Giudicato da Proust stesso "ciò che ho scritto di meglio", «La fuggitiva» o «Albertine scomparsa» (1925) chiude il dittico della ragazza di Balbec narrando il lutto del Narratore per la sua morte e il lento trascolorare della sofferenza nell'oblio, sullo sfondo di una Venezia insieme immaginata, rievocata e reale. Ispirato a un episodio autobiografico e permeato più di tutti di un potente erotismo, il penultimo libro della «Recherche» permette all'autore di approfondire il registro tragico dell'opera, indagando in profondità il dolore del mondo e dando il via a un percorso di autoanalisi che ha pochi pari nella storia della letteratura. (quarta di copertina)
Tra tutti quelli letti questo sesto tomo uscito postumo e anche non revisionato dall'autore è secondo me quello più complesso, quello meno letterario e più introspettivo, a volte così personale da intorcinarsi in frasi involute e contraddittorie. E' il romanzo della gelosia e dell'ossessione sulle tendenze sessuali di amici e amanti più che dell'amore come sentimento in sé ma anche della paura della solitudine. Solitudine legata anche alla memoria e all'oblio degli essere amati.
Tra tutti quelli letti questo sesto tomo uscito postumo e anche non revisionato dall'autore è secondo me quello più complesso, quello meno letterario e più introspettivo, a volte così personale da intorcinarsi in frasi involute e contraddittorie. E' il romanzo della gelosia e dell'ossessione sulle tendenze sessuali di amici e amanti più che dell'amore come sentimento in sé ma anche della paura della solitudine. Solitudine legata anche alla memoria e all'oblio degli essere amati.