Fiorello, Catena - Picciridda

estersable88

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Cosa può mai accadere a una picciridda che nei primi anni Sessanta vive in un minuscolo villaggio di pescatori, Leto, lungo la costa tra Messina e Catania?
Può accadere, ad esempio, che i genitori si trovino costretti a emigrare in Germania in cerca di fortuna e che decidano di portare con sé solo il più piccolo dei due figli, affidando "la grande", pur sempre picciridda, alla nonna paterna. È quello che accade a Lucia, l'irriverente protagonista di questo romanzo, che vive la sua condizione di figlia di emigrati sentendosela addosso come un marchio negativo. È consapevole, Lucia, che per lei - e per tutti coloro che non hanno fortuna, che sono "figli della gallina nera" - la necessità implica sacrificio e rinunce. Lo sa bene. Lo dicono tutti. Lo ripete la nonna, così burbera e austera. Ma col passare dei mesi, tra feste di paese e pomeriggi in riva al mare, l'esistenza di Lucia si popola di persone e di affetti: le zitelle Emilia e Nora, la professoressa Aida, la compagna di classe Rita. Ci sono anche gli uomini, misteriosi e taciturni, un mondo da cui stare alla larga (come dice sempre la nonna) o tutto da scoprire (come sente Lucia). E proprio uno di quegli uomini nasconde un terribile segreto a cui Lucia si avvicina sempre più, ignara di ciò a cui andrà incontro...

Lucia è figlia della gallina nera, perciò come tale ha diritto a una vita di privazioni, bocconi amari, guai che bussano alla porta un giorno sì e l'altro pure e gioie piccole come il latte appena munto la mattina o la sensazione liberatoria di mettere i piedi nella sabbia del suo mare. Sono queste magre consolazioni che danno a questa bambina, a questa picciridda di appena undici anni che ancora deve iniziare le medie, la forza di affrontare i primi dieci mesi lontana dai suoi genitori. Loro, insieme al fratellino Pietro, sono partiti per la Germania in cerca di un lavoro che a Leto, il loro paesino siciliano, non si trova; sono lontani, scrivono e telefonano quando possono, si arrabattano per guadagnare quei soldi che permettano loro di costruire una casa, una tanto agoniata casa di proprietà. Lucia intanto è affidata alla nonna, l'austera, umorale, incontentabile, rigida Maria Amoroso, la "generala" da tutti temuta e rispettata e a cui tutti chiedono consigli e sostegno. Una donna coraggiosa da sempre, sua nonna, una che ha affrontato i guai della vita con fierezza e decisione, le stesse che, inconsapevolmente, cova anche la piccola e tenace Lucia. Irriverente, ribelle, buona come il pane, questa bambina che piange sommessamente per non farsi sentire ne affronterà di cose in quei mesi difficili… conoscerà persone nuove, prenderà le misure al dolore, affronterà la morte di persone care al cuore e troppo giovani, davvero, per andarsene. E, proprio prima di ricongiungersi felicemente coi suoi per un breve periodo, conoscerà da vicino l'esistenza del male, quello con la M maiuscola, quello taciuto, nascosto, insidioso, che si annida nei silenzi e nelle maldicenze.
Una storia realistica e struggente, quella raccontata con passione e semplicità da Catena Fiorello, una storia che racconta in modo immediato e vivido la Sicilia e l'Italia dei primi anni Sessanta, una storia fatta di storie, di partenze, di sogni, speranze, disillusioni, madri, padri, figli, famiglie, lavoro, vita. La scrittura di Catena Fiorello crea qui immagini vive, semplici, quotidiane di rara bellezza, destinate a restare dentro a lungo. Una lettura consigliata a tutti, in particolar modo a chi, per un difetto di memoria, dovesse aver dimenticato il nostro passato di emigranti.
 
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