245° MG - Il ciclope di Paolo Rumiz

qweedy

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Oggi iniziamo la lettura di "Il ciclope" di Paolo Rumiz. Se qualcuno vuole unirsi a me e Shoshin in questo viaggio, è il benvenuto!

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"Un'isola uncinata al cielo con le sue rocce plutoniche, attracco difficile, fuori dai tracciati turistici, dove buca il cielo un faro tuttora decisivo per le rotte che legano Oriente e Occidente. Paolo Rumiz, viandante senza pace, va a dividere lo spazio con l'uomo del faro, con i suoi animali domestici: si attiene alle consuetudini di tanta operosa solitudine, spia l'orizzonte, si arrende all'instabilità degli elementi, legge la volta celeste. Gli succede di ascoltare notizie dal mondo, e sono notizie che spogliano l'eremo dei suoi privilegi e fanno del mare, anche di quel mare apparentemente felice, una frontiera, una trincea. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, austero Ciclope si leva col suo unico occhio, veglia nella notte, agita l'intimità della memoria (come non leggere la presenza familiare della Lanterna di Trieste), richiama, sommando in sé il "gesto" comune delle lighthouse che in tutto il mondo hanno continuato a segnare la via, le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari è legato all'anima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nell'isola del faro si impara a decrittare l'arrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni che allarmano dei nuovi migranti, a trovare la fraternità silenziosa di un pasto frugale."
 

Shoshin

Goccia di blu
Il viaggio immobile



Inizio anche io oggi .
La mia antica passione per i Fari
trova ancora lo spazio di un libro
per nutrirsi.
 

qweedy

Well-known member
Mi credi? Non è mio questo racconto.
Me l'han dettato l'Ostro e la Nevera.


GIONA
"Era quella che si dice una nottataccia. Salivo per il sentiero a picco sul mare lottando con le raffiche, e nel buio dovevo badare a dove mettere i piedi. Da ovest arrivava il temporale, la folgore mitragliava un promontorio lontano simile a una testuggine. Ero sbarcato appena in tempo: con quel mare in tempesta non sarebbe arrivato più nessuno per chissà quanti giorni. Ero solo, non conoscevo la strada del faro e l'Isola era deserta. Miglia e miglia lontano, il resto dell'arcipelago era inghiottito dal buio e dalla spruzzaglia. Non una luce, niente."

Questo è l'inizio, ed è chiaro che la Natura ai massimi livelli è al centro di questo viaggio. Un viaggio immobile, su una piccolissima isola del Mediterraneo, esposta a tutti i venti, il cui nome però Rumiz non ha voluto rivelare, per preservarla intatta.
Continuo a rimanere affascinata dal modo di scrivere e descrivere di Rumiz, per me è il miglior scrittore italiano contemporaneo.

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Ho dovuto controllare, l'Ostro è il vento che spira da sud, mentre Nevera dovrebbe essere una ghiacciaia.
 

Shoshin

Goccia di blu
L'isola misteriosa...

L'isoletta misteriosa e il suo faro hanno hanno incuriosito
molti dei lettori di Rumiz.Al tempo dell'uscita del libro si scatenò
una vera e propria caccia all'Isola.E non importa che non ci fossero tesori
da scovare.
Per questo molti,dopo aver messo insieme i piccoli "indizi"che lo stesso
autore aveva sparso tra le pagine del suo bellissimo libro,pensarono che si trattasse di un piccolo lembo di terra posto in terra croata...



È qui che lo scrittore è giunto ad incontrare se stesso come mai prima?
 

Shoshin

Goccia di blu
"Dalla finestra vedo il capitano che scende verso la barca tra i nidi di gabbiani,gira oltre i ruderi di un'ex garitta,là dove la cresta dell'Isola prende un nome che vuol dire più o meno "lucertola",e scompare oltre il dosso..."

Esiste un punto sull'Isola misteriosa che è conosciuto con il nome di Salamndrija...

Questo libro va letto poche pagine per volta.
È come quel vento forte di bora che oramai
conosco bene e che mi costringe a fermarmi ogni due o tre passi...per trovare l'equilibrio e restare in piedi.
 

qweedy

Well-known member
Questo libro va letto poche pagine per volta.
È come quel vento forte di bora che oramai
conosco bene e che mi costringe a fermarmi ogni due o tre passi...per trovare l'equilibrio e restare in piedi.

Esattamente, meglio leggere un capitolo alla volta, non è un libro da leggere d'un fiato. Trasmette immagini forti, primordiali, raffiche di vento, di pioggia, di onde, di buio, di freddo, di luce, di solitudine, di immensità. Come ricondurre la vita allo stadio più essenziale, più frugale, in balia degli elementi. L'uomo e il mare.

"Dall'orlo della scarpata la torre si piegava verso di me, torcendo la sua possente struttura in pietra. Cercava l'intruso con l'unico occhio da ciclope."

"Sono nella macchina di luce, nella sua pancia, come Giona nella balena. La prima notte nel faro non è ancora finita, e il Ciclope si è già impossessato di me."

"Le piccole isole sono il paradigma delle contraddizioni. Le cerchi per scappare dal mondo, e il meteo ti sbatte al centro di un universo senza pace. Sono periferia e ombelico, “omfalos”. Vi si approda in cerca di un sogno, ma possono generare incubi e tremendi pensieri."

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Il re dell'isola è un asino guercio a cui piacciono i limoni e che Rumiz battezza Kyklops, Ciclope, perché come il faro ha un occhio solo.
 
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Shoshin

Goccia di blu
Il monile del Sud

Vado piano nella lettura,come si deve per forza fare nei tragitti sconosciuti che non offrono scorciatoie facili.
Sono giunta al capitolo intitolato Il Monile.
Durante un incontro al Salone del libro di Torino,Paolo Rumiz raccontò ,tra le altre cose bellissime di quel viaggio immobile,di una notte in cui,svegliandosi all'improvviso,si era trovato di fronte alla maestosità del cielo reso scintillante da migliaia di stelle pulsanti .
Dall'altezza di quel faro misterioso,posto sull'isola misteriosa,diademi di luce mai visti prima quasi penetrarono il vetro della finestra ...

Tra i lampi scintillanti ,li dove il cielo volgeva al Sud, ne scorse uno,sconosciuto ai suoi occhi.
Pensò si trattasse di qualcosa che lui non aveva mai visto prima per la differenza di latitudine dalla quale quella notte poteva immergere il suo sguardo curioso.
Il lampo sconosciuto aveva una forma di gancio,sembrava un monile,uno di quegli orecchini antichi che le donne indossano in serate speciali.
Desideroso di scoprire più cose sul monile del cielo,Rumiz si vesti e uscì dalla pancia del ciclope,per dirigersi verso la parte nord dell'isola misteriosa,alla ricerca di punti di riferimento noti al suo sguardo.
Aveva portato seco un planetario,ma la grande luce scintillante del cielo gli impediva di leggere.Si sentiva estasiato,accecato dalla meraviglia e dalla visione ...

Salendo i gradini in pietra della corazza di rocce chiamata Salamandrija ,immerso nei pensieri e nella impazienza di arrivare più a Nord possibile per scrutare meglio la volta celeste si rivolse al gancio nel cielo e gli disse"tu devi dirmi chi sei stanotte"

Poi gli venne in mente che quella forma di gancio avrebbe potuto essere come una coda...una coda di scorpione,e capì che quel gancio attaccato alla volta celeste rappresentava la Costellazione dello Scorpione,che si mostra soltanto a certe latitudini ,nel mese di Aprile.


...Manca poco all'alba .Lo Scorpione è tramontato da un'ora...Alle sei il cielo si richiude nelle nubi cancellando gli ultimi diademi.Chissà quando mai rivedrò lo Scorpione...



Davvero una lettura pelagica

 

qweedy

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Mi rendo conto, leggendo i libri di Rumiz, che mi perdo molto, perché la sua cultura è troppo vasta e molto mi sfugge, citazioni e riflessioni su argomenti che non colgo.

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Faro Finisterre - Bretagna

CASSANDRA
Curioso l'episodio dell'unica gallina rimasta, barricata in un pollaio grande e vuoto: Rumiz non capiva come mai ci fosse una sola gallina molto timorosa di mostrarsi. Ha capito poi che i gabbiani, non riuscendo a trovare abbastanza pesce in mare per sfamarsi, avevano decimato le galline.
"L'occhio della profetessa piumata grida al mondo che c'è un sistema che ci intontisce al preciso scopo di non farci capire che una cosca di predoni sta divorando il mondo. Dice che dietro alla guerra in Iraq, alla Siria, all'Ucraina, ai Balcani, dietro alle ondate dei profughi, agli -ismi e alle bandiere, alle nazioni e ai monoteismi, c'è quasi sempre quello svergognato accaparramento delle ultime risorse del Pianeta."

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Faro Fastnet - Irlanda

EGO ADRIATICUS SUM
Mi piace molto la definizione che dà di Mare Nostrum. Che non significa "il mare di nostra proprietà" ma "il mare di tutti coloro che lo abitano e, a prescindere dalla lingua, sono affratellati da un sentire comune."

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Faro di Pelagosa

"Mi dicevano "ti annoierai", e mi ritrovo a non avere un attimo di requie. "Che avrai da scrivere di un luogo in cui non succede nulla?" era l'altra obiezione che mi veniva fatta alla partenza. Ora scopro che i taccuini forse non mi basteranno."
 

Shoshin

Goccia di blu
Il Ciclope di Trieste



Paolo Rumiz viene da questa terra aperta, sferzata da venti
che penetrano dentro con parole sovrumane...
 

qweedy

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Come sono belli i fari!

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Capo di Leeuwin - Australia

“A chi, come me, è nato in Adriatico, non la darete a intendere che i fari più belli d’Europa stanno in Bretagna o Cornovaglia. Sappiatelo, voi che amate il mare e vi fate infinocchiare dalle foto che glorificano torri oceaniche assediate dai marosi. Il Mediterraneo non è da meno”

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Capo Spartivento

"Il loro urlo senza voce dice che in trent’anni il Mediterraneo si è svuotato del settanta per cento della sua ricchezza ittica."

"Chissà, se nelle reti i pesci gridassero – […] – forse capiremmo. Invece su tutto regna un silenzio che dà carta bianca al massacro. E nulla si fa per rimediare. Basterebbe una pausa di un anno, un anno solo, per ripopolare i fondali, ma i paesi rivieraschi se ne fottono, arroccati nei loro miserabili interessi nazionali, servi di un business che vuole il tutto subito e dei figli chi se ne frega."

"Ho anche la sensazione che il mare aperto lentamente disidrati i pensieri, renda superflua la sintassi, le spiegazioni, come se fosse vano comunicare l'incommensurabile.
Diventi come Ungaretti in trincea, digrigni parole sempre più scabre, sei trafitto da un raggio di sole, crocifisso a una costellazione, lì in mezzo al nulla.
Le tue giunture diventano stelle; gomiti, ginocchia, mani e piedi tracciano misteriosi segni zodiacali.
E soprattutto senti che è subito sera."
 

qweedy

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NAUFRAGHI
"Saranno le dieci di una notte stellata con vento di Borea, quando mi fa sobbalzare un colpo sul vetro della cucina.
Sto impastando acqua e farina per scaldare una pita e tappare il buco di una fame improvvisa. Mi pulisco le mani, apro la finestra e vedo la sagoma nera di due estranei con torcia elettrica che si sbracciano nel vento e cercano di dirmi qualcosa in inglese:
"Scusi, lei è del posto?"
Domanda strepitosa. Essere del posto su un'isola disabitata e lontana da tutto è un concetto terricolo che mi fa impazzire. Qui nessuno è del posto. All'ombra del Ciclope non si nasce né tantomeno si muore...."

Erano arrivati lì in barca, erano Cechi e avevano bisogno di aiuto, di una chiave numero 13 e una sega da ferro. Una richiesta difficile da soddisfare anche in una stazione di servizio dell'autostrada. Ma non sapevano che nella pancia del faro c'era un'officina ben fornita. E ottengono quanto chiedono.
Cercare una chiave in mezzo al mare, di notte, è davvero un atto di fede assoluto. Ma il mare riserva di queste sorprese.

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Bretagna Faro di Ar-Men, costruito su uno scoglio, l'Inferno degli Inferni

Leggendo dei risotti e delle verdure che Rumiz si cucinava al Faro, mi chiedo se è vegetariano.
 

qweedy

Well-known member
" Com'è andata?" chiedi. Loro rispondono:" bene", e poi basta. Ti restano lì in silenzio, a guardare il tramonto con una birra sul tavolo. Nessun entusiasmo, nessuna febbre nella voce. I grandi marinai conoscono bene questo misterioso ritegno, questo senso di inadeguatezza delle parole, davanti alla strapotenza della natura."

Stare per tre settimane senza Internet, senza telefono, senza televisione, hanno dilatato il tempo, le giornate sembravano lunghe il doppio, come fosse rimasto lì tre mesi.
Anche i pensieri, la scrittura, sono diventati più ermetici, acquistavano forza per sottrazione, come gli oggetti levigati dal mare. Di fronte a una natura così potente, le parole non bastano, si sta in silenzio.

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Faro di Cork


"Il mio mare è un cimitero di annegati. Lo è sempre stato, ma stavolta c'è qualcosa di nuovo, di tremendo: gli annegati bambini. Piccoli corpi che scompaiono nella notte senza un grido, sfuggendo alle mani di chi li ama. Eppure, ci siamo assuefatti anche a questo. I giornali evocano la pietà, ma la gente rumina pensieri ostili e razzisti.

Il mondo è sempre stato dei migranti, di quelli che camminano e cercano altre terre attraversando con tremore il mare nero. Darwin è la smentita più spietata delle illusioni delle piccole patrie arroccate in un'identità dietro alla quale non c'è che usurpazione del suolo.

Ma per capire cosa accade ci manca tutto, anche il linguaggio. Profugo, esule, rifugiato, sono parole usate a caso, il segno della nostra confusione alfabetica mentale."
 

qweedy

Well-known member
Sono arrivata alla fine del libro. Mi è piaciuto, amo il modo di scrivere di Rumiz, le sue descrizioni molto ricche di dettagli, e le sue riflessioni. Il viaggio in corso richiama alla mente i suoi viaggi precedenti, ed è preparazione ai viaggi futuri. Non c'è una trama nei suoi romanzi, il viaggio diventa pretesto per immergersi nella natura, come in questo caso, oppure negli incontri con l'umanità più varia, con infiniti riferimenti alla storia, alla letteratura, all'arte, ai miti, alle favole. E' un racconta-storie, Rumiz, e le racconta con un linguaggio elaborato e riccamente descrittivo.
 

Shoshin

Goccia di blu
Ho dovuto interrompere la lettura in questi giorni.
Riprendo oggi.
Questo libro ha evocato molte riflessioni,sin dove ero giunta.
Mi piacerebbe molto parlare dei fari e della loro grande storia nella storia degli uomini.
 

Shoshin

Goccia di blu
...Qui bisogna rassegnarsi ai silenzi,ai rinvii e alle attese,e anzi a imparare il gusto antico della divagazione e del periplo...

Molto lentamente procedo in questa lettura ,con tutte le mie forze.
Accanto ho alcuni dei miei libri sui fari,e poi fotografie,lettere di un amico che conosce bene il mare e la solitudine durante gli spostamenti ,e la pienezza del tempo ricco di particolari che tornano ad essere protagonisti, li dove il silenzio conduce verso la verità di ogni cosa.

Che meravigliosa lettura,che viaggio incredibile!
Sono qui,ferma e stanca per tante cose,
ma il cuore è altrove,sospinto da qualche vento di cui ancora non conosco il nome.
 

Shoshin

Goccia di blu


Penso che abiterò in questo post per un poco di tempo,
magari utilizzerò il suo spazio per raccontare dei Fari maestosi
e solitari,di storie e pensieri su questi baluardi dell'umanità.
 

Shoshin

Goccia di blu
Procedo con lentezza,
come stessi compiendo a piedi
il periplo dell'isola misteriosa,e mi perdessi
nei vagabondaggi del cuore.
A pagina 79 ho letto...

"E quando la lanterna si accende,prima di cena,
lo vedo uscire sulla spianata e cercare verso Tramontana,dritto sotto la Polare,perché li c'è un altro faro che pulsa,su un'isola a trenta miglia,e in quel faro,in quell'isola,c'è suo figlio che fa il suo stesso mestiere e gli ha appena regalato un nipotino.
Le due luci si parlano e si chiamano ogni giorno,appena fa buio..."


Sul faro non esiste la distanza dalle cose che contano davvero.
 

Shoshin

Goccia di blu
Sto tornando a casa mia.a Napoli,e mentre aspetto l'imbarco sull'aereo sorrido ad una coincidenza trovata a pagina 81 di questo libro che viene con me dappertutto oramai.

...Ricordo che anni fa,in una taverna dei quartieri spagnoli di Napoli,un cuoco mi declamo' il menù usando i nomi locali dei cibi con una teatralità così barocca da saziarmi di sole parole.Gli stessi ingredienti si nobilitavano."Puparuoli"
"cucuzzielli","pummarole" e "mulignane"parvero,mescolati insieme,formula battesimale,benvenuto,per non dire esorcismo di una fame atavica.A un certo punto,ridendo,dovetti dirgli basta,se voleva lasciarmi un po'di spazio nella pancia...
 

Shoshin

Goccia di blu
Pagina dopo pagina prosegue la lettura.
In un tempo sospeso a 100 metri di altezza,
dove si impara a capire il senso del limite umano
di fronte all'immensita' del creato.
Forse per questo il racconto
si fa fiaba.
Trasforma il lettore in un nomade
che percorre la propria strada,felice
del tempo che ha a disposizione per se stesso.
E nel tempo sospeso si ritrovano tutte le cose
che la vita ci porta via.


In alcuni momenti ho avvertito una sensazione di ritorno
all'infanzia.È stata una cosa bella.
 
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