47° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Buongiorno,
siamo arrivati al 47° Poeticforum. La formula la conoscete, in sintesi proponete e poi commentiamo :mrgreen:
 

qweedy

Well-known member
La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.

Chandra Livia Candiani
 

Shoshin

Goccia di blu
Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.

Margherita Guidacci
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
La parola piangere

Un giorno tutti saremo felici.
Le lacrime, chi le ricorderà?
I bimbi scoveranno
nei vecchi libri
la parola “piangere”
e alla maestra in coro chiederanno:
“Signora, che vuol dire?
Non si riesce a capire”.
Sarà la maestra,
una bianca vecchia
con gli occhiali d’oro,
e dirà loro:
“Così e così”.
I bimbi lì per lì
non capiranno.
A casa, ci scommetto,
con una cipolla a fette
proveranno e riproveranno
a piangere per dispetto
e ci faranno un sacco di risate…
E un giorno tutti in fila,
andranno a visitare
il Museo delle lacrime:
io li vedo, leggeri e felici,
i fiori che ritrovano le radici.
Il Museo non sarà tanto triste:
non bisogna spaventare i bambini.
E poi, le lacrime di ieri
non faranno più male:
è diventato dolce il loro sale.
E la vecchia maestra narrerà:
“Le lacrime di una mamma senza pane…
le lacrime di un vecchio senza fuoco…
le lacrime di un operaio senza lavoro…
le lacrime di un negro frustato
perchè aveva la pelle scura…”
“E lui non disse nulla?”
“Ebbe paura?”
“Pianse una sola volta ma giurò:
una seconda volta
non piangerò”.
I bimbi di domani
rivedranno le lacrime
dei bimbi di ieri:
del bimbo scalzo,
del bimbo affamato,
del bimbo indifeso,
del bimbo offeso, colpito, umiliato…
Infine la maestra narrerà:
“Un giorno queste lacrime
diventarono un fiume travolgente,
lavarono la terra
da continente a continente,
si abbatterono come una cascata:
così, così la gioia fu conquistata”.

Gianni Rodari
 

Evy

Member SuperNova
Eccomiii
Questa poesia l'ho ritrovata ieri sera, sistemando un'agenda.


Lascio correre
Ti lascio parlare
Non so nulla di te.
Ti lascio la tua convinzione,
Il mio silenzio.
Le parole non servirebbero a niente.
Mentre l'aria porta via la delusione
Io sorrido alla tua finta ingenuità.
 

qweedy

Well-known member
Curioso, ognuna delle poesie contiene il vocabolo PAROLE, e anche il contenuto è dedicato al linguaggio, alla parola.
 

Shoshin

Goccia di blu
Una voce indimenticata e intensissima quella di Fourugh Farrokzad.
In Italia i suoi versi dolorosi e potenti sono stati raccontati nelle
meravigliose traduzioni di Domenico Ingenito.


Cade la notte
E dopo la notte, il buio
E dopo il buio
Gli occhi
Le mani
I respiri, i respiri…
E il rumore dell’acqua
Che gocciola dal rubinetto

Dopo due punti rossi
Due sigarette accese
Il tic-tac dell’orologio
Due cuori
E due solitudini

Forough Farrokhzad
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Una voce indimenticata e intensissima quella di Fourugh Farrokzad.
In Italia i suoi versi dolorosi e potenti sono stati raccontati nelle
meravigliose traduzioni di Domenico Ingenito.


Cade la notte
E dopo la notte, il buio
E dopo il buio
Gli occhi
Le mani
I respiri, i respiri…
E il rumore dell’acqua
Che gocciola dal rubinetto

Dopo due punti rossi
Due sigarette accese
Il tic-tac dell’orologio
Due cuori
E due solitudini

Forough Farrokhzad


In teoria dovremmo proporre una poesia a testa, ma siamo così pochi ... se gli altri sono d'accordo la lascio :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Iniziamo con la prima poesia sulla poesia :)

La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.

Chandra Livia Candiani
 

qweedy

Well-known member
Iniziamo con la prima poesia sulla poesia :)

La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.

Chandra Livia Candiani

Ci sono molte poesie che descrivono cosa sia la poesia: questa mi piace molto, vede la poesia come un tremito dell'umano, come un frammento di sentimento. La poesia accenna un battito, un fremito, aiuta ad attraversare il buio e già così è molto. Non è utile, ma è indispensabile. Esprime parole dopo una catastrofe, è il dono di un fulmine intuitivo, un lampo di futuro. Insegna a fermarsi e a perdere l'illusione del controllo, accoglie l'esitazione e la compassione.
 

Starling

Member
Se posso permettermi ne propongo una mia, recentissima:

La notte non ha frontiere
quando la corrente della paura
attraversa la mia mente:
è solo un enorme letto
di pietre aguzze e fredde
su cui il dolore pianta
il suo vessillo.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Iniziamo con la prima poesia sulla poesia :)

La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.

Chandra Livia Candiani

Una poesia che non riuscirei a commentare, forse lo farei se potessi emettere i suoi suoni: il boato del disastro, il rumore dei frammenti che cadono, gli uccellini che cinguettano mentre, passata la tempesta, la penna scivola sul foglio, oppure sensazioni come il tremore dell'anima. E' una poesia che evoca in me sensazioni pure, non razionalizzate, non spiegabili con le parole.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Propongo la seconda poesia :)

Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.

Margherita Guidacci
 

Starling

Member
Propongo la seconda poesia :)

Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.

Margherita Guidacci

Questa bella poesia (la chiusura è splendida) mi fa pensare ad una separazione temporanea, forse dovuta ad un viaggio oppure a qualcosa che è andato storto. Forse la relazione è finita (se la parola non detta è "addio") e ognuno attende di rinascere in una "futura estate". Non credo si tratti di una separazione amara, anzi, essa è stata accettata con maturità e in condivisione. Mi piace molto la semplicità delle parole e delle immagini, entrambe arrivano dritte al lettore.
 

qweedy

Well-known member
Mi piace moltissimo questa poesia, anche se nell'addio non detto io ci vedo una separazione più netta, probabilmente la morte.
Condivisa pienezza e gioia nascono dall'accettazione di quanto accaduto, come dice in un'altra sua poesia:
"E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno."

La religiosità del suo spirito, la sua infanzia e adolescenza vissuta solitaria tra adulti e anziani, con la vicinanza a malattia e morte («Avevo conosciuto prima lo sfiorire che il fiorire – scrive di sé Margherita Guidacci -, avevo veduto prima come si muore che come si vive, e nella vita ero entrata, per così dire, a ritroso, senza poter staccare lo sguardo dal termine che ci attende sulla terra, il disfacimento della carne»), la sua fede nella possibile salvezza in un "altrove", mi fanno immaginare che in questa poesia l'addio sia un addio definitivo, dove ascolta il silenzio dell'altra persona, e accetta la sua morte, confidando che dopo un tempo di attesa ci sia nell'aldilà un ritrovarsi felice.
 

Shoshin

Goccia di blu
Non violammo
la sacralità della morte con
parole terrene.
Il silenzio di quel giorno
preparava le nostre mani
all'incontro definitivo e ultimo.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.

Margherita Guidacci


Io la vedo come Starling, una relazione che finisce serenamente, quasi con gioia per ciò che ci si è dato e perché qualsiasi relazione forgia il nostro modo di essere e le gioie future, le "future estati". Che bella poesia.
 
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