore nella sua lingua, per far questo necessariamente deve conoscere alla perfezione ogni sfumatura della lingua di partenza e (ovvio) di quella di arrivo, i migliori traduttori sono bilingui; l'ideale della sua condizione di lavoro è poter disporre di un filo diretto con l'autore in modo da comprendere il suo sentire in quel determinato passo.
Tradurre, specie se parliamo di opere letterarie (con le traduzioni tecniche è diverso), non significa riportare parola per parola quello che c'è scritto ma prendere il concetto in inglese, francese, arabo o cinese e "farlo percepire" in italiano (nel nostro caso). Se la traduzione è fatta bene si deve perdere l'impressione di leggere un testo tradotto.
Il bravo traduttore letterario deve essere un ottimo lettore ma anche un fine scrittore e deve avere "feeling" con l'autore che sta traducendo; non a caso gli scrittori famosi si appoggiano sempre alla stessa persona e se, per un qualunque motivo, quella persona cambia il lettore, affezionato a un certo scrittore, se ne accorge subito, a me è capitato con Stephen King, ho guardato il traduttore e ho visto che era cambiato rispetto ad altre opere. :boh:
 

Jane Eyre

Member
Che bel l'argomento, e quante osservazioni interessanti!😊
Forse sono lievemente fuori tema, ma vorrei sottolineare che difficoltà simili sono presenti anche in testi italiani antichi; penso, ad esempio, alle novelle di Boccaccio, La Divina Commedia, o Le Piacevoli Notti.. pietre miliari della nostra letteratura, ma di difficile comprensione a causa dei termini desueti. Il più delle volte queste opere antiche si reperiscono in commercio, ma solo nella forma originale. Nei casi più fortunati, possiamo sperare nella presenza di note lessicali, ma non sempre ci sono.
Concordo con tutto ciò che avete scritto. La traduzione è un'arte per pochi eletti.
Il problema delle vecchie traduzioni è piuttosto reale, e sono molte le case editrici che ricorrono a traduzioni superate, o orfane, per risparmiare, per avere vita facile. Persino Fazi, che da una parte ha il merito di recuperare classici dimenticati, ha fatto così con Shirley: non era nuova come credevo, bensì la vecchia traduzione Mondadori.
Comunque, grazie al web oggi è più facile scegliere.

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Marzati

Utente stonato
Ecco cosa mi piace di questo forum: avevo aperto questa discussione perché pensavo che traducendo, a causa della differenze fra le varie lingue, non fosse possibile "riportare" il pensiero, il messaggio di un libro o di un autore senza modificare il testo originale. Adesso, però, mi avete fatto notare che è importante anche il tempo in cui è stato scritto un libro, la cultura di chi scrive e chi traduce, la distanza fra questi e molto altro. Grazie, grazie e grazie, veramente.
 
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