Ólafsdóttir, Auður Ava - Miss Islanda

estersable88

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Nell’Islanda degli anni Sessanta una donna dovrebbe solo gestire la casa e occuparsi dei figli. O, al massimo, ambire al titolo di Miss Islanda. E questo vale anche per Hekla, la splendida ragazza che è appena arrivata a Reykjavík da un angolo remoto dell’isola. In tanti le suggeriscono di partecipare al prestigioso concorso di bellezza, ma i suoi sogni non prevedono fornelli, pannolini o coroncine: Hekla vuole diventare una scrittrice. Non basteranno un buon impiego, un gatto o l’amore di un poeta a farle cambiare idea. Perché Hekla, che porta il nome di un vulcano, ha un cuore inquieto e in sé la forza di un fiume di lava incandescente.
Cielo in fiamme, pioggia di cenere, macigni di lava: Hekla è solo una bambina quando suo padre la conduce lontano da casa, fino alle pendici del vulcano di cui porta il nome. È un’eruzione spettacolare che interrompe un secolo di quiete, quella del 1947. Un evento eccezionale per l’Islanda, ma anche per Hekla, che da allora ha negli occhi la meraviglia di chi ha scoperto il mondo e guarda sempre in alto, sperando di scorgere altri cieli. Con quello stesso sguardo sognante, a ventun anni Hekla decide di lasciare i prati di Dalir, tanto vasti quanto sterili per un desiderio come il suo. Perché Hekla vuole diventare una scrittrice, e solo nella capitale potrà frequentare gli ambienti letterari e avere contatti con le case editrici. Hekla ha talento, ma c’è un ostacolo insormontabile: è una donna, e «i poeti sono maschi». Come tutte, Hekla dovrebbe sposarsi e occuparsi dei figli. E soffocare ogni ambizione, come ha fatto Ísey, l’amica d’infanzia sua coetanea, che si è trasferita a Reykjavík per il marito ed è già madre. Quando arriva in città, Hekla va a vivere da DJ Johnsson, il suo piú caro amico, con cui condivide la fame di sogni e libertà. DJ è omosessuale, e sente di non avere un posto in quell’Islanda ottusa degli anni Sessanta, che lo disprezza e lo respinge. Mentre lui lavora come marinaio, la ragazza trova un impiego all’Hotel Borg. Qui la sua bellezza non passa inosservata: uno dei clienti recluta candidate per Miss Islanda e le offre a piú riprese di partecipare al concorso; un altro è il poeta Starkaður, che di lei si è innamorato perdutamente. Ma Hekla ha il coraggio che serve a rifiutare una fascia da Miss o un destino imposto. Perché sa che solo attraverso la scrittura può essere libera, e trovare finalmente una «stanza tutta per sé».

Hekla porta il nome di un vulcano, e come un vulcano il suo essere erompe con forza in ogni momento della sua vita: Hekla non è una donna come le altre, non è succube di nessun uomo, non accetta passivamente il destino che tocca in sorte ad ogni donna islandese. Hekla non ci sta a soffocare le sue aspirazioni nella vita da casalinga, né a farsi usare come reginetta di bellezza, palpata, valutata, osservata come la frutta al mercato. Hekla ama i libri, le parole, la libertà: lei non vuole diventare qualcuno, è già una scrittrice. Macina frasi, appunta versi, immagina paesaggi e storie in ogni momento del giorno e della notte, anche mentre è con un uomo. Nessuno se ne accorge, non perché lei nasconda ciò che è, ma perché intorno a lei la società maschilista e intollerante verso qualunque forma di diversità è troppo cieca per vedere. Vedere ed accettare che lei non è come le altre, che non passa le giornate alla finestra con una nidiata di figli accontentandosi di guardare il mondo da dietro un vetro, vedere tutto questo costa troppa fatica… e con chi potrebbe mai affiancarsi una donna come Hekla se non con un'altra anima affetta dal suo stesso cruccio? Se è vero che le anime affini si trovano, sarà questo il motivo per cui Hekla non riesce a staccarsi da DJ Johnsson, il suo migliore amico, un giovane omosessuale: anche e più di Hekla, DJ soffre la sua condizione, soffre per non essere accettato, soffre per non poter vivere la propria sessualità in modo aperto, normale. E come potrebbe non soffrirne? Lo chiamano "l'invertito", quello a cui piacciono i bambini, l'"anormale". Ma Hekla e DJ non ci stanno a sopprimere le proprie inclinazioni senza provare a cambiare le cose: prendono il coraggio a due mani e partono. Non sarà facile, ma loro non faranno come Isey, l'amica di Hekla, che pure ama scrivere, ma che è troppo debole per non sottomettersi all'ottusità del marito. Non sarà facile, no, ma almeno loro due, il vulcano e il marinaio, ci avranno provato.
Un libro ricercato, singolare, studiato. Una prosa fatta di continui richiami colti, alla poesia, alla storia nazionale, alla musica… Ava Ólafsdóttir Auður riesce, in questo libro, a trasmetterci tutta la forza di un'idea di femminilità anticonformista e controcorrente in un periodo in cui esserlo era realmente difficile; lo fa con le parole, con i sottintesi. Non è tutto scritto, in queste pagine: bisogna immedesimarsi, andare al di là delle parole, scavare nel non detto per trovare l'essenza di ciò che l'autrice, raccontando la storia di Hekla, ha voluto dire a tutte noi.
 
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Minerva6

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L'ho finito da poco.
Primo libro di questa autrice. Scelto sia per la storia della protagonista sia per il riferimento a Virginia nell'ultima frase della trama riportata su internet.
Perché sa che solo attraverso la scrittura può essere libera, e trovare finalmente una «stanza tutta per sé».
Hekla e il suo migliore amico mi resteranno nel cuore. Mi sarebbe piaciuto vivere in quell'epoca e avrei fatto tutto come lei. Compreso
il matrimonio con DJ e la pubblicazione del romanzo con il nome del poeta, perché non è stata una sconfitta, ma solo la possibilità di far leggere a tutti la sua storia.

Bisogna avere il caos nell'anima per far nascere una stella che danza. Io di caos ne ho fin troppo ma la mia stella danzante forse non nascerà mai 🤷.
 
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