Dostoevskij, Fedor - I fratelli Karamazov

elena

aunt member
Da Wikipedia:
Nei primi capitoli l'autore presenta i personaggi iniziando dal vecchio Fedor Pavlovic, padre dei fratelli e proprietario in un distretto di provincia, tipo d'uomo volgare e dissoluto, atto solo a volgere a suo vantaggio gli avvenimenti.
Convolò a nozze con Adelaide Ivanovna Mjusov, una fanciulla di temperamento romantico che lo sposa per liberare il suo spirito prigioniero di un ambiente familiare dispotico e non per vero amore. Ella abbandonerà il marito e il figlioletto Dimitrij che verrà allevato presso parenti rivelando subito contrastanti sentimenti.

Da un secondo matrimonio, con Sofia Ivanovna, nacquero Ivàn e Alessio. La donna era dolce e aveva colpito Fedor per la sua bellezza, ma il comportamento rozzo e insensibile che egli dimostrava nei suoi confronti, fecero ammalare la poveretta che presto morì.

Ivàn cresce chiuso in sé stesso, intelligente, scettico seppur assetato di fede. Alessio o Aleksej era diverso ed era entrato in un monastero per fuggire dalla malizia umana. Di carattere leale cercava la verità nella fede e per essa era disposto a sacrificare ogni cosa:

...Aleksej aveva scelto la vita contraria a quella di tutti gli altri, ma con lo stesso ardente desiderio di compiere un atto eroico immediato. Non appena, dopo serie meditazioni, fu persuaso dell'immortalità e dell'esistenza di Dio, disse naturalmente a sé stesso: "Voglio vivere per l'immortalità e non accetto nessun compromesso intermedio"... Ora sembrava persino strano ad Aljoscia continuare la vita di prima.

Il fratello maggiore Dimitrij, che ha, oltre il motivo degli interessi, altre ragioni per odiare suo padre, è il primo a confessarsi con lui.

Dimitrij aveva conosciuto, mentre era nell'esercito Katerina Ivanovna, una fanciulla molto bella che aveva bisogno di un prestito per il padre. Dimitrij la invita a casa sua pensando di ricattarla, ma alla presenza della giovane, comprendendone subito l'animo nobile, si ravvede per il pensiero vigliacco che aveva avuto, le consegna la somma e, con un profondo inchino, l'accompagna nell'anticamera. La fanciulla lo guardò dapprima con occhio scrutatore e poi, impetuosamente ma dolcemente, gli si inginocchiò ai piedi, toccando, all'uso russo la terra con la fronte. Poi balzò in piedi e corse via.

Dopo poco tempo, Caterina restituisce la somma e confessa a Dimijtri il suo amore. Si fidanzano, ma poco dopo il fidanzamento Dimijtri si innamora, di un amore tutto passionale, di una bellissima donna, Grusenka, che ha rancore verso gli uomini che le hanno fatto del male. Ma in questo torbido amore Dimijtri incontra un rivale proprio in suo padre, il vecchio Feodor, che vuole sposare Grusenka.

Intanto Caterina Ivanovna è attratta da Ivàn che la ricambia. Alijoscia nel frattempo conosce Iliuscia, il figlio d’un vecchio capitano che Dimitrij ha profondamente offeso e che è molto abbattuto per l’umiliazione subita dal genitore. Iliuscia malato e dall'animo generoso e fiero commuove Alijoscia che ha pietà del piccolo e vuole farsi perdonare l’offesa del fratello.

Alijoscia conosce Lisa che si innamora di lui e glielo svela con una lettera. Il giovane, piacevolmente sorpreso, si lascia andare alle nuove sensazioni.

Un giorno Ivàn si confida con Alijoscia. Nascono le pagine più tormentate del romanzo che riflettono le idee di Dostojevski sulla natura umana e sul destino degli uomini. Alle domande se esiste Dio, perché c’è il dolore e che cosa è la libertà, Ivàn propone al fratello la trama di un suo poemetto in cui appaiono le linee d’una soluzione a quei difficili problemi. A ciò è dedicato il capitolo de "Il Grande Inquisitore", considerato una delle massime vette del romanzo.

Intanto gli eventi maturano e Ivàn, che si è costruito una sua filosofia sul destino dei Karamàzov, pensa di uccidere il padre. Smerdjakov, figlio naturale di Fedor che questi tiene in casa come un servo, se ne accorge e spinto dallo stesso Ivàn, si prepara ad agire.


La prima pagina della prima edizione di I Fratelli KaramazovIntanto Dimitrij sa che suo padre vuole sposare Gruscenka e vorrebbe fuggire lontano con la fanciulla, ma prima deve compiere un dovere. Deve restituire a Caterina Ivanovna una somma di tremila rubli ma non sa dove trovare il denaro. Non esita a rivolgersi a molte persone che lo respingono e lo gettano nella disperazione.

Si arma quindi di un pestello di bronzo e corre alla casa del padre deciso ad ucciderlo nel caso fosse con Gruscenka. Ma, attraverso la finestra illuminata, vede il padre da solo e allora si allontana stravolto e colpisce con il pestello un servitore che cercava di fermarlo.

Corre da Gruscenka ma gli dicono che è partita per Mokroje insieme ad un uomo. Dimitri pensa che è meglio uccidersi. Con i soldi che avrebbe dovuto restituire a Caterina compra liquori e dolci e poi con una carrozza si fa condurre a Mokroje dove intende trascorrere la notte nei bagordi e poi uccidersi. Ma a Mokroje trova Gruscenka insieme ad un vecchio amante che vuole sottrarre alla giovane del denaro. Riesce a smascherarlo e con Gruscenka trascorre la notte bevendo al suono della musica zigana. All’alba la polizia fa irruzione nella camera e lo arresta accusandolo di omicidio. Infatti il vecchio padre Feodor è stato ucciso e si sospetta di Dimitrij. Nessuno, tranne Ivàn, sospetta di Smerdjakov che è il vero colpevole.

Da questo momento il racconto si impernia sul processo a cui è sottoposto Dimitrij e i momenti psicologici dei vari personaggi colpiti dal dramma vengono studiati dal narratore con grande precisione.

A predominare è il dramma interno di Ivàn che, attraverso lunghi e snervanti soliloqui, si convince delle proprie gravi responsabilità. A Smerdjakov, che gli mostra i denari presi a Feodor, Ivàn esterna i suoi dubbi che colpiscono l’animo già molto debole di Smerdjakov che si uccide.

Ivàn al processo, che è descritto con minuzia in un variare continuo di prospettive, confessa la verità ma non viene creduto e Dimitrij viene condannato ai lavori forzati.

Nell’epilogo il sipario cala su una situazione indefinita, la quale lascia intravvedere solo una debole speranza. Ivàn, in preda ad un grave attacco di febbre cerebrale, si trova a casa di Caterina Ivanovna. Egli, prevedendo l’attacco, aveva predisposto per iscritto il piano di fuga per Dimitrij al momento in cui lo avrebbero trasferito in Siberia. Caterina, che si è impegnata con lui, ha un commovente incontro con Dimitrij per organizzare il piano. Intanto Gruscenka è ora fortemente innamorata di Dimitrij ed è pronta a seguirlo ovunque.

L’ultimo capitolo racconta i funerali del povero Iliuscia in un piccolo dramma di ragazzi che riflette il torbido dramma dei grandi.


E' veramente un romanzo stupendo, che riprende temi più volte affrontati dal grande Dostoevskij (il delitto, il pentimento, la passione, la fede, .....)......nonostante la "mole" è un testo talmente coinvolgente che ne terminavo la lettura solo quando gli occhi (e soprattutto la testa) non reagivano più alla mia volontà! Nel complesso è anche molto scorrevole (ad eccezione di una parte a mio parere troppo particolareggiata sulla vita dello starec e su alcune disquisizioni "religiose" di Ivan, uno dei fratelli) e descrive con molta precisione la complessa psicologia dei personaggi (il primo testo che ho acquistato è corredato di una splendida analisi di Freud sui fratelli karamazov). Viene considerato il testo più significativo di Dostoevskij; personalmente, tra questo e Delitto e castigo non saprei quale mettere al primo posto!!!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Romanzo questo in cui si crede, in cui ci si immerge nella visione della vita di Dostoevskij. Un romanzo di perchè più che di risposte. La trama è da noir ma è quella che forse ha meno importanza rispetto alla profondità e alla ricerca sui grandi temi dell'esistenza. Come anche per altri suoi capolavori I fratelli Karamazov non si legge ma si vive.
 

Simenon

New member
...personalmente, tra questo e Delitto e castigo non saprei quale mettere al primo posto!!!
Mah...diciamo che il Delitto ha un equilibrio formale che i Karamazov non hanno e forse questo depone a favore della superiorità del primo.
E' una lotta tra colossi, intendiamoci.
Anche qui, mille post potrebbero spendersi. Un romanzo epocale, con personaggi fantastici...scene madri e tanta febbre nervosa che fa tanto Russia del XIX secolo.
Come molti sapranno I fratelli Karamazov avrebbero dovuto far parte di una trilogia in cui Alesa sarebbe stato il protagonista.
Giochetto: quale pensate sarebbe stata la sorte dei tre fratelli? Sarebbe riuscito Dimitri a fuggire alla pena e riparare in America? E Ivan, sarebbe sopravvissuto alla follia?

Elenù, una piccola tirata d'orecchi :-x:-x:-x : hai raccontato (e svelato) troppo...dai, in fondo è anche un noir...ci mancava solo che riportavi le ultime frasi del romanzo.
 

elena

aunt member
:confused: non mi ero resa conto di aver "svelato" molto....veramente io mi sono limitata a copiare Wikipedia .....:shock:.....
...per quanto riguarda il giochetto.....mi incuriosisce tanto ma in realtà mi butto .....so della trilogia con protagonista Alesa.......ma non conosco alcuna "indiscrezione" sul contenuto......ecco il mio finale:
- Alesa è l'indiscusso protagonista......lo dice l'autore già nelle prime pagine.....quindi dopo tante peripezie, ripensamenti, titubanze e pentimenti......ne esce sicuramente con l'abito giusto da "eroe";
- Dimitri.....non può arrivare in America! In fondo in fondo anche se non "proprio" colpevole ....è troppo passionale e sanguigno.....per poter abbandonare la sua terra (in fondo il suo progetto è fuggire per poi ritornare).....quindi resta in Russia, sconta la pena (forse non tutta!) e.......torna alle sue abitudine ( o forse ripercorre le abitudini paterne!);
- Ivan deve necessariamente guarire dalla sua febbre cerebrale! E' una figura che a me piace troppo per pensare che finisca completamente pazzo........quindi superato il momento di profonda debilitazione fisica e psichica......si riappropria dei suoi interessi culturali....anzi amplia ed approfondisce la sua cultura a 360°......e si ritira in una bella casa della campagna russa....in compagnia di una donna all'altezza della sua figura!


.......e vissero tutti felici e contenti ;)!!!
 

Simenon

New member
.......e vissero tutti felici e contenti ;)!!!
E vabbè, ma allora tu li vuoi sotterrare nella naftalina.
Addirittura il povero Ivan trasformato in un borioso signorotto di campagna.

Mah...Alesa sarà stato anche "l'uomo nuovo" per Fedor, ma dei tre fratelli, anzi dei quattro, mi sembra quello meno interessante.
Su Dimitri, io ce lo vedo in terra americana con la sensuale Grushenka e combinare i soliti casini.
Mentre Ivan....beh....Ivan è davvero la chiave di volta del romanzo, secondo me. Probabile che, se ne avesse avuto il tempo, Dostoevskji l'avrebbe messo a riposo tra le cure, non meno nevrotiche, di Katerina Ivanovna e poi abbandonato. Ma trasformato in un borghese innocuo proprio no.

Ho sempre pensato che il personaggio che avrebbe avuto uno sviluppo sostanzioso in questa ipotetica trilogia sarebbe stato il giovane Kolja Krasotin.
Possiede tra l'altro alcune delle caratteristiche più evidenti nei tre fratelli e potrebbe anche rappresentarne la sintesi.
 

zigozago

Anime member
Questo libro racconta l'uomo in tutto e per tutto.Sono presenti e vengono trattate quasi tutte le emozioni che un essere umano è in grado di provare.Forse per questo motivo è considerato il capolavoro di Dostoevskij,non saprei.Sta di fatto che molte delle emozioni provate dai personaggi vengono efficacemente trasmesse al lettore e questo per me è il massimo possibile cui uno scrittore possa aspirare.
Sublime,ma non perfetto,perchè ha dei cali di tono qua e là; ma la perfezione,come ha detto qualcuno,alla lunga stanca,perchè non varia mai:wink:
Voto: 5/5.
 

El_tipo

Surrealistic member
credo che sia una grande "opera", nel senso letterario del termine. Raggiunti livelli di grande profondità e aulicità in molti punti, in particolare nella leggenda del grande inquisitore. Rispetto agli altri libri di Dostoevskij però perde un po' di impatto,e l'analisi psicologica dei personaggi è meno profonda.
Un libro più da studiare che da leggere.
Voto 4/5
 

oea

New member
Basterebbe La leggenda del Grande Inquisitore, secondo me una delle pagine più alte della letteratura d'ogni tempo e d'ogni Paese, per fare de "I Fratelli Karamazov" il capolavoro di Dostoevskij, superiore ai pur immensi "Delitto e Castigo", "I Demoni" e "L'idiota".
Grazie Elena, per averlo ricordato e messo in evidenza nel Forum :)
 

Vladimir

New member
Commentare un'opera come I fratelli Karamazov è una cosa quasi impossibile: dopo 130 anni credo che non sia ancora stato sezionato a fondo. A mio modesto avviso, il lettore occidentale che si avvicina a questo romanzo deve farlo spogliandosi di tutto, pertanto dimenticate Manzoni, Stendhal, Balzac, Woolf ecc... Non confrontatelo con nessun'altra opera, se non scritta dallo stesso Dostoevskij dopo il 1866 (anno di pubblicazione di Delitto e castigo). Vorrei partire da un'osservazione: I fratelli Karamazov è un libro scritto irrimediabilmente male. Il russo di Dostoevskij è asfissiante, dilatato, ripetitivo. Il periodo è interrotto spesso da frasi intercalanti, assolutamente ridondanti di informazioni e la sintesi non è un dono del buon Fedor. Ma forse non si poteva fare altrimenti: una caratterizzazione così profonda dei personaggi e delle idee, non può che essere scritta con uno stile del genere.
Il romazo è la summa del pensiero teologico di Dostoevskij, e primo di una serie di romanzi sulla figura del Grande Peccatore che avrebbe dovuto vedere nelle vesti di protagonista il minore dei fratelli Aleksej Karamazov (Alëša). I fratelli Karamazov, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto sviluppare e sondare la figura dell'Ateo, ruolo che in un primo tempo avrebbe dovuto essere affidato al vecchio e laido Fëdor Pavlovič, (il padre), piuttosto che a un uomo colto e raffinato come Ivan.
I personaggi sono spesso dei discendenti diretti di quelli biblici: Giobbe è l'antenato di Ivan, San Paolo di Zosima, gli apostoli di Alëša. Tuttavia il grande romanziere russo non si limita a ispirarsi alla Bibbia, ma continua a sviluppare uno dei suoi temi più cari: l'uomo del sottosuolo, impersonato da Smerdjakov che fugge e si rifugia dai grandi eventi che gli accadono attorno attraverso la sua malattia mentale.
L'atmosfera che avvolge i personaggi è da romanzo noir e Dostoevskij si destreggia funambolicamente fra i generi più diversi: il giallo, il fantastico riprendendo il tema del doppio (pesantemente influenzato da Poe), la disputa filosofica, il dramma sacro. I fratelli Karamazov è un'opera grandiosa e unica, senz'altro un libro da portare su un'isola deserta e un titolo da includere nella lista dei libri da presentare come prova dell'ingegno umano.
 

Dory

Reef Member
Ho cercato di "affrontare" Dostoevskij, così come altri scrittori russi, diverse volte, ma non sono mai riuscita a finirli. Non è sicuramente per la mole enorme della maggior parte dei più famosi classici russi, perché di libri molto lunghi ne ho letti tanti e per la maggior parte mi sono piaciuti. In più c'è una cosa strana che ho notato: i libri russi all'inizio mi prendono tantissimo e poi mi stancano, con tutti gli altri all'inzio faccio un po' fatica e dopo non smetterei mai di leggere.
Mah... chissà...:boh: :?
 

oea

New member
Ho cercato di "affrontare" Dostoevskij, così come altri scrittori russi, diverse volte, ma non sono mai riuscita a finirli. Non è sicuramente per la mole enorme della maggior parte dei più famosi classici russi, perché di libri molto lunghi ne ho letti tanti e per la maggior parte mi sono piaciuti. In più c'è una cosa strana che ho notato: i libri russi all'inizio mi prendono tantissimo e poi mi stancano, con tutti gli altri all'inzio faccio un po' fatica e dopo non smetterei mai di leggere.
Mah... chissà...:boh: :?

Ho trovato utile, per prepararmi alla lettura dei grandi romanzi di Dostoevskij, leggere (tanti anni fa) un piccolo libro di René Girard: "Dostoevskij: dal doppio all'unità". L'editrice SE lo ha ripubblicato recentemente, e si trova in rete con lo sconto del 50% (dovrebbe essere acquistabile con 8 euro). Lo raccomando vivamente: sapere quale impresa di riflessione sulla libertà e sull'identità umana ha compiuto Dostoevskij, e come essa sia applicabile a ciascun lettore del nostro tempo e della nostra cultura occidentale (e Girard lo fa comprendere con chiarezza, piacevolmente, scorrevolmente) può fornire un'ottima motivazione per superare le difficoltà di opere colossali come "I fratelli Karamazov".
 

Dory

Reef Member
Ho trovato utile, per prepararmi alla lettura dei grandi romanzi di Dostoevskij, leggere (tanti anni fa) un piccolo libro di René Girard: "Dostoevskij: dal doppio all'unità". L'editrice SE lo ha ripubblicato recentemente, e si trova in rete con lo sconto del 50% (dovrebbe essere acquistabile con 8 euro). Lo raccomando vivamente: sapere quale impresa di riflessione sulla libertà e sull'identità umana ha compiuto Dostoevskij, e come essa sia applicabile a ciascun lettore del nostro tempo e della nostra cultura occidentale (e Girard lo fa comprendere con chiarezza, piacevolmente, scorrevolmente) può fornire un'ottima motivazione per superare le difficoltà di opere colossali come "I fratelli Karamazov".

Che bello!! Grazie davvero per il consiglio Oea!!
Lo leggerò certamente!!
 

Cutty

New member
Ho trovato utile, per prepararmi alla lettura dei grandi romanzi di Dostoevskij, leggere (tanti anni fa) un piccolo libro di René Girard: "Dostoevskij: dal doppio all'unità". L'editrice SE lo ha ripubblicato recentemente, e si trova in rete con lo sconto del 50% (dovrebbe essere acquistabile con 8 euro). Lo raccomando vivamente: sapere quale impresa di riflessione sulla libertà e sull'identità umana ha compiuto Dostoevskij, e come essa sia applicabile a ciascun lettore del nostro tempo e della nostra cultura occidentale (e Girard lo fa comprendere con chiarezza, piacevolmente, scorrevolmente) può fornire un'ottima motivazione per superare le difficoltà di opere colossali come "I fratelli Karamazov".

grazie, cercavo anche io qualcosa di semplice prima di rileggere i fratelli K. che me li dipanasse un pochino nei significati profondi
 

asiul

New member
Questo romanzo è semplicemente magnifico. La trama ha poca importanza ed è solo un pretesto per parlarci dell'animo umano con i sui innumerevoli aspetti è la storia della sua guerra interiore, quella tra la passione ed il suo Dio.

Non dico altro dovrete leggerlo per saperne di più:wink:
 
Mi ha deluso....:?? aspettavo molto di più da questo libro....
Non ho ancora finito di leggerlo (mi mancano ultime cento pagine), ma non credo che riuscirà a riscatarsi con il finale...
Ho trovato i personaggi troppo sureali (forse meglio dire ireali?), quasi come le caricature, piutosto che i personaggi veri, e non aprofonditi in tutte le sfaciature di quale è costruita una persona.... c'è molto di grotesco nelle situazioni, e nei stessi personaggi, che mi infastidisce...
Aproposito di grotesco, c'è una domanda che mi perseguita: perchè Dostoevskij aveva dato il suo nome personale, Fedor, al padre Karamazov...? :?
 

Kriss

blonde member
Mi ha deluso....:?? aspettavo molto di più da questo libro....

Come per ogni genere letterario e come per ogni scrittore, a qualcuno un'opera pare magnifica, per altri invece è inaffrontabile. Non mi trovo d'accordo con te su quanto hai detto dei Fratelli karamazov, ma non voglio giudicare il tuo pensiero, sia chiaro. Per me che non avevo ancora letto nulla di Dostoevshij e che come prima opera mi sono avventurata nei Fratelli Karamazov, è stata una vera folgorazione: un romanzo magnifico, coinvolgente e scritto magistralmente. Passare poi a libri (passami il termine) più leggeri è stato deludente. Penso sia il miglior libro che io abbia mai letto. presto affronterò Delitto e Castigo e ti saprò dire. Magari riprova fra qualche anno, forse semplicemente non eri pronta per essere in sintonia con questo romanzo.
 
Mmmm, non lo so...:boh:
Questo è il secondo dei grandi che leggo di Dostoevskij, e a diferenza dall'Idiota, che mi ha colpito tanto, questo mi ha lasciato un po' perplessa...
Per adesso, l'ho lasciato sospeso (a cento pagine prima della fine :W:W), forse davvero si potrebbe trattare del mio periodo 'no', ma non sono neanche tanto convinta che questo sia il motivo... Credo che si tratta proprio dei personaggi che non mi sono piaciuti... Come ho detto, li trovo troppo groteschi, molto inverosimili, per potermi risultare reali - e qui adesso parlo anche dei personaggi femminili....
Non lo so ancora, e certamente, per giudicare meglio il libro, dovrei prima di tutto finire di leggerlo... questo era solo un mio pensiero durante la lettura...:?
 

sergio Rufo

New member
Nichilismo

Alesia ed Ivan: dove trovare due personaggi cosi', oggi?
I Fratelli Karamazov e' uno di quei libri spartiacque. C'e' un prima e c'e' un dopo averlo letto.
Dostoevskij capi' molto prima di altri la crisi " europea" che stava avventandosi sul pensiero filosofico e religioso di quei tempi: l'avvento del nichilismo, di quel profondo malessere esistenziale dell'uomo moderno, e' preannunciato in questo romanzo come in Delitto e Castigo.
L'uomo cerca un senso e Alesia lo trova in un modo , Ivan nell'altro.
Bisogna schierarsi.
Stanno cadendo i valori che hanno sorretto la cultura occidentale, stanno chiudendosi le porte di quel paradiso che ci attende ( il senso del tutto) ; si sta smarrendo il senso dell'umano...; il grande scrittore russo lo percepi' un secolo prima degli altri.
Come in quel Dio e' morto di Nietzsche: poche righe per capire la crisi del pensiero europeo.

Il nichilismo come malattia necessaria.
 
Si, penso anche io cosi... hai ragione... e credo che questo è forse il miglior modo di guardare, leggere questo romanzo, nel suo pensiero filosofico che ci sta comunicando.
Invece io avevo commentato il testo da un punto letterario, concentrandomi esclusivamente sulla storia per se, ignorando che forse il suo punto forte sta proprio nel pensiero, mentre la storia è solo un pretesto, un mezzo tecnico per comunicarlo e che forse sarebbe caso di ignorarla, o quanto meno, non darle tanto peso...
Credo che questo è stato il mio sbaglio....:mrgreen:
 

sergio Rufo

New member
Ciao Nicole.
Hai assolutamente ragione, hai compreso benissimo.
Dosto non scrive affatto bene. E' un po' prolisso, manieristico in un certo senso. E' una lettura a volte un po' "stanca" che si trascina. La descrizione dei personaggi risulta affettata, dipinta di colori che risultano noiosi.
Ma come ben dici, Dostoevskij parla ad altre orecchie.
La storia che racconta e' un pretesto per una profonda analisi dell'uomo e del suo tempo.
La contrapposizione tra Ivan ed Alesa manifesta bene questa dialettica: l'incrocio tra un mondo che perde quello che ha sempre creduto ed un altro mondo che sta sorgendo: questa e' la grande crisi dei valori culturali europei.
A cosa si era creduto fino ad allora? A Dio, al cristianesimo, al significato della storia per l'uomo, rifugi delle nostre illusioni, della nostra vana ricerca di un senso.
L'uomo nuovo che sta arrivando e' un distruttore ( o Grande Inquisitore). Non gli basta piu' la fede e tanto meno la fede nella fede.
A tal proposito Nietzsche scrivera': la fede nella fede? che cosa squallida!!!
L'uomo nuovo e' colui che abbatte per riedificare; e' colui che fa tabula rasa dei valori pre-costituiti, pre-giudiziali ( la morale e' un insieme di pregiudizi a priori) per trovarne altri.
Non e' detto che li trovera'! potrebbe fallire, potrebbe esserne addirittura annientato, ma come dicevano gli antichi greci - naufragium feci navigavi bene! - l'uomo nuovo, l'uomo nichilista diventa una necessita' e diventa necessario il suo peregrinare in acque agitate, in mari mossi....L'uomo nichilista sara' il moderno Argonauta.
Per guarire prima bisogna ammalarsi!!!
Dosto capi' tutto questo come capi' la storia Russa di quel momento; la crisi della borghesia, del contado, del potere.
Dosto e' uno splendido affresco dell'uomo che verra'.

Come in Stendhal: l'altra sera parlalndo con Julia, lei mi fa: che tipo il Fabrizio Del Dongo nella Certosa di Parma!
Stendhal non scriveva particolarmente bene, ma nel suo " non stile narrativo" risplende quell'acuta e mirabile visione dl grande psicologo: un ritrattista spettacolare dell'animo umano.
La capacita' di " misurare e comprendere" l'accadere dell'uomo dei suoi tempi e dei tempi futuri. La capacita' di esaltare un sentimento perso ma non dimenticato, un sentimento che ognuno di noi cerca in se stesso.
Nel caso di Fabrizio Del Dongo? Chi meglio di lui rappresenta l'esuberanza dell'innocenza, l'entusiasmo di dire si! a tutto l'accadere, l'accresciuta volonta' mai sazia di quella leggerezza d'animo dell'essere bambino, la smania del volare in alto, dell'essere felice semplicemente perche' lo si e' senza perche': in una parola, chi meglio di Del Dongo per capire ed amare la " joie de vivre"?
La tecnica di scrittura...chi se ne frega?
 
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