King, Stephen & King, Owen-Sleeping beauties

estersable88

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Dooling è una piccola città fortunata del West Virginia, con una splendida vista sui monti Appalachi e lavoro per tutti. È a Dooling, infatti, che qualche anno fa è stato costruito un carcere all’avanguardia destinato solo alle donne, che siano prostitute o spacciatrici, ladre o assassine, o ancora tutte queste cose insieme. Ed è una di loro, in una notte agitata, ad annunciare l’arrivo della Regina Nera. Per il dottor Norcross, lo psichiatra della prigione, è routine, un sedativo dovrebbe sistemare tutto. Per sua moglie Lila, lo sceriffo di Dooling, poteva essere un presagio. Perché poche ore dopo, da una collina lì vicina, arriva una chiamata al 911, ed è una ragazza sconvolta a urlare nel telefono che una donna mai vista ha ammazzato i suoi due amici, con una forza sovrumana. Il suo nome è Evie Black. Intorno a lei svolazzano strane falene marroni e sembra venire da un altro mondo. Lo stesso, forse, dove le donne a poco a poco finiscono, addormentate da un’inquietante malattia del sonno che le sottrae agli uomini. Un sonno dal quale è meglio non svegliarle. Anonymous Content (casa di produzione di True Detective e Mr. Robot in TV e di Revenant e Spotlight al cinema) si è assicurata i diritti di Sleeping Beauties, per farne una serie con la collaborazione di Stephen e Owen King.

E' difficile descrivere questo romanzo, spacciato per "favola nera", "ritorno in grande stile", "romanzo epico" eccetera, eccetera. E' difficile descriverlo perché, a fine lettura, le emozioni – nessuna delle quali positiva – sono tante: c'è la delusione per un libro che non sarebbe completamente da buttare, ma che avrebbe potuto essere molto, ma molto migliore; c'è la disillusione e anche un filo di sdegno per la lampante operazione di marketing che vede Stephen King associare il suo nome a quello del figlio Owen che non conoscevo prima di oggi, ma che evidentemente ha bisogno di pubblicità; c'è, però, soprattutto una potentissima, svilente noia. Ok, non tutte le ciambelle riescono col buco, anche se ti chiami Stephen King, però se una storia risulta appena accettabile dal punto di vista stilistico e per il resto è banale, prevedibile e noiosa, su 652 pagine queste sensazioni si spalmano meglio, si avvertono di più, la lunghezza fa da cassa di risonanza. Così un buco nell'acqua travestito da caso editoriale – che se fosse stato più breve si sarebbe potuto considerare un passabile incidente di percorso - diventa un libro da non consigliare assolutamente, né ai neofiti del Re, né ai suoi affezionati come la sottoscritta. Troppi personaggi, una lentezza esasperante, una trama sfruttata male e resa troppo poco inverosimile e priva di mordente, troppe troppe pagine… allungare il brodo a volte non serve, anzi è controproducente. Sarebbe potuto essere un buon libro, avrebbe potuto fornire molti spunti sul femminismo e sull'eterna diatriba uomo/donna, ma il tutto è affogato in una storia davvero mal gestita. Mi dispiace molto, ma stavolta King (Stephen) ha toppato… e non mi è venuta voglia di leggere il figlio.
 
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