Galbraith, Robert - Bianco letale (Cormoran Strike 04)

estersable88

dreamer member
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Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c’è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott – una volta sua assistente, ora sua socia – seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l’indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt’altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell’ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell’agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi e non detti…

Ok, questo libro è il quarto di una delle saghe che leggerei ininterrottamente senza stancarmi, mi piace un sacco il detective privato Cormoran Strike ma soprattutto adoro e mi identifico molto in Robin Ellacott, la sua ex assistente ed ora socia… quindi sarò meno obiettiva del solito. Questo romanzo ha più di un difetto che io, per quanto appena sostenuto, sono ben pronta a perdorargli: non si può dire che sia incalzante, anzi tutt'altro… ha un'andatura costante che in più punti tende a rallentare, specie nelle fasi di stallo delle indagini che, per la verità, in questo caso sono particolarmente intricate. La trama è complessa, finora la più complessa fra le indagini uscite dalla penna di Robert Galbraith (Alias J. K. Rowling per chi ancora non lo sapesse): qualche buco o calo di tensione è quindi inevitabile in un romanzone di quasi ottocento pagine. Se l'ho letto in poco più di un giorno, però, qualcosa di buono ce l'avrà, no? Nonostante la staticità che lo fa somigliare ad un giallo più che ad un thriller, è scritto in modo fluido, minuziosissimo, con continui riferimenti all'ambientazione, alle strade di Londra, ai movimenti dei personaggi, tanto che davvero sembra di esser loro accanto mentre si svolge l'azione. Il caso affrontato da Strike e Robin, poi, stavolta ci offre la possibilità più unica che rara di entrare davvero nei corridoi del potere: due storie si intrecciano e si legano in queste pagine ed entrambe hanno a che fare con un anziano ed enigmatico ministro e con la sua strana famiglia. Ancora una volta Galbraith ci mette di fronte alla varietà della società inglese di oggi e alle lievi ma significative differenze che ci vengono qui sottoposte con lucida precisione e senza forzature. Ma ciò che, ancor più delle indagini, caratterizza questa saga è il particolarissimo rapporto tra i due protagonisti, Cormoran e Robin: si sono reciprocamente indispensabili ma non ammetteranno mai la loro importanza per l'altro. C'è, in entrambi, un continuo ritrarsi, non credersi abbastanza, non voler intralciare la vita dell'altro che li porta a non capirsi sempre, a vivere con sottintesi, non detti che impediscono loro di vivere a pieno l'amicizia… e magari di far nascere quel qualcosa in più che è nell'aria da sempre e che sono gli unici a non voler riconoscere.
Una saga che consiglio, che adoro e che spero continuerà a lungo.
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Questo libro è proprio quello che per me dovrebbe essere un giallo: pieno di piccoli indizi apparentemente inseriti per confondere gli investigatori, che poi, grazie allo sviluppato intuito di chi indaga, si svelano essere fondamentali per venire a capo di un piano complessissimo e molto ben architettato. È vero che in molti punti procede tutto lentamente, e Galbraith appartiene a quel tipo di autori che fa svelare al protagonista le proprie teorie solo alla fine, ma quando poi tutto viene fuori ci si può solo meravigliare per come l’autore abbia concepito e sviluppato una trama così intricata e allo stesso tempo credibile.
Forse perché ho sempre pensato che sia Strike che Robin avrebbero dovuto chiudere definitivamente con i rispettivi partner storici molto prima, ho vissuto le parti relative alle loro pene d’amore con un pizzico di irritazione e avrei preferito che fossero un po’ più snellite. Mi è certo dispiaciuto per loro, specialmente per Robin, ma sono stata molto contenta quando finalmente hanno deciso di voltare pagina, anche perché i loro compagni, soprattutto Matthew, sono troppo egoisti e possessivi. Il finale mi fa ben sperare, ma conoscendo entrambi so che il percorso verso l’ammissione dei propri sentimenti non sarà affatto facile, quindi non resta altro che attendere e capire se l’avere finalmente la strada sgombra da terzi faciliterà o meno le cose.
 
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