Molti anni fa ero molto diffidente perché se detestavo l'idea di non riavere più qualcosa indietro, ancor più forte sarebbe stata la mia irritazione se a non tornare fosse stato un mio libro. Io li adoro perché i miei li ho desiderati, acquistati a volte in occasioni speciali, ed alcuni una piccola storia dietro. Non ero pronto e disponibile ad affrontare l'eventuale mancanza di rispetto che una persona avrebbe manifestato qualora me l'avesse rovinato, smarrito o non più restituito.
Oggi ho cambiato quasi del tutto approccio. Alcuni libri di difficile reperimento li presto solo a persone selezionate. Ma la maggior parte sono pronto a prestarli e a rischiare. Perché? Perché la cultura va diffusa. È nata per estendersi, dilagare, finire nelle mani di chi non se lo aspetta, e se io, che sono un appassionato, posso essere strumento di questa diffusione, allora va benissimo. Troppo poca è la gente che legge ed è inutile che ci siano ad esempio due persone una delle quali ha letto cento libri e l'altra zero: non potranno comunicare mai, non avranno alcuna base da cui partire per avvicinarsi, rimarranno chiuse nel loro rispettivo micromondo. È una cosa che non mi piace, che va superata superando il concetto del possesso esclusivo di un così potente oggetto, a costo de la perdita.