Van Dine, S. S. - Il mistero di casa Garden

estersable88

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Nono dei romanzi polizieschi di S.S. Van Dine, "Mistero in casa Garden" si distacca completamente dal classico giallo, inserendo degli elementi innovativi. Lo stile utilizzato sembra contraddire le regole del Credo dello scrittore. E il finale è tra i più emozionanti e coinvolgenti tra quelli dei libri dello scrittore. Floyd, figlio di un famoso chimico, si riunisce con i suoi amici nell'attico di New York per ascoltare i risultati delle corse dei cavalli. Il detective Philo Vance riceve un messaggio anonimo con un invito a partecipare alla riunione il giorno in cui il cugino di Floyd, Swift, ha scommesso su un cavallo. Quel cavallo perde e lui si suicida, o almeno così sembra, perché ci sono tutti gli elementi che fanno credere il contrario facendo sospettare che ci siano molti lati oscuri che devono essere svelati. Eventi tragici, spazi che si comprimono e tempi che si dilatano, sono questi gli elementi che rendono il giallo un caso unico nel suo genere.

Sarà che non mi hanno mai interessato le corse dei cavalli o gli ippodromi, sarà che l'indagine si discosta leggermente dalle consuete procedure a cui ci ha abituato, ma questo è, senza dubbio, quello che mi è piaciuto meno tra i casi di Vance che ho letto finora. Sin da subito, infatti, l'ho trovato diverso, più confusionario e frettoloso degli altri. Un gruppo di amici – o presunti tali – sta seguendo le corse di cavalli dalla casa di Floyd Garden, uno di loro; improvvisamente si sente uno sparo e tutti pensano immediatamente che Swift si sia suicidato. Il morto è, in effetti, il giovane Swift, ma non si è suicidato, come tutti sembrano credere. Sebbene abbia già compreso il possibile assassino – e anche al lettore più attento qualche sospetto sarà venuto – Vance non può, non deve rivelarlo consentendogli di reagire e fuggire. Occorre mettersi al posto dell'assassino, agire come farebbe lui, usare la sua stessa astuzia se non un pizzico di più. A costo di ferire altre persone, Vance deve mostrarsi sospettoso e distante con tutti fino all'atto finale, quello in cui la tragedia si scopre e si definisce.
Pur essendo un buon giallo, questo nono libro delle indagini di Philo Vance mi è risultato meno coinvolgente, atipico, freddo; non ho provato quel senso di "casa" che si prova con gli autori che si conoscono, Van Dine compreso… è mancata, secondo me, la metodicità della parte iniziale. Un libro comunque da consigliare… però prima leggete altro di Van Dine: non è un autore facile e questo libro, se letto per primo, potrebbe sviare o annoiare – specie se non si conoscono i suoi metodi (anche se non lo credo). Leggete il giallo classico, non c'è solo la Christie, ci sono tanti autori anche poco conosciuti, ma interessanti… Van Dine è uno di questi.
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
A me questo Van Dine più sentimentale non dispiace per nulla: in passato avevamo già avuto prova di quanto Vance fosse sensibile e appassionato sotto l'apparente scorza dura, è stato dolce per una volta vedere questo suo lato in primo piano. Il caso è stato molto coinvolgente, il colpevole magari non era difficilissimo da intuire (anche se ammetto di essere caduta nella sua trappola per sviare i sospetti da sé), però ha toccato tanto il modo in cui Vance si è comportato per scovarlo e quanto lui avesse voluto sbagliarsi.
 
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