244° MG - Diceria dell'untore di Gesualdo Bufalino

elisa

Motherator
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Lunedì 15 ottobre velvet ed io condivideremo la lettura di questo caso letterario degli anni '80 dato che l'autore aveva 61 anni quando fu pubblicato ed era il suo primo romanzo che ebbe un folgorante successo e ancora oggi viene considerato un caposaldo della letteratura italiana. Il fatto stesso che furono Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio a sostenerlo in questa avventura è già garanzia di qualità.

Tutti sono invitati a partecipare al piacere condiviso di questa lettura :)


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isola74

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Non è una lettura facile, ma è bella ed istruttiva. Buon divertimento:)
 

elisa

Motherator
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Incipit

O quando tutte le notti — per pigrizia, per avarizia — ritornavo a sognare lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe, strapiomba sul vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con esso l'estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi... Da che? Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l'impazienza a svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più rattratto entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio nient'altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell'imbuto, dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme).
 

elisa

Motherator
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Ho letto il primo capitolo e quello che mi colpisce subito è la raffinatezza ed eleganza del linguaggio. L'incipit è un volo poetico con quell'"O" iniziale che trovo bellissimo e unico. Poi ci sono termini che ho dovuto cercare sul vocabolario (con Bufalino non si può cercare su wikipedia :mrgreen:). Ad esempio scopro che latomia è una cava di pietra e particolarmente famose sono le latomie di Siracusa.
 

isola74

Lonely member
Ho letto il primo capitolo e quello che mi colpisce subito è la raffinatezza ed eleganza del linguaggio. L'incipit è un volo poetico con quell'"O" iniziale che trovo bellissimo e unico. Poi ci sono termini che ho dovuto cercare sul vocabolario (con Bufalino non si può cercare su wikipedia :mrgreen:). Ad esempio scopro che latomia è una cava di pietra e particolarmente famose sono le latomie di Siracusa.

sì, e io le ho visitate poco dopo aver letto il libro :)
io ne ho dovuti cercare diversi di vocaboli sul dizionario:mrgreen:, Bufalino ha una scrittura elegante e ricercata
 

velvet

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Anche io ho iniziato e certamente la cosa che colpisce di più è il linguaggio aulico e ricercato, sicuramente molto impegnativo ma anche piacevole nella sua eleganza.
Anche io ho cercato le latomie scoprendo che sapevo già cosa fossero ma l'avevo completamente dimenticato (l'età avanza...):mrgreen:

Drammatico e romantico il paragone della morte e della costante percezione della sua presenza con l'amore e la sensazione della presenza della persona amata.
 

elisa

Motherator
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La morte da affrontare nel pensiero di una persona malata in un sanatorio. Devastante nella sua complessità ed evidenza.

Lei era la meridiana che disegnava sul soffitto delle mie insonnie le pantomime del desiderio; lei, la tagliuola che mi mordeva il calcagno; il mare di foglie che il sole tramuta in brulichìo di marenghi; lei, la buca d'obice, l'in pace, le quattro mura di ventre dove nessuno mi cerca
 

velvet

Well-known member
Procedendo ho conosciuto il singolare personaggio del Gran Magro e poi i compagni di sventura al sanatorio, in una panoramica di ricordi che l'ironia rende ancora più tristi.
Tutti chi più chi meno rassegnati all'ineluttabile ma non per questo meno bramosi di segnali di vita dall'esterno: clandestini senza biglietto, contrabbandieri di vita.

Ho letto così poco ancora ma già si preannuncia un libro di rara bellezza.
 

velvet

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Sto procedendo. Bellissima la parte in cui racconta dei permessi per uscire in città, i tentativi e il desiderio di mescolarsi e confondersi tra gli altri, tra i sani, come morti tra i vivi.
 

elisa

Motherator
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Procedendo ho conosciuto il singolare personaggio del Gran Magro e poi i compagni di sventura al sanatorio, in una panoramica di ricordi che l'ironia rende ancora più tristi.
Tutti chi più chi meno rassegnati all'ineluttabile ma non per questo meno bramosi di segnali di vita dall'esterno: clandestini senza biglietto, contrabbandieri di vita.

Ho letto così poco ancora ma già si preannuncia un libro di rara bellezza.

Il Gran Magro ​l'ho incontrato anche io, splendido per come lo descrive
 

elisa

Motherator
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Il Gran Magro è fantastico, libero di pensiero e di parola in maniera creativa!


Un esempio della raffinata e suggestiva scrittura:

" Fermati", gridavo "madre mia, ragazza, colomba", mentre sentivo il tozzo polpastrello del sonno che mi suggellava le palpebre bruscamente detumefarsi, dissiparsi in bolla di schiuma, in vischioso collirio di luce. Soltanto in quell'istante, riaprendo gli occhi, capivo d'avere ancora una volta giocato a morire, d'avere ancora una volta dimenticato, o sbagliato apposta, la parola d'ordine che mi serviva.
 

elisa

Motherator
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capitolo VIII

Naturalmente durante la lettura viene in mente un altro grande romanzo ambientato in un sanatorio, La montagna incantata. Particolare che mi ha colpito vista la provenienza geografica, Padre Vittorio è originario di Cividale del Friuli, chissà come mai è capitato in Sicilia per le sue cure.
 

velvet

Well-known member
Fantastico miscuglio di ironia e cinismo lo spettacolo organizzato dal Gran Magro in cui il nostro protagonista vede per la prima volta Marta definita poi, dopo le commissionate indagini, "doppiamente intoccabile".

Hai notato Elisa come il Gran Magro viene identificato come un "secondo Cottard" con riferimento a Proust? Il nostro Marcel ritorna sempre a farci visita... :)


E' comunque la morte la protagonista di tutte le pagine:
L'attesa della morte è una noia come un'altra e che si nutre di pompe assai più della morte stessa.
 

elisa

Motherator
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sì velvet, credo che Bufalino debba molto a Proust, anche per la ricerca stilistica. La scrittura viene definita barocca e in effetti è molto ricca e suggestiva, ma non appesantisce secondo me la lettura, anzi la rende ancor più affascinante. Tantissime le citazioni che sarebbero da segnalare. Una su tutte:

Oh sì, furono giorni infelici, i più felici della mia vita.
 

velvet

Well-known member
sì velvet, credo che Bufalino debba molto a Proust, anche per la ricerca stilistica. La scrittura viene definita barocca e in effetti è molto ricca e suggestiva, ma non appesantisce secondo me la lettura, anzi la rende ancor più affascinante. Tantissime le citazioni che sarebbero da segnalare. Una su tutte:

Oh sì, furono giorni infelici, i più felici della mia vita.

Sono d'accordo. Le prime pagine le ho dovute rileggere per addentrarmi bene in questa scrittura e per concentrarmi sul significato. Poi da lì in poi ho tovato questo linguaggio barocco e ricercato molto piacevole.
 

elisa

Motherator
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E' un romanzo che è tutta una citazione, questa è bellissima, ad esempio quel "detumefarsi" mette i brividi di piacere in un lettore come me alla ricerca dell'emozione della parola, ma anche "il tozzo polpastrello del sonno" mi ha colpito e non me lo tolgo dalla mente come immagine:

"Fermati," gridavo "madre mia, ragazza, colomba", mentre sentivo il tozzo polpastrello del sonno che mi suggellava le palpebre bruscamente detumefarsi, dissiparsi in bolla di schiuma, in vischioso collirio di luce. Soltanto in quell'istante, riaprendo gli occhi, capivo d'avere ancora una volta dimenticato, o sbagliato apposta, la parola d'ordine che mi serviva.
 

velvet

Well-known member
Capitolo VIII

Il racconto in questo capitolo del ritorno al suo paese è stato uno dei punti più belli finora a parer mio, rende perfettamente e con la consueta eleganza la sensazione di sentirsi estraneo a casa propria, non ritrovare più quello che si è lasciato pur essendo tutto uguale.

Mille e mille ricordi mi facevano la posta in veste di mendicanti o sicari, non c'era verso di liberarsene.
 
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