Roth, Philip - Lasciar andare

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Gabe Wallach è uno studente di letteratura, fresco del congedo dall'esercito e ancora scosso dalla recente morte della madre. Il suo desiderio di essere una persona seria, responsabile e generosa verso gli altri sarà messo alla prova prima dall'incontro con Paul e Libby Herz e in seguito dalla relazione con Martha. Gabe scoprirà a sue spese quanto può essere difficile gettare un ponte tra il «mondo dei sentimenti» di cui legge nei libri di Henry James e la vita vera. Pubblicato nel 1962, subito dopo Goodbye Columbus, Lasciar andare è il primo romanzo di Philip Roth, un libro ambizioso, ricco, pieno di eventi; divertente e triste allo stesso tempo come solo Roth sa esserlo.

COMMENTO
Ho letto spesso che questo è considerato uno dei romanzi meno riusciti di Roth, e nonostante mi resti ancora moltissimo di suo da leggere, posso anche capire che cosa si intenda con questa espressione. Indubbiamente, se paragonato ad altri capolavori nati dalla penna di quest'uomo geniale “Lasciar andare” ha innegabili debolezze, ma questo non significa che sia un romanzo debole in generale.
Roth è ancora molto giovane quando scrive questo romanzo, e si vede, ma non si può negare che a meno di trent'anni possedesse già una lucidità e un livello di comprensione dell'animo umano e delle sue relazioni che molti autori non raggiungeranno mai, nemmeno dopo una vita intera.
In questo romanzo sono già presenti tutti i temi che caratterizzeranno in maniera quasi ossessiva la produzione più tarda, e lo sono in maniera estremamente vivida, vivace e reale. I personaggi di Roth, per quanto esasperati, nevrotici ed estremi, sono qualcosa di estremamente reale, vivono davvero, e durante la lettura mi sono ritrovata più volte a chiedermi quale fosse la sottile linea che distingue la finzione letteraria dalla realtà.
Certo, un centinaio di pagine in meno e una limatura dello spazio dedicato a qualche personaggio secondario di troppo avrebbero reso la lettura un po' più scorrevole e godibile, ma resta comunque il fatto che si tratta di un romanzo che mi ha fatto riflettere a lungo e su moltissimi temi.
Ah, le poche pagine che parlano attraverso la voce della piccola Cynthia sono un gioiellino: forse solo Salinger sa dar voce ai bambini nello stesso modo.
E sì, liquidare con così poche e banali parole Philip Roth è un po' un sacrilegio, ma ultimamente non riesco a fare di meglio.
 
Alto