Caprioli, Vittorio - Parigi o cara

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo, insieme a "Il segno di Venere" è il film di Franca Valeri che amo di più, è tutto centrato intorno al suo personaggio, pieno delle caratterizzazioni tipiche dell'attrice.
Il film si avvicina molto alla sceneggiatura di un'opera lirica, diviso in due parti o atti nel gergo operistico, la prima ambientata a Roma, la seconda a Parigi, anche il titolo si rifà ad un brano de "La traviata", bellissimo titolo.
E' la storia di Delia, una prostituta romana fuori dallo stereotipo cinematografico a cui il cinema italiano di quegli anni ci ha abituato in quanto ha un comportamento snob, signorile, dall'aspetto eccentrico e curato (capelli cotonati, cambiamenti di colore di capelli, abiti con colori vistosi, tanto che alcuni critici hanno pensato che Almodovar anni più tardi si fosse ispirato a lei nei suoi film), anche il suo linguaggio è ricercato, non comune, rivelando una voglia di distinguersi dal gruppo delle sue "colleghe".
Questa apparenza signorile è in contrasto con i suoi affari loschi, in quanto collabora anche con una banda di strozzini del Testaccio, però questo contrasto la rende tragicomica, mi diverte.
Nel secondo atto di questa tragicommedia la vediamo a Parigi, dove abita il fratello, nella speranza di dare una svolta sociale alla sua vita ma rimane confinata nella realtà periferica della città, la parte più povera e i suoi sogni di condurre unna vita alto borghese subiscono una virata, così finisce per tornare a Roma, sposata con un pizzaiolo italiano conosciuto a Parigi (interpretato dal regista e suo marito), dove apre una pizzeria.
Mitica Franca nell'interpretare donne nubili sfortunate ma sempre con un portamento e una dialettica elegante e anche quando il suo comportamento è al limite con la legalità io non riesco a non sorridere e a simpatizzare con la sua autoironia.
 
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