Produzioni teatrali

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"Mai morti" di Bebo Storti.


Ebbi la fortuna di vedere “Mai Morti “di Bebo Storti una decina di anni fa in Veneto. Ne rimasi profondamente colpito per la lucidità, la consapevolezza, la cultura che si esprimeva e che vedevo sullo sfondo.
E' un lavoro teatrale che ha bisogno della visione diretta, e che non puo' esser apprezzato su un comodo divano di casa.
E' duro e vero, come un diamante purissimo, e ti si conficca nello stomaco, rendendo indimenticabile l'averlo incontrato. Spero che “Mai morti”ottenga ancora interesse in Italia, lo merita davvero.


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Sotto una breve presentazione di Teatro della Cooperativa:

“Mai Morti è uno spettacolo che fa discutere, arrabbiare, divide, emoziona e commuove. Con una scrittura evocativa (una sorta di affabulazione nera), Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto – in Italia – razzismo, nazionalismo e xenofobia siano ancora difficili da estirpare.
È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati. Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia. Durante una notte milanese dei nostri giorni il protagonista si abbandona a ricordi sacri, lontani, cari. Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a legione autonoma che rimarrà tragicamente nella memoria della città per la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti. Rivive la strage della comunità copta di Debrà Libanos, a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel 1937 il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero protagonisti dell’eccidio di 2000 fra fedeli e diaconi. Accenna all’uso indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca le più orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli nel 1944. Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a occhi aperti: dalla Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di Piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. (…) Allora si che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca” fino ai fatti agghiaccianti del G8 di Genova e alla morte di Carlo Giuliani.”

produzione Teatro della Cooperativa
in collaborazione con Teatro dell’Elfo, Teatri 90 Progetti/Maratona di Milano
testo e regia Renato Sarti
con Bebo Storti
progetto luci Nando Frigerio
video Mirko Locatelli
foto Bruna Ginammi
 

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Presunta morte naturale

Lo danno a Roma domenica. Mi sembra di grande interesse.E' un lavoro di "Margine Operativo."
V.A.



Lo spettacolo di Margine Operativo ripercorre la storia di Stefano Cucchi: geometra trentunenne morto a Roma il 22 ottobre 2009 per presunta morte naturale. Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: sette giorni nelle mani dello Stato, dai carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici del carcere e dell’ ospedale. La famiglia lo rivedrà dietro una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse.
Tiziano Panici in scena dà voce e corpo alla storia di Stefano, attraverso una drammaturgia che affronta la sua vicenda da prospettive diverse, un intreccio di fonti e di voci diverse che si accavallano e si rincorrono.

“Perché quella di Stefano era una vita normale, con inciampi, sofferenze e sbagli normali, finita in un modo che normale non è”

DOMENICA 4 OTTOBRE h 21
Centrale Preneste Teatro, Via Alberto da Giussano 58, Roma
all' interno del festival ATTRAVERSAMENTI MULTIPLI


www.attraversmaentimultipli.it
Margine Operativo | progetto artistico multidisciplinare |


Presunta morte naturale
un dramma pubblico

uno spettacolo di Margine Operativo
ideazione – drammaturgia Pako Graziani

regia Alessandra Ferraro e Pako Graziani

con / Tiziano Panici

light designer Valerio Maggi

produzione Margine Operativo
in collaborazione con
Kollatino Underground, Argot Studio, Attraversamenti Multipli
 

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Lettere di oppio

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LETTERE DI OPPIO di Antonio Pisu, regia di Federico Tolardo; interpreti: Tiziana Foschi e Antonio Pisu; tratto dal romanzo di Barry Redmond.

1860: il Regno Unito, a causa delle dispute commerciali per l'oppio, è in guerra con la Cina da diciotto anni. A Londra, Dorothy Wellington, una nobildonna devota ai suoi abiti eleganti, attende con ansia, ormai da diversi anni, il ritorno dal fronte del marito George. A farle compagnia, nelle sue lunghe giornate di attesa e false speranze, c'è Thomas, un giovane, cinico ma fidato maggiordomo, il cui compito è quello di rassicurare costantemente Dorothy, leggendo e interpretando, in maniera piuttosto eccentrica e su richiesta della donna, la corrispondenza del marito in guerra. Quello che la signora Wellington ignora è che il marito è deceduto, ma Thomas, per paura di perdere il lavoro, le legge delle finte lettere scritte da lui stesso. Il giovane però, sentendo il peso della menzogna, non sa come rivelare la verità alla donna di cui si è intanto innamorato. Dorothy, dal canto suo, non è così candida e ingenua come sembra e a questo punto i ruoli s'invertono…

In un gioco continuo tra sogno e realtà i pensieri dei due protagonisti si scontrano, si intrecciano, si sfidano, instaurando un rapporto intimo, divertente, ironico, ma soprattutto profondo. Lettere di Oppio ci accompagna in un'epoca affascinante, parlandoci di dinamiche tra esseri umani eterne nel tempo. Una storia quindi sempre attuale, narrata con taglio moderno, che fa divertire, riflettere e appassionare.

Non l'ho visto perché l'ho scoperto tardi ma lo segnalo per chi fosse interessato alle prossime date.
Mi spiace averlo perso, dalla recensione mi sembra un bellissimo testo.
 

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Ieri sera ho visto a teatro "Processo per stupro".
Tratto da un documentario girato nel 1978 nel tribunale di Latina, "Processo per stupro" è un riadattamento teatrale a cura di Renato Chiocca, che ne è anche regista, di un film di incredibile attualità nonostante siano passati 40 anni, e che impone una riflessione sui diritti delle donne e i luoghi comuni legati agli abusi sessuali e non solo. Partendo da un processo per stupro, vengono smascherati tutti quei meccanismi che colpevolizzano le vittime in base al loro stile di vita, piuttosto che lo stupratore.
Tratto da una storia vera.
In scena Clara Galante, Enzo Provenzano, Tullio Sorrentino, Francesco Lande e Simona Muzzi.
Le arringhe della difesa e dell'accusa sono un pugno allo stomaco.
Gli attori sono bravissimi.
 
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"Il tesoro di Manuch" di Davis Tagliaferro.

"Il tesoro di Manuch" è un viaggio alla scoperta della conoscenza attraverso grandi autori come Pier Paolo Pasolini, Pablo Neruda, Eduardo De Filippo, Giacomo Leopardi, in un racconto accompagnato dalle musiche di grandi compositori quali J.S. Bach, Erik Satie, Ludovico Einaudi, Keith Jarret e tanti altri.
La storia di un bambino rom vissuto nelle baracche della periferia di Roma.
La scoperta di un baule.
La necessità della cultura.
La rivelazione di un tesoro.
Un suggestivo viaggio fatto di parole, musica e immagini.

Un monologo a mò di favola molto coinvolgente.
Lo si trova anche su youtube.
 

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Furore

Segnalo questo spettacolo che andrà in scena al Teatro Puccini di Firenze.

Venerdì 13 e sabato 14 dicembre ore 21.00

Compagnia Umberto Orsini presenta:

Massimo Popolizio in scena con "Furore"

dall’omonimo romanzo di John Steinbeck
adattato da Emanuele Trevi
un progetto di e con Massimo Popolizio
con musiche eseguite dal vivo da Giovanni Lo Cascio
produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma-Teatro Nazionale

E’ una straordinaria figura di narratore – nello stesso tempo arcaica e modernissima – che può prendere forma in un lavoro di drammaturgia basato sul capolavoro di John Steinbeck. E forse non c’è attore, nel panorama teatrale italiano, più in grado di Massimo Popolizio di prestare a questo potentissimo, indimenticabile story-teller un corpo e una voce adeguati alla grandezza letteraria del modello. Leggendo Furore, impariamo ben presto a conoscerlo, questo personaggio senza nome che muove i fili della storia. Nulla gli è estraneo: conosce il cuore umano e la disperazione dei derelitti come fosse uno di loro, ma a differenza di loro conosce anche le cause del loro destino, le dinamiche ineluttabili dell’ingiustizia sociale, le relazioni che legano le storie dei singoli al paesaggio naturale, agli sconvolgimenti tecnologici, alle incertezze del clima. Tutto, nel suo lungo racconto, sembra prendere vita con i contorni più esatti e la forza d’urto di una verità pronunciata con esattezza e compassione. Più che a una riduzione, riteniamo che un progetto drammaturgico su Furore debba tendere a esaltare le infinite risorse poetiche del metodo narrativo di Steinbeck, rendendole ancora più evidenti ed efficaci che durante la lettura. Raccontando le sventure della famiglia Joad, e i motivi di una delle più devastanti migrazioni di contadini della storia moderna, Massimo Popolizio darà vita a un one man show epico e lirico, realista e visionario, sempre sorprendente per la sua dolorosa, urgente attualità.

(Emanuele Trevi)

Sto ascoltando Massimo Popolizio su "Ad alta voce" che legge "Il deserto dei tartari" e lo trovo molto bravo.
Credo meriti di essere visto, io non posso perché non sono di Firenze altrimenti sarei andata.
 

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Nel lontano 2012 vidi questo spettacolo teatrale e mi innamorai di Antonia Pozzi, mi sarebbe piaciuto tanto farne parte (abbandonai il laboratorio nel 2007).
La Vita Sognata a Cuore Scalzo. Lettere e poesie di Antonia Pozzi, per la regia di Enzo Provenzano, portato in scena dagli allievi del Laboratorio Le Tracce presso la sede del Centro Musicale e Culturale di Latina G. Tartini, in Via Don Minzoni 21, alle 20.
La piéce si ispira ad un’anima d’eccezione, quella della poetessa e fotografa Antonia Pozzi, in occasione del centenario della nascita.
Ad accompagnarci per mano nell’universo lirico ed onirico di Antonia Pozzi – spiegano ancora da Le Tracce – sarà un percorso fotografico ed emozionale in cui gli elementi cari all’artista milanese, la natura e l’acqua, intesa come l’essenza della vita, si esalteranno vicendevolmente, creando un filo conduttore sottile ed invisibile tra due ere solo storicamente lontane.

❤️
 
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