Wieringa, Tommy - Una moglie giovane e bella

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Edward è un quarantenne di successo, affermato virologo e «collezionista di prime volte» che passa da una donna all’altra come un eterno ragazzino. L’incontro con Ruth è una folgorazione: bella, vitale e appassionata come solo a vent’anni si può essere, con lei crede di aver vinto la sua battaglia contro il declino. Ma l’apparente trionfo si traduce in una lotta impari. Edward si accorge che sposandola non è affatto ringiovanito, anzi ha fatto invecchiare lei, e che lo scarto d’età rende ancora più evidenti e penosi in lui i segni del tempo. Uno scarto che è anche tra due mondi: lui ambizioso uomo di scienza che antepone ai sentimenti un razionale pragmatismo, lei idealista ipersensibile che non accetta i suoi test sugli animali e il suo rifiuto di capire la sofferenza. Quando il figlio che solo Ruth desidera trasforma la passione in un obbligo da espletare nei giorni utili, quando l’insicurezza diventa «tollerabile solo prendendo un’amante ancora più giovane», il castello comincia a sgretolarsi e le paure sfuggono al controllo, travolgendolo in una caduta che scardina ogni aspetto della sua esistenza. Come un moderno Giobbe o un eroe tragico dei nostri giorni, Edward si troverà a scoprire il vero significato della sofferenza. Precisa, ironica e tagliente come un bisturi, la penna di Tommy Wieringa indaga nelle sfumature più sottili la deriva di un rapporto e di un uomo alle prese con il potere e la fragilità, così vicino a ognuno di noi nella sua incapacità di rinunciare a se stesso. E si chiede che cos’è il dolore, se possiamo davvero capirlo senza prima averlo provato sulla nostra pelle.

“Era curioso, trovava Edward, come ci si abituasse in fretta alla follia di un altro”.
Questo romanzo è una raffinata variazione sul tema della solitudine.
È una novella, si lascia bere in poche ore, ma continua a bruciare sotto la pelle per giorni e giorni.
La vicenda in sé è fin troppo semplice, e forse nemmeno troppo importante: ciò che conta, qui, è in realtà ciò che rimane sospeso, quella desolante angoscia che, pagina dopo pagina, sprofonda il lettore in una spirale sempre più stretta, da cui è quasi impossibile liberarsi.
So che avrei voluto di più, molto di più.

So anche che l’ossigeno, durante la lettura, non era mai abbastanza.
 
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