Bolano, Roberto - Amuleto

velvet

Well-known member
Il 18 Settembre 1968, quando i reparti militari antisommossa entrarono nell’Università Nazionale Autonoma del Messico e portarono via tutti, Auxilio Lacoture, ragazza tuttofare di origine uruguaiana, si trovava nei bagni della facoltà di Lettere e Filosofia. Auxilio resiste per 13 giorni nascosta in quel bagno e in quel periodo di tempo ricorda, sogna, vede la sua vita di "madre della poesia Messicana". I ricordi dei suoi incontri con i poeti, dei suoi amori, le sue visioni si intrecciano rendendo difficile se non impossibile segnare un confine netto tra realtà e sogno.

Un libro molto bello, intenso, onirico e poetico, di non facile lettura ma che coinvolge subito dalle prime pagine. Attraverso il personaggio di Auxilio l'autore denuncia una storia straziante di sopruso e di violenza ma ancora di più grida la forza e l'urgenza della poesia, della letteratura dell'arte e più in generale del libero pensiero.

Ho trovato poi in rete che "il personaggio di Auxilio Lacouture, la "madre di tutti i poeti Messicani",è ispirato a Alcira Soust Scaffo, poetessa Uruguaiana andata a lavorare come maestra a Città del Messico. Alcira sopravvisse alla tragedia della 'mattanza di piazza Tlateloco', in cui migliaia di studenti in protesta vennero torturati dalle forze dell'ordine, al punto che, si dice, anche a mesi di distanza da questi tragici fatti, il colore del sangue era ancora visibile sulle strade e sui muri di piazza Tlateloco. Il governo messicano disse che 20 studenti persero la vita. Anni dopo, venne rivelato che morirono fra i 200 e i 300 studenti. Anche Alcira si trovava a piazza Tlateloco, manifestando assieme agli altri studenti. Sopravvisse alla mattanza rifugiandosi nei bagni del quarto piano del Dipartimento di Lettere e Filosofia."
 

estersable88

dreamer member
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Quando si apre la prima pagina di questo libro non si sa bene cosa aspettarsi, se la "storia di un crimine atroce" – come annuncia la protagonista nelle prime righe – o se una commedia dell'assurdo, come suggerirebbe l'incipit esuberante e quasi farsesco della stessa protagonista. In realtà, ciò che scorrerà davanti al lettore, sempre più intrigato dalla prosa viva, scoppiettante e tutta Sudamericana di Auxilio, è lo scorrere onirico, allucinato e soprannaturale di una vita – di tante vite – spaccate in due da una data: il 18 settembre 1968. È questo il giorno in cui i gruppi antisommossa dell'esercito hanno violato l'autonomia universitaria entrando di forza nell'Università di Città del Messico e, poco distante, compiendo una strage di studenti a Tlatelolco (la prima data è corretta, ma nella realtà i due avvenimenti non sono contemporanei: il massacro avvenne alcuni giorni dopo). È questo il giorno in cui Auxilio Lacouture, cittadina uruguayana di Montevideo arrivata in Messico come tuttofare e madre di tutti i poeti messicani, sentendo il tumulto esce dai bagni della facoltà di lettere e filosofia per farvi subito ritorno, intuendo che quello è l'ultimo baluardo della sua resistenza, che è in definitiva l'unico modo che ha per salvarsi. Vi rimane rinchiusa per dodici giorni, l'ardimentosa Auxilio, e si capisce che quell'esperienza scioccante costituirà il punto focale della sua intera vita e, conseguentemente, di quest'intero romanzo. In un crescente delirio, Auxilio rivivrà, in quei dodici giorni che vive come una notte perenne, tutto ciò che le è accaduto prima e tutto ciò che ancora deve accadere, in un continuo rimescolarsi di ricordi e visioni, incontri e conversazioni, eventi e disavventure. È come se per lei, dopo quell'esperienza, non ci fosse modo di ritornare indietro e tutto dovesse essere visto da quei bagni della facoltà di lettere, come in un filtro che condiziona il giudizio e la vita.
Ora, se Bolaño è criptico nei contenuti, nominando continuamente eventi e personaggi per lo più sconosciuti al lettore medio, è invece esplosivo nella scrittura: ci sono frasi, considerazioni, immagini evocate dalla protagonista che sarebbero degne di entrare in un quadro del miglior pittore surrealista. E in generale, l'intero romanzo è pervaso da una verve instancabile che genera bellezza e spinge a continuare la lettura pur, talvolta, brancolando nel buio della non conoscenza. Un libro da leggere, approfondire e rileggere, con una protagonista da conoscere che ci conduce – caotica e fluttuante – in una Città del Messico inedita, rarefatta e fantastica. Lettura consigliata agli audaci.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo è il mio primo libro di Bolano e mi sono trovata immersa in un mondo evanescente, a tratti allucinante, ma prepotentemente poetico.
Il fatto storico drammatico che dà l’avvio a questo breve ma intenso romanzo fa da sfondo alla vicenda personale di questa poetessa uruguaiana che, bloccata per dodici giorni nei movimenti del corpo, può solamente muoversi con la mente, con i suoi ricordi che si mescolano ai suoi nervi, l’eterna lotta tra corpo e mente che può dare forma ai sogni più dolci ma anche agli incubi più spaventosi, fatti ed immaginazione si fondono creando una nuvola magica dove la poesia è protagonista assoluta.
Questo romanzo è la dichiarazione d’amore dell’autore alla poesia, alla poesia nel suo significato più libero.
La brevità del romanzo, personalmente, ha reso il racconto molto incisivo, come un vortice che ti avvolge e dopo ti lascia senza forze ma con una sensazione di pace, come quando il fisico assorbe talmente tanta tensione insieme che subito dopo inevitabilmente e per contrasto raggiunge la calma che lo riequilibra interiormente.
Ecco queste pagine rendono molto bene la dimensione parallela che c’è tra mente e corpo.
 

ila78

Well-known member
Pescato per "Adotta un autore", devo ammettere Bolano mi incuteva parecchia soggezione. Diciamo che se non avessi avuto con me le mie compagne di lettura del GDL sarebbe stato un libro faticoso da portare avanti, non è assolutamente brutto, è che io per un mio limite personale, ho bisogno che il testo segua una trama definita e lineare, cosa che in "Amuleto" non c'è assolutamente, la vicenda è molto "onirica" e l'autore oltretutto, esattamente come succede nei sogni, mixa abilmente presente, passato, futuro della nostra Auxilio, aggiungiamoci poi il mio totale digiuno di vicende storiche Sudamericane e otteniamo un libro, bello, a tratti molto poetico ma che, forse, una testa diversa dalla mia avrebbe potuto apprezzare molto molto di più. Avevo detto che avrei letto qualcosa di più corposo ma per il momento passo. Credo che le 700 pagine de "I detective Selvaggi" siano fuori dalla mia portata. :wink:
Voto 3/5. Bene ma non benissimo, insomma.
 
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