Ferracuti, Angelo - La metà del cielo

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Dentro la piccola comunità di un borgo dell’Italia centrale, dentro l’incombente senso di vuoto che segue la stagione felice dell’amore e dell’impegno politico, dentro le piccole cose della vita famigliare entra la grandezza devastante della morte. Patrizia, la moglie di Angelo, muore a soli 42 anni. Lui, ossessionato dai fallimenti, economici e morali, si muove incerto nel nuovo presente. Son passati dieci anni ma la memoria torna alla malattia, a come si è manifestata, a come ha dettato il suo protocollo. La narrazione mescola, per piani sfalsati, l’esperienza del dolore e quella della ricostruzione, l’apparire di una nuova figura femminile e l’asfissia provinciale, le fughe, i ritorni e la smemorante esperienza alcolica.
Angelo Ferracuti insegue con pazienza i fatti, la cruda cadenza dei fatti, torna alle forme del desiderio, dell’intesa, dei silenzi, e di una nuova ritrovata complicità. Siamo ospitati con garbo, senza patetismi, dentro una storia che diventa quasi nostra e che dice, fra strazio e calore, quanta vita c’è oltre lo strappo del vuoto.

Quella raccontata in queste pagine è una storia vera, una storia di vita vissuta intensamente, con il suo carico di fallimenti, piccole gioie, viaggi, vacanze, cene, liti, alcool, dolori… una vita, insomma. A raccontarcela, con il coraggio di chi ci è passato attraverso, è Angelo Ferracuti. Angelo e Patrizia si sono conosciuti da giovanissimi, grazie all'amore per il teatro; hanno condiviso la militanza politica, la convivenza, il matrimonio, due figlie – Eugenia e Lucrezia – e un sacco di altre esperienze positive e negative. Una, in particolare, li ha profondamente uniti dopo un lungo periodo di instabilità, la malattia di lei, il tumore che poi li avrebbe separati dopo una sofferenza immensa. Fiaccato, smarrito, disorientato dal dolore e dal vuoto, Angelo cerca di ricostruire la storia condivisa con Patrizia e le figlie, di tracciare un percorso di parole, emozioni, ricordi; lo fa nell'arco di dieci anni in cui ne analizza i contorni, la rimaneggia, la stravolge fino a giungere a questo libro, risultato di più di dieci anni di rielaborazione del dolore e del lutto. Oggi, al culmine del percorso di trasformazione ed accettazione di sé cominciato molti anni fa e che l'ha reso un'altra persona, Angelo Ferracuti ha una moglie con cui è felice, ha trovato il coraggio di ridare corso alla sua vita anche grazie a quel dolore, a quell'esperienza che non può dimenticare, ma con la quale deve imparare a convivere. La metà del cielo non è, com'è ovvio e prevedibile, un libro facile: non si legge a cuor leggero, non gli si possono affibbiare le solite frasi da recensori del tipo "è scorrevole", "si fa leggere" ecc. No, questa è una storia intrisa di dolore, calore, vita, che va interiorizzata – per quanto possibile -, presa a piccoli sorsi e soprattutto rispettata. Consiglio questa lettura? Sì, perché sebbene non sia facile, tocca uno dei due argomenti che inesorabilmente riguardano tutti noi: non la morte, ma la vita.
 
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