Centini, Massimo - Sulle tracce dei Magi d'Oriente

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I tre Re Magi, personaggi misteriosi dei quali si conosce poco, raffigurati come nobili personaggi di diversa età e radice etnica che la tradizione cristiana associa all'Epifania ed alla natività di Gesù. Provenienti da un non ben definito "Oriente", indossano abiti sontuosi e portano ricchi doni per la nascita del Re del popolo di Israele, annunciato dagli astri con l'apparizione di una stella cometa.
Le fonti a nostra disposizione giungono prevalentemente da testi apocrifi e non cristiani. Le fonti apocrife sull'argomento paiono infarcite di riferimenti non del tutto attendibili, vuoi per motivi di divergenza cronologica e perché rappresentano un rompicapo metastorico di innesti di reminescenze antiche, pre-cristiane, e dottrine esoteriche, vuoi per essere attribuite ad autori sui quali ci si riserva di avere dei dubbi storici. Tuttavia non si può negare la loro importanza nel simbolismo della letteratura laica e dell'arte figurativa.
I testi canonici, d'altro canto, certamente rispondevano alle esigenze antropologiche della religione popolare, ma sono di ben poco aiuto per chi volesse sviscerare ed approfondire l'argomento.

Una breve sintesi di una parte del testo in oggetto:

Le fonti antiche classiche e canoniche (pagane e cristiane)
L'unica fonte canonica che ne parla risulta il Vangelo di Matteo: i Magi (Magoi) sono figure con un preciso ruolo teologico, espressione emblematica della cultura astrologico-esoterica medio orientale.
Oggigiorno si ritiene limitativo considerarli storicamente come sacerdoti caldei o maghi egizi, come avveniva in passato; il termine magus fu utilizzato nel Vecchio Testamento come sinonimo e traduzione dall'ebraico, ad indicare degli indovini o incantatori.
Già dall'epoca classica la lingua greca attestava la presenza dei termini magos, magheia, maghikos, magheuein, la cui origine si ritiene fosse persiana, riferita ad un sacerdote oppure un personaggio connesso alle pratiche religiose.
Erodoto descrive i magoi come una sorta di società segreta persiana, che assommava la pratica religiosa a quella divinatoria, mentre secondo Senofonte si trattava di "esperti in tutto ciò che concerne gli déi".
Il greco magheia ed il latino magia si riferiscono ai rituali caldei, opposti al culto imperiale e dogmatico. Magheia significa dono ed è collegato all'antica scienza dei Magi persiani, seguaci della dottrina di Zarathustra, i cui concetti permangono nell'antichità e nel medioevo ad indicare il concetto di magia.
Con il nome di Magi, secondo fonti occidentali, si intende una delle sei tribù del popolo dei Medi, i cui capi sacerdoti erano essenzialmente ostili all'opera di riforma spirituale e sociale di Zarathustra, ma l'identificazione della patria dei Magi non si esaurisce con questa definizione: autori del passato come Clemente Alessandrino, Origene, Diodoro di Tarso e Crisostomo condividevano l'opinione, forse più attendibile, secondo cui il paese dei magi fosse la Persia, mentre altre fonti riportano l'Arabia e Babilonia. Infatti nella tradizione antica persiana si narra della nascita di un "soccorritore" (saushyant), concepito da una vergine in un lago dove si credeva fosse conservato il seme di Zarathustra.
Nel Vangelo di Matteo si riferisce quanto segue: "...ecco giungere a Gerusalemme dall'oriente dei Magi, i quali domandavano: Dov'è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo. All'udir ciò il re Erode fu preso da spavento e con lui tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo e domandò loro: Dove dovrà nascere il Messia? Essi gli dissero: A Betlemme di Giudea. Infatti così era stato scritto per mezzo del profeta. E tu Betlemme... Da te uscirà un capo che pascerà il mio popolo, Israele". (Parafrasi) La stella che avevano visto in oriente li precedeva, finché si fermò ed essi entrarono in quella casa, videro la madre e il bambino e si prostrarono a lui, poi aprirono gli scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Quindi, un sogno li avvertì di non passare da Erode e fecero ritorno al loro paese per un'altra via.
Da quel testo non si evince granché, e non sono indicati né il numero dei Magi, né i loro nomi, né il significato dei doni. Anche la provenienza dei nobili viaggiatori, l'oriente, è molto vaga, ma la presenza della "sua stella" permette di intuire che questi personaggi misteriosi siano forse degli studiosi di astronomia e dei praticanti di rituali e divinazioni, così come un implicito riferimento ai Salmi, ove "Il re di Tarsis e le isole offrono i loro doni, i re dell'Arabia e di Saba portano i loro tributi. Si prostrano davanti a lui tutti i sovrani..." e ad Isaia: "Una moltitudine di cammelli ti sommergerà, dromedari da Madian e di Efa; tutti giungano da Saba, portano oro e incenso...". La tradizione cristiana fece dei Magi altrettanti Re, come pare si alluda in questi testi. E' probabile che nel I e II secolo i riferimenti testuali fossero sufficienti a presumere e comprendere più di quanto non si dica, ma non si può affermare con sicurezza se l'evangelista sottintendesse indicare i magusei , maghi di cultura mesopotamica-caldea, profondi conoscitori dell'astronomia di quel tempo.
 
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