Simenon, Georges

Ondine

Logopedista nei sogni
Roberto Alfatti Appetiti scrive così di Simenon:
Apprezzato da molti colleghi, rimangono memorabili gli entusiastici giudizi tributatigli da Hemingway, «se siete bloccati dalla pioggia mentre siete accampati nel cuore dell’Africa, non c’è niente di meglio che leggere Simenon, con lui non m’importava di quanto sarebbe durata», di Mauriac, «l’arte di Simenon è di una bellezza quasi intollerabile» e persino di Céline, che pure non era tenero verso i suoi contemporanei.
Ciò nonostante Simenon ha vissuto tutta la sua vita in una specie di purgatorio letterario, stretto tra i giudizi severi di una critica che, non perdonandogli di aver offerto il suo talento ad un genere minore quale quello noir, gli ha negato di varcare le soglie dell’Accademia, e un pubblico che ha divorato i suoi libri alla stessa frenetica velocità con cui lui li ha scritti.
Eppure non rinnegò mai Maigret, anche perché il commissario gli aveva procurato, insieme con la ricchezza, la possibilità di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, cui si applicò con passione, determinazione e una certa maniacale disciplina. Tutte le mattine si metteva al lavoro all’alba, armato di venti matite ben temperate e dodici pipe, la cui comune utilità era favorire la concentrazione ed evitare inopportune interruzioni.
L’importante era raccontare la storia tutto d’un fiato, senza stucchevoli formalismi. Si vantava di aver usato in tutto non più di duemila parole per scrivere i suoi libri. «Se c’è una bella frase, la taglio» rispondeva seccamente a chi ne criticava la scrittura troppo asciutta ed essenziale, e aggiungeva: «io sono un artigiano e ho bisogno di lavorare con le mie mani. Mi piacerebbe intagliare i miei romanzi in un pezzo di legno».


Ho scoperto da poco la curiosità per questo scrittore.
Alle superiori ho letto, non per diletto, "L'uomo che guardava passare i treni", e ne ho un ricordo troppo vago per scrivere una valida recensione (sono passati troppi anni :mrgreen:) ma ricordo che mi colpì l'atteggiamento passivo e depresso di Popinga (nome alquanto bizzarro e che non si può dimenticare) nei confronti della sua vita monotona e la sua voglia di evadere, questa attrazione per i treni e poi mi colpì nello specifico un passo del romanzo in cui il protagonista osservava sua figlia in attesa che lo sguardo di lei, così fisso, gli comunicasse qualcosa che lo sorprendesse ma non accadde.
Vorrei rileggerlo così come vorrei avventurarmi nelle atmosfere noir di questo scrittore molto concentrato sugli aspetti psicologici dei personaggi.
 

isola74

Lonely member
A me piace tantissimo. Scrive con semplicità ma va nel profondo dell'animo umano.
Adoro sia la serie di Maigret che gli altri romanzi. Ha scritto tantissimo, e questo è un bene :)

Ti consiglio, oltre al commissario, alcuni tra quelli che mi sono piaciuti di più: Il gatto, Tre camere a manhattan, L'orologiaio di Everton e La camera azzurra.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
"Tre camere a Manhattan" lo sto ascoltando mentre dopo comincerò a leggere "Il grande Bob" di cui ho trovato il pdf. :)
 

qweedy

Well-known member
Ogni tanto leggo un Simenon qui e là, si casca sempre bene con lui.
A me è piaciuto moltissimo "La neve era sporca", è un Simenon inusuale.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Sapete consigliarmi un paio di romanzi tra quelli "non Maigret" dove la tematica sia l'ossessione?
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Non è difficile... direi che uno dei temi cari all'autore. Il primo che mi viene in mente se non lo hai ancora letto è La camera azzurra, altrimenti anche Lettera al mio giudice!
 
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