isola74
Lonely member
Beatrice Morandini Valdirana ha tutti i tratti della mitomane dalla loquela inarrestabile. Donatella Morelli è una giovane madre tatuata e psicologicamente fragile a cui è stato tolto il figlio per darlo in adozione. Sono entrambe pazienti della Villa Biondi, un istituto terapeutico per donne che sono state oggetto di sentenza da parte di un tribunale e che debbono sottostare a una terapia di recupero. È qui che si incontrano e fanno amicizia nonostante l'estrema diversità die loro caratteri. Fino a quando un giorno, approfittando di una falla nell'organizzazione, decidono di prendersi una vacanza e di darsi alla pazza gioia. (Mymovies)
Un film ambiguo, in cui si sorride e ci si commuove allo stesso tempo.
E' l'incontro tra due donne fragili, provenienti da ambienti lontanissimi eppure, come scopriranno alla fine, molto simili. La fragilità psicologica ( che non è per niente pazzia ma sofferenza) è descritta in maniera delicata eppure senza veli nè ipocrisie. E senza il perbenismo di un ..."e vissero tutti felici e contenti".
Le medicine sono necessarie, così come qualcuno che si prenda cura di loro e le guidi perchè da sole non sanno e non possono farlo.
E alla fine anche le protagoniste se ne rendono conto e, docili, ritornano al loro destino, con una consapevolezza in più, e -forse- con un progetto di vita.
E' un film che mi è piaciuto molto, la mano femminile della Archibugi, con cui Virzì ha scritto la sceneggiatura, si sente soprattutto nella parte di storia di Donatella (Micaela Ramazzotti), con la maternità negata e , in parte, poi ritrovata. Resti alla fine un po' rattristato, e con una domanda: ma se avessero avuto una famiglia diversa, più amorevole e attenta ai loro bisogni, come tutti i bambini dovrebbero avere, sarebbero state lo stesso così da grandi?
Bravissime le due protagoniste.
Consigliato.
Un film ambiguo, in cui si sorride e ci si commuove allo stesso tempo.
E' l'incontro tra due donne fragili, provenienti da ambienti lontanissimi eppure, come scopriranno alla fine, molto simili. La fragilità psicologica ( che non è per niente pazzia ma sofferenza) è descritta in maniera delicata eppure senza veli nè ipocrisie. E senza il perbenismo di un ..."e vissero tutti felici e contenti".
Le medicine sono necessarie, così come qualcuno che si prenda cura di loro e le guidi perchè da sole non sanno e non possono farlo.
E alla fine anche le protagoniste se ne rendono conto e, docili, ritornano al loro destino, con una consapevolezza in più, e -forse- con un progetto di vita.
E' un film che mi è piaciuto molto, la mano femminile della Archibugi, con cui Virzì ha scritto la sceneggiatura, si sente soprattutto nella parte di storia di Donatella (Micaela Ramazzotti), con la maternità negata e , in parte, poi ritrovata. Resti alla fine un po' rattristato, e con una domanda: ma se avessero avuto una famiglia diversa, più amorevole e attenta ai loro bisogni, come tutti i bambini dovrebbero avere, sarebbero state lo stesso così da grandi?
Bravissime le due protagoniste.
Consigliato.