Buongiorno,
siamo arrivati al 47° Poeticforum. La formula la conoscete, in sintesi proponete e poi commentiamo
siamo arrivati al 47° Poeticforum. La formula la conoscete, in sintesi proponete e poi commentiamo
Una voce indimenticata e intensissima quella di Fourugh Farrokzad.
In Italia i suoi versi dolorosi e potenti sono stati raccontati nelle
meravigliose traduzioni di Domenico Ingenito.
Cade la notte
E dopo la notte, il buio
E dopo il buio
Gli occhi
Le mani
I respiri, i respiri…
E il rumore dell’acqua
Che gocciola dal rubinetto
Dopo due punti rossi
Due sigarette accese
Il tic-tac dell’orologio
Due cuori
E due solitudini
Forough Farrokhzad
Iniziamo con la prima poesia sulla poesia
La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.
Chandra Livia Candiani
Se posso permettermi ne propongo una mia, recentissima:
La notte non ha frontiere
quando la corrente della paura
attraversa la mia mente:
è solo un enorme letto
di pietre aguzze e fredde
su cui il dolore pianta
il suo vessillo.
Iniziamo con la prima poesia sulla poesia
La poesia è una lingua straniera.
Di battiti, di tremiti, del sentire, del percepire.
Ma non è sentimentale.
È una lingua che riceve,
è la lingua del dopo-disastro.
Cosa resta dopo un disastro?
Dei pezzetti, dei frammenti.
Ecco cos'è la poesia.
È un non voler vincere con le parole.
È un non voler avere ragione.
La poesia può contenere questo tremito dell'umano,
perché va oltre i significati.
È una lingua del perdono.
Chandra Livia Candiani
Propongo la seconda poesia
Poiché non mi veniva nessuna parola
(la parola era "addio", ma non riuscivo a dirla)
ti ho dato il mio silenzio
ed ho ascoltato il tuo,
e non è stato un vuoto, ma condivisa pienezza
e ancora gioia, mentre accettavamo,
come la terra, un nostro tempo di neve,
bianco grembo d’attesa delle future estati.
Margherita Guidacci
Non violammo
la sacralità della morte con
parole terrene.
Il silenzio di quel giorno
preparava le nostre mani
all'incontro definitivo e ultimo.