Ondine
Logopedista nei sogni
Amedeo Modigliani conobbe molte donne durante la sua breve vita, ma solo con quattro di esse ebbe una storia di una certa importanza: Beatrice, Simone, Lunja e Jeanne.
Naturalmente ad ognuna di esse il pittore ha fatto dei ritratti.
Beatrice Hastings:
Donna seduta davanti ad un caminetto
A Montparnasse Modigliani frequentava la trattoria di Rosalie, in rue Campagne-Première, dove approfittava della cordialità di una un'ex-modella italiana che si accontentava di disegni su carta in pagamento dei pasti. Disegni che spesso venivano utilizzati per accendere il fuoco o venivano gettati via, ignorando naturalmente il valore che avrebbero in seguito acquistato.
Un giorno, nell’estate del 1914, si sedette davanti a lui un personaggio altrettanto strano seppure in un modo diverso, Beatrice Hastings. Lui aveva 30 anni, lei 35. La gente del quartiere la chiamava “la Lady” per la sua aria maestosa o “Lady Virago” per il caratterino (da prendere con le pinze, ammetteva lei stessa). Bella, ricca ed eccentrica, girava con immensi, inverosimili cappelli gremiti di fiori. Una volta era arrivata con un canestro pieno di anatre vive. Faceva la corrispondente per un giornale socialista inglese, New Age, alternando diversi pseudonimi, ma era piena di talenti: scriveva poesie, dipingeva, suonava e cantava.
Quel giorno fissò irritata quello che le sembrava uno dei tanti bohémiens del quartiere: «Non sapevo chi fosse. Lo trovai brutto, feroce e ingordo».
Quando lo rivide, al Café La Rotonde, il caldo era intenso e Modì – come lo chiamavano gli amici giocando sull’assonanza con maudit, “maledetto” in francese – faceva i suoi soliti numeri. Si sedeva al tavolino di sconosciuti senza chiedere il permesso. Si presentava perentoriamente: «Modigliani, pittore ed ebreo». Faceva loro il ritratto, lo firmava, poi glielo offriva in cambio di un bicchiere di vino.
Quella volta era rasato con cura e l’aveva salutata galantemente sollevando il cappello, arrossendo, e Beatrice si accorse di quanto fosse affascinante. Quando l’aveva invitata a vedere le sue opere, non si era fatta pregare. Teneva molto a esibire l’indipendenza sessuale: era stata amante di Katherine Mansfield e le piaceva che la gente parlasse delle sue molteplici conquiste tra i due sessi.
Hastings era il cognome del primo marito, un boxeur: il vero nome era Emily Alice Haig. Figlia di un padre facoltoso, aveva studiato per tre anni a Oxford, prima di impegnarsi in una serie di cause, dal femminismo all’abolizione della pena di morte e alla riforma del sistema penale. Discepola di una nota occultista, Helena Blavatsky, era anche un’ottima medium.
«Non si fonda una famiglia con Beatrice!» proclamava il poeta Max Jacob, che l’aveva introdotta nella bohème. Eppure nei primi tempi sembrava che il nuovo amore avesse strappato il pittore alle sue abitudini. Aveva smesso di bere e si era installato nell’appartamento dell’amata. Poi lentamente aveva ricominciato e, quando era ubriaco, diventava molto aggressivo. Inoltre hashish e oppio potenziavano l’effetto del vino su quel fisico debilitato e provato dalla tubercolosi.
Però Beatrice non era tipo da subire: aveva iniziato a bere pesantemente e spesso tra i due scoppiavano violente liti. Ma quando lei voleva andarsene, lui si buttava davanti al suo taxi o si aggrappava ai suoi abiti. Le loro scenate nei locali pubblici – lui era geloso – erano innumerevoli e plateali. Una volta, provato dalla sfrenata civetteria di Beatrice, Modì aveva cercato di entrare in casa, senza riuscirci, poi aveva cominciato a gridare: «Denaro! Denaro per andare a ubriacarmi!».
C’erano però momenti di tregua come la sera in cui l’artista, vedendo la compagna scontenta del suo modesto abito nero, le aveva disegnato direttamente sulla stoffa magnifici fiori colorati. Poco dopo però la fissava con sguardo feroce, ubriacandosi, mentre ballava con degli sconosciuti. Per difendersi dalle accuse di quanti sostenevano che fosse lei a spingere Modigliani verso gli stravizi, la Hastings cominciò a scrivere un racconto in cui, sotto il nome di Minnie Pinnikin, ricostruiva il loro tormentato rapporto.
Si erano lasciati male, nel 1916, e anche il loro ultimo incontro era destinato a essere burrascoso. L’anno seguente, durante un festeggiamento in onore di Georges Braque, reduce da una trapanazione del cranio per una ferita di guerra, Beatrice si era presentata con il nuovo amante, un giovane scultore italiano, Alfredo Pina. Quando Modì – non invitato e ubriaco come al solito – si era presentato e aveva iniziato a sussurrarle all’orecchio versi di Dante, il suo “successore” l’aveva minacciato con una pistola. Dopo un rapido “pugilato”, la padrona di casa aveva spinto Modì all’uscita, ma la porta era chiusa e la chiave era scomparsa. L’aveva fatta sparire Picasso e solo Matisse riuscì a farsela ridare, mettendo in salvo Modigliani. Di quel tumultuoso amore restano però 14 meravigliosi ritratti.
Dopo una relazione finita male con l’autore de Il diavolo in corpo, il giovanissimo Raymond Radiguet, Beatrice tornò in Inghilterra dove ebbe principalmente relazioni saffiche. Nessuno si accorse della sua morte, nel 1943: si suicidò col gas, in compagnia del suo topolino bianco, dopo avere bruciato ogni lettera.
Naturalmente ad ognuna di esse il pittore ha fatto dei ritratti.
Beatrice Hastings:
Donna seduta davanti ad un caminetto
A Montparnasse Modigliani frequentava la trattoria di Rosalie, in rue Campagne-Première, dove approfittava della cordialità di una un'ex-modella italiana che si accontentava di disegni su carta in pagamento dei pasti. Disegni che spesso venivano utilizzati per accendere il fuoco o venivano gettati via, ignorando naturalmente il valore che avrebbero in seguito acquistato.
Un giorno, nell’estate del 1914, si sedette davanti a lui un personaggio altrettanto strano seppure in un modo diverso, Beatrice Hastings. Lui aveva 30 anni, lei 35. La gente del quartiere la chiamava “la Lady” per la sua aria maestosa o “Lady Virago” per il caratterino (da prendere con le pinze, ammetteva lei stessa). Bella, ricca ed eccentrica, girava con immensi, inverosimili cappelli gremiti di fiori. Una volta era arrivata con un canestro pieno di anatre vive. Faceva la corrispondente per un giornale socialista inglese, New Age, alternando diversi pseudonimi, ma era piena di talenti: scriveva poesie, dipingeva, suonava e cantava.
Quel giorno fissò irritata quello che le sembrava uno dei tanti bohémiens del quartiere: «Non sapevo chi fosse. Lo trovai brutto, feroce e ingordo».
Quando lo rivide, al Café La Rotonde, il caldo era intenso e Modì – come lo chiamavano gli amici giocando sull’assonanza con maudit, “maledetto” in francese – faceva i suoi soliti numeri. Si sedeva al tavolino di sconosciuti senza chiedere il permesso. Si presentava perentoriamente: «Modigliani, pittore ed ebreo». Faceva loro il ritratto, lo firmava, poi glielo offriva in cambio di un bicchiere di vino.
Quella volta era rasato con cura e l’aveva salutata galantemente sollevando il cappello, arrossendo, e Beatrice si accorse di quanto fosse affascinante. Quando l’aveva invitata a vedere le sue opere, non si era fatta pregare. Teneva molto a esibire l’indipendenza sessuale: era stata amante di Katherine Mansfield e le piaceva che la gente parlasse delle sue molteplici conquiste tra i due sessi.
Hastings era il cognome del primo marito, un boxeur: il vero nome era Emily Alice Haig. Figlia di un padre facoltoso, aveva studiato per tre anni a Oxford, prima di impegnarsi in una serie di cause, dal femminismo all’abolizione della pena di morte e alla riforma del sistema penale. Discepola di una nota occultista, Helena Blavatsky, era anche un’ottima medium.
«Non si fonda una famiglia con Beatrice!» proclamava il poeta Max Jacob, che l’aveva introdotta nella bohème. Eppure nei primi tempi sembrava che il nuovo amore avesse strappato il pittore alle sue abitudini. Aveva smesso di bere e si era installato nell’appartamento dell’amata. Poi lentamente aveva ricominciato e, quando era ubriaco, diventava molto aggressivo. Inoltre hashish e oppio potenziavano l’effetto del vino su quel fisico debilitato e provato dalla tubercolosi.
Però Beatrice non era tipo da subire: aveva iniziato a bere pesantemente e spesso tra i due scoppiavano violente liti. Ma quando lei voleva andarsene, lui si buttava davanti al suo taxi o si aggrappava ai suoi abiti. Le loro scenate nei locali pubblici – lui era geloso – erano innumerevoli e plateali. Una volta, provato dalla sfrenata civetteria di Beatrice, Modì aveva cercato di entrare in casa, senza riuscirci, poi aveva cominciato a gridare: «Denaro! Denaro per andare a ubriacarmi!».
C’erano però momenti di tregua come la sera in cui l’artista, vedendo la compagna scontenta del suo modesto abito nero, le aveva disegnato direttamente sulla stoffa magnifici fiori colorati. Poco dopo però la fissava con sguardo feroce, ubriacandosi, mentre ballava con degli sconosciuti. Per difendersi dalle accuse di quanti sostenevano che fosse lei a spingere Modigliani verso gli stravizi, la Hastings cominciò a scrivere un racconto in cui, sotto il nome di Minnie Pinnikin, ricostruiva il loro tormentato rapporto.
Si erano lasciati male, nel 1916, e anche il loro ultimo incontro era destinato a essere burrascoso. L’anno seguente, durante un festeggiamento in onore di Georges Braque, reduce da una trapanazione del cranio per una ferita di guerra, Beatrice si era presentata con il nuovo amante, un giovane scultore italiano, Alfredo Pina. Quando Modì – non invitato e ubriaco come al solito – si era presentato e aveva iniziato a sussurrarle all’orecchio versi di Dante, il suo “successore” l’aveva minacciato con una pistola. Dopo un rapido “pugilato”, la padrona di casa aveva spinto Modì all’uscita, ma la porta era chiusa e la chiave era scomparsa. L’aveva fatta sparire Picasso e solo Matisse riuscì a farsela ridare, mettendo in salvo Modigliani. Di quel tumultuoso amore restano però 14 meravigliosi ritratti.
Dopo una relazione finita male con l’autore de Il diavolo in corpo, il giovanissimo Raymond Radiguet, Beatrice tornò in Inghilterra dove ebbe principalmente relazioni saffiche. Nessuno si accorse della sua morte, nel 1943: si suicidò col gas, in compagnia del suo topolino bianco, dopo avere bruciato ogni lettera.