Riccarelli, Ugo - Stramonio

Trillo

Active member
Dalla quarta di copertina:

"Seduto sul davanzale di un ospedale, un uomo parla a due piccioni e racconta una storia, così come avrebbe fatto il «signor Hrabal»: e noi, come i due ignari volatili, ascoltiamo srotolarsi i fatti e le ragioni di un ragazzo minuto, un Candido che cerca disperatamente la sua maturità tra una serie di abbandoni e di insuccessi fino al suo primo e tanto desiderato lavoro: lo spazzino. Così, sotto l’insegnamento del suo caposquadra - il burbero e anarchico Lupo - e attraverso le loro mille comiche e tragiche avventure, assistiamo a una educazione alla vita compiuta attraverso la pulizia di una città.
Stramonio guarda il mondo dalla parte di chi perde, di chi non è sotto i riflettori del successo o del potere, ma si fa strada nella vita alla luce di un fiammifero."


Commento:

Questo libricino è il primo che leggo di Riccarelli, e si è rivelato una bella sorpresa. La scrittura è molto semplice e scorrevole ma incisiva, i personaggi sono pochi ma ognuno ha le sue precise caratteristiche. Lo scrittore non si sofferma più di tanto nel presentarci i personaggi o nel descriverci gli ambienti, non indaga a fondo gli stati d’animo né si porta molto oltre nello sviluppo delle varie situazioni presentate. Tuttavia i temi toccati sono tanti, profondi, sempre attuali, e questa scrittura così essenziale non si avverte come un difetto o un limite. Infatti, oltre a riflettere l’ingenuità e la semplicità del protagonista che narra la sua storia, risulta a mio parere molto significativa ed efficace nel suo intento. E’ un po' come se il libro lasciasse il segno di tanti puntini senza lasciare la traccia del percorso che li unisca, ma piuttosto curandosi che il numero e la disposizione dei puntini siano quelli giusti affinché possiamo essere noi stessi a partorire in prima persona in modo naturale e quasi automatico quella forma accennata dall'autore ma che risplenda della luce di una nostra nuova sensibilità verso l'uomo e il posto che gli è stato donato per vivere.

Da un punto di vista strettamente materiale, l’autore ci mostra in più riprese le diverse mansioni di cui si occupa un operatore ecologico, restituendo a questa figura professionale una dignità senza pari, la capacità di osservare e capire le persone da un punto di vista insolito, il coraggio di affrontare una realtà che nessuno di noi vuole vedere preferendo tenerla nascosta, e l’abilità di recuperarne comunque qualcosa di buono. Passando su un piano più concettuale, l'autore passa in rassegna i vari tipi di rifiuti, che non hanno solo la forma dell'immondizia che va dritta in discarica, ma possono essere anche persone considerate tali e trattate ancora peggio, possono assumere le sembianze di negazioni, abbandoni, discriminazioni di ogni tipo, o materializzarsi nella forma di parole e pensieri.
Su un piano puramente simbolico, il libro nella sua essenzialità sembra voglia mostrarci anche la semplicità con cui un piccolo gesto fatto con amore possa regalare un sorriso, restituire coraggio, risollevare l’umore; sembra suggerirci che a volte non è necessario fare troppe domande; sembra altre volte presentarsi come il simbolo del silenzio in cui si chiude ognuno di noi, o della nostra impotenza contro la corruzione e il menefreghismo di chi è ai piani alti della società. E allora sì, non sono necessarie troppe parole.

In tutto ciò, il libro riesce a farci affezionare subito ai personaggi, a farci sorridere, ad emozionarci e commuoverci fino all'amaro finale... Pagina dopo pagina noi lettori cresciamo insieme a Stramonio mentre si fa uomo grazie ai consigli dello zio Elio e soprattutto con gli insegnamenti del suo istruttore Lupo, imparando a vedere le cose con uno sguardo più profondo e consapevole, attraverso una prospettiva diversa, insolita ma molto istruttiva e incisiva.

"Nulla al mondo dipende da come finiscono le cose, ma tutto è soltanto desiderio, volere e anelito". Con questa frase presa a prestito da Hrabal Bohumil, l'autore ci mostra l'ostinazione e la determinazione di Stramonio nel suo non rassegnarsi mai nel trovare il suo posto nel mondo, nel suo portare avanti i suoi progetti senza mai lasciarsi calpestare da niente e da nessuno.
Questo libro, nel presentarci il ritratto di ciò che siamo diventati in una società consumistica come la nostra, ha il pregio di sensibilizzarci, di farci riflettere, di indurci ad un esame di coscienza, di indignarci, di renderci migliori, più civili, più umani. Quel percorso che unisce i puntini possiamo completarlo solo noi, con il nostro impegno, affinché prenda concretamente forma in una traccia tangibile che contribuisca a rendere il nostro mondo migliore, contro l’egoismo, la crudeltà, l’indifferenza, l’ipocrisia e l’insaziabilità dilaganti e a cui non ci si dovrebbe mai abituare, affinché "l’uomo sia di aiuto all'uomo".
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ho deciso di leggerlo in seguito alla recensione di Trillo. Conoscevo già l'autore per il suo romanzo premio Strega 2004, Il dolore perfetto, che mi era piaciuto molto e per Comallamore, ma da tanto volevo leggere altro. È inutile aggiungere parole dopo una recensione così esaustiva, mi limiterò a dire che è un libro scorrevole, sociale, poetico, pur trattando di spazzatura, e commovente.

A volte ci vuole più coraggio per parlare d'amore che per picchiare qualcuno, e con le parole bisogna essere cauti perché sono quelle che spiegano agli altri le cose. Allora bisognerebbe fare attenzione, così come ho imparato raccogliendo i rifiuti: anche con le parole si può fare immondizia e riempire il mondo di pensieri volgari, discorsi inutili, ragionamenti mozzati, roba da discarica immediata, parola di spazzino. Così sarebbe meglio il silenzio, che è più dignitoso di una risposta usata per riempire uno spazio.

Il dolore si vuole evitare invece io mi lasciavo cullare dentro quella specie di nido con un vuoto profondo, quasi fosse di fame ed ero felice e confuso, contento e triste, così come mai prima di allora mi ero sentito.

Penso che se un figlio ha bisogno, sua madre dovrebbe essere più forte e sapere cosa dirgli, se non altro per giustificare che molto tempo prima ha deciso di metterlo al mondo.
 
Alto