226° MG - Fosca di Igino Ugo Tarchetti

Ondine

Logopedista nei sogni
Domenica 23 settembre partirà il gruppo di lettura su un libro da me proposto: Fosca di Igino Ugo Tarchetti.
Ringrazio chi ha accettato di partecipare e chi si vorrà unire.
Al momento siamo in quattro:

Ondine
qweedy
estersable88
Zingaro di Macondo

Posto una breve descrizione dell'autore e dell'opera:

Uno dei massimi rappresentanti del movimento italiano noto come Scapigliatura è stato certamente Iginio Ugo Tarchetti.
Lo scrittore in particolare viene ricordato perché autore del romanzo "Fosca", opera pubblicata a puntate a partire dal 1869 che non stancò di influenzare enormemente altri scrittori contemporanei tra cui il giovane Giovanni Verga.
"Fosca" fu l'ultimo romanzo scritto da Tarchetti che tra l'altro lo lasciò incompiuto per via della sua morte prematura all'età di 30 anni. Completato poi anche con l'ultimo capitolo scritto dall'amico del Tarchetti, Salvatore Farina, "Fosca" si basa principalmente su fatti autobiografici e accoglie al suo interno tutti i temi e i motivi cari agli Scapigliati: la morte, la malattia, la follia, il brutto, il macabro. Inoltre, si tratta di un'opera che ha il merito di approfondire il lato oscuro e misterioso dell'animo umano.


Non vedo l'ora di cominciare!
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questa sera comincerò la lettura.

Questo è il mio incipit da:
Edizione Centopagine I
Einaudi, 1971

Mi sono accinto più volte a scrivere queste mie memorie, e uno strano sentimento misto di terrore e di angoscia mi ha distolto sempre dal farlo. Una profonda sfiducia si è impadronita di me. Temo immiserire il valore e l’aspetto delle mie passioni, tentando di manifestarle; temo obbliarle tacendole. Perché ella è cosa quasi agevole il dire ciò che hanno sentito gli altri — l’eco delle altrui sensazioni si ripercuote nel nostro cuore senza turbarlo — ma dire ciò che abbiamo sentito noi, i nostri affetti, le nostre febbri, i nostri dolori, è compito troppo superiore alla potenza della parola. Noi sentiamo di non poter essere nel vero.
 

qweedy

Well-known member
L'ho cominciato anch'io, ho letto i primi 4 capitoli.
Sto leggendo l'e-book, l'incipit è uguale.

Trovo lo stile molto datato, con utilizzo di termini desueti, com'è ovvio che sia dato che è stato scritto nel 1869. Ma quello che mi ha lasciato più stupita è che inizia le frasi in prima persona singolare e poi declina il verbo in terza persona singolare. Ad esempio: "Io era nato con passioni eccezionali." Non "io ero nato" ma "io era nato".
All'inizio tornavo indietro per rileggere la frase, pensando di aver capito male, poi ho pensato fosse un refuso, ma vedo che questo modo di scrivere si ripete continuamente. Come refusi sarebbero troppi! Forse all'epoca si scriveva in questo modo?


"Scrivere ciò che abbiamo sofferto e goduto, è dare alle nostre memorie la durata della nostra esistenza. Scrivere per noi per rileggere, per ricordare in segreto, per piangere in segreto. Ecco perchè scrivo."
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
L'ho cominciato anch'io, ho letto i primi 4 capitoli.
Sto leggendo l'e-book, l'incipit è uguale.

Trovo lo stile molto datato, con utilizzo di termini desueti, com'è ovvio che sia dato che è stato scritto nel 1869. Ma quello che mi ha lasciato più stupita è che inizia le frasi in prima persona singolare e poi declina il verbo in terza persona singolare. Ad esempio: "Io era nato con passioni eccezionali." Non "io ero nato" ma "io era nato".
All'inizio tornavo indietro per rileggere la frase, pensando di aver capito male, poi ho pensato fosse un refuso, ma vedo che questo modo di scrivere si ripete continuamente. Come refusi sarebbero troppi! Forse all'epoca si scriveva in questo modo?


"Scrivere ciò che abbiamo sofferto e goduto, è dare alle nostre memorie la durata della nostra esistenza. Scrivere per noi per rileggere, per ricordare in segreto, per piangere in segreto. Ecco perchè scrivo."
Questa particolarità linguistica ha colpito anche me e mi ha ricordato Dante. Leggendo la Divina Commedia a scuola più volte avevo notato questo "Io avea...".:OO
Ad ogni modo lo trovo abbastanza lineare, pur con tutte le considerazioni linguistiche, e tutto il primo capitolo mi piace molto. ANch'io sono arrivata al quarto.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
A me questo stile di prosa non dispiace affatto, ho gusti piuttosto arcaici, direi paleolitici.:mrgreen:
La lettura scorre che è una meraviglia, non la trovo affatto pesante, sono arrivata al 13° capitolo.
La prima storia d'amore mi ha fatto riflettere sui molteplici motivi che possono portare all'innamoramento.
In fondo ognuno vede nel riflesso dell'altro una proiezione di se stesso, dei propri bisogni che derivano dal proprio vissuto.
 

qweedy

Well-known member
Mi ha fatto ridere vedere come corteggia Clara: "Io sono infelice, io sono malato, io soffro." Oddio, se un uomo giovane al giorno d'oggi provasse questo metodo di approccio, temo che la donzella fuggirebbe a gambe levate!
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Ma il protagonista aveva capito che Clara a quelle parole di aiuto avrebbe ceduto.
In realtà Giorgio e Clara sono due persone perfettamente compatibili, l'uno corrisponde esattamente a ciò che cerca l'altro.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Il 14° capitolo è emblematico secondo me.
Mi è piaciuto molto.
Qui l'attrazione nasce per motivi contrari.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Sono arrivata al 25° capitolo. La lettura è scorrevolissima e, nonostante la prosa arcaica, il racconto di Giorgio si dipana velocemente e tiene avvinti. Personaggio singolare quello di Fosca, non voglio spoilerare nulla ma si potrebbe dire e analizzare tanto su di lei e sul suo modo singolare di pretendere attenzione.
E anche Giorgio è un personaggio molto sfaccettato... per ora non mi piace molto, mi sembra un egoista e un debole... vedremo come evolverà.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Il gruppo dei cosiddetti scapigliati riprese, enfatizzandoli, alcuni temi del Romanticismo. E tra quelli scelse i più estremi; l’amore, deliziosamente incompiuto e sofferente, fu tra questi.

Le prime pagine di questo romanzo potrebbero essere letti come una sorta di manifesto della Scapigliatura. Si ama in un attimo. E, altrettanto velocemente, si perde l’amata a causa di quei meccanismi sociali, tanto ripudiati dall’autore al punto da farne l’esatto contrario della pacificazione spirituale.

Tarchetti era un antimilitarista convinto, cosa che per il XIX secolo era quasi sinonimo di vilipendio all’amor di patria. Qui il protagonista perde, compiacendosene, la propria amata – Clara – perché richiamato alle armi. Da lontano le scrive lettere disperate, estreme, quasi contrarie alla vita e alle regole convenzionali sull’amor sublime, che si fa anch’esso abietto e disperato.
 

qweedy

Well-known member
Finita la storia d'amore con Clara, senza neppure troppa disperazione secondo me, vediamo ora Fosca. Bella la scelta dei nomi, Clara, cioè Chiara, la positività e la luce dell'amore, e Fosca, che già dal nome si preannuncia oscura e tenebrosa.

Poichè il Tarchetti scrisse anche delle poesie, vorrei dedicarvi queste sue rime:

Non cantar le canzoni del passato


In queste non cantar splendide stanze

le canzoni dei nostri anni primieri;

ogni già udita nota

dei giovanili affanni, e dei piaceri

risveglieria le dolci ricordanze:

Sui dì non soffermarmi

che a lungo ancora rimembrar mi è dato:

sul festoso liuto

non cantar le canzoni del passato.



Quando la luna in mezzo al cielo splende,

e inargenta le valli e le pianore,

vieni, e alla bianca luce

cantami le canzoni dell'amore.

Ogni nota che all'anima discende

un nuovo affanno attuta:

ma quando irride a noi lo spensierato

degli apati sogghigno,

non cantar le canzoni del passato.

("Il Presagio", 1868)
 

qweedy

Well-known member
Anche questa poesia è sua:


Angeli e farfalle

Una vaga fanciulla in un giardino

un bruco avea trovato:

quant'era bello! avea 'l capo azzurrino,

gli occhi di perle e un mantel di broccato;

dentro un calice assiso,

vivea di fior, di rose e di narciso.



Da crudel morbo la fanciulla oppressa,

del suo gioir beato

il dolce filo, e di sua vita istessa

sapea che presto esser dovea troncato.

Poveretta! il sapea;

e spesso al bruco il mesto suon dicea:



Gentil amico a porgermi un saluto,

allor che avrai mutato

in ali di smeraldo e di velluto

quel tuo verde mantello di broccato,

verrai sulla mia croce

forse udrò dalla tomba la tua voce.



Quanto diversa vece e più pietosa

a te natura ha dato!

Tu tornerai su quel cespo di rosa

in farfalla bellissima mutato;

Io di costì partita

riviver potrò d'un'altra vita?



Morì la mesta e se ne afflisse il verme;

tre giorni ha lagrimato,

poi si pose per via solo ed inerme

e un'estate e un autunno ha camminato;

finché dal tempo affranto,

giunse vecchio e canuto al campo santo.



Ma lo spirto di lei più non vi trova,

che, in un angelo mutato,

era salito a un'esistenza nuova

il bruco ritornò farfalla al prato,

e là si giacque estinto,

...Rinacque dopo un anno in un giacinto.



(pubblicata nel 1868 in un giornale di moda)
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Attenzione, possibile spoiler

Sono al Cap. 35. Dopo aver conosciuto meglio Fosca tramite un racconto della sua vita che lei stessa ci fa, abbiamo modo di riflettere su due tipi di amore: quello di Clara, certamente intenso, più sano, ma meno profondo, non totale; e quello di Fosca, malato, ossessivo, viscerale, totalizzante. E continuiamo a vedere come Giorgio sia in balia degli eventi e non riesca (o non possa) sbloccare la sua situazione. Proprio quello di Giorgio, in effetti, si sta rivelando a mio parere il personaggio più controverso dell'intera vicenda.
 

qweedy

Well-known member
Sono arrivata al capitolo XXX. Anche a me non piace molto Giorgio, mi sembra debole di carattere.

Non mi è chiaro se questo libro si ispira a vicende veramente accadute all'autore, o se è tutta fantasia. Controllando la sua biografia, mi pare che si sia ispirato a vicende che veramente gli sono accadute.

“L'amore è la fusione e la conciliazione di due egoismi che si soddisfano a vicenda.”

“Temo immiserire il valore e l'aspetto delle mie passioni, tentando di manifestarle; temo obbliarle tacendole.”


“Dei nostri dolori noi siamo superbi e gelosi, noi li amiamo, noi li vogliamo ricordare. Sono essi che compongono la corona della vita.”
 
Ultima modifica:

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Eh... va beh, ho finito. Mea culpa: ho troppo tempo libero e sono molto veloce. Pubblico il commento in PB, ma non qui: vi aspetto, voglio commentarlo con voi. In ogni caso mi è piaciuto molto.
In definitiva ciò che emerge soprattutto è la dicotomia tra passione e razionalità: amo ciò che mi sono convinto di dover amare e ho repulsione per ciò che secondo la mia prima idea dovrei repellere. Ma l'amore ha poco da spartire con la razionalità e, in una lotta impari, non è affatto certo chi vincerà...
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Zingaro tranquillo, io sono al capitolo 15°.
@estersable vai veloce come un treno! :paura:

:)

@Ondine ti ricordi l'articolo sulla lettura dei non vedenti sul giornalino? Ecco uno dei vantaggi di usare la sintesi vocale: velocità superiore al normale che tuttavia non deteriora la godibilità della lettura! Però mi rendo conto che non sono molto "di compagnia" nei gruppi :)
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Non preoccuparti estersable, a volte poi un libro prende talmente tanto da essere divorato ed è un peccato frenare questa passione.
Sono contenta che ti sia piaciuto.
 
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