Roth, Philip - Il complotto contro l'America

ayuthaya

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Attraverso questo romanzo ho conosciuto un Philip Roth per me nuovo e, devo dire, molto interessante. Ero abituata, nel bene e nel male, a una prosa densa e controversa, audace per non dire a volte esplicitamente “pornografica”... E invece per la prima volta mi trovo ad affrontare il Roth storico, anzi, in questo caso dovrei dire “ucronico”, poiché lo scrittore ci racconta cosa sarebbe potuto succedere se, alle elezioni del 1940, al posto di F. D. Roosevelt nel suo terzo mandato consecutivo avesse vinto l’isolazionista, antisemita, nonché celeberrimo aviatore Charles Lindbergh (personaggio già noto alle trasposizioni letterarie, essendo stato il rapimento e assassinio del suo figlioletto di soli due anni l’evento ispiratore del capolavoro di Agatha Christie Assassinio sull’Orient Express).

La vicenda è raccontata dal punto di vista di un bambino di nove anni che altri non è che lo scrittore stesso: suo è il nome e suoi sono buona parte dei riferimenti biografici.
Dove finisce la storia e inizia la finzione letteraria nello svolgersi degli eventi che hanno visto l’America scegliere la propria posizione nei confronti della Germania nazista e della guerra appena scoppiata? Dove finisce la storia e inizia la finzione letteraria nello svolgersi degli eventi privati dei Roth, famiglia di immigrati ebrei residenti a Newark, nel New Jersey?
È stato questo uno degli aspetti più interessanti che mi hanno accompagnato nel corso della lettura. Non essendo io una grande esperta della storia statunitense, ho fatto fatica a distinguere i personaggi e i riferimenti storici da quelli di fantasia, ma (per quanto abbia visto nel mio limite un limite del romanzo stesso, che non consente a chi non è particolarmente addentro all’argomento di apprezzarne pienamente tutti i passaggi e le sfaccettature) ho vissuto questa mia ignoranza come un potenziale: sapevo che la storia non era vera, ma mi rendevo conto che sarebbe potuta esserlo. Una vicenda verosimile, perfettamente credibile, raccontata a partire da elementi concreti e indiscutibili: le simpatie naziste di Charles Lindbergh, le azioni dell’American First Committe volte a impedire il coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale e quelle del German-American Bund per la propaganda degli ideali nazisti in America.

Avrebbe davvero potuto prendere una piega diversa la Storia? Persino in America, la patria indiscussa del della democrazia, del rispetto per la libertà di ogni singolo individuo? Il modo preciso, pacato, storicamente fondato in cui Roth ci racconta la sua ucronia ci dimostra che, se non è successo, non vuol dire che non sarebbe potuto succedere.
“Lo svolgersi dell’ imprevisto era tutto. Preso alla rovescia, l’implacabile imprevisto era quello che noi a scuola studiavamo col nome di storia, la storia inoffensiva dove tutto ciò che nel suo tempo è inaspettato, sulla pagina risulta inevitabile. Il terrore dell’imprevisto: ecco quello che la scienza della storia nasconde, trasformando disastro in un’epopea.” Ecco uno dei passaggi chiavi del libro, quello in cui si racchiude il senso profondo di questo esperimento.

L’incredulità degli ebrei americani del romanzo di fronte a qualcosa che loro stessi mai avrebbero creduto possibile – e cioè l’impercettibile, ma efficace attacco a quelli che sono i principi costituzionali, nonché i fondamenti etici di mezzo continente – è la nostra stessa incredulità di fronte all’ipotesi di una storia alternativa, in cui il 33° presidente degli Stati Uniti stringe un patto di non aggressione con Hitler e con l'Imperatore del Giappone e, facendo questo, consente (se non favorisce) il dilagarsi di un sentimento antisemita nella popolazione americana.

Questo romanzo mi è piaciuto. Unica pecca, come dicevo, l’eccessivo dilungarsi in alcuni passaggi, che possono risultare pesanti per un non americano: un centinaio di pagine in meno secondo me avrebbero giovato... Mi è piaciuto l’intrecciarsi di fantasia e realtà, di elementi autobiografici ed elementi storici, di prospettiva individuale e collettiva.
Al termine del romanzo, che nello svolgersi degli eventi finali vira nel fantasioso per poter essere poi più facilmente riassorbito dalla Storia vera, lo scrittore ha fatto quello che io già avevo cercato di fare con l’aiuto di Internet nel corso della lettura: riportare diligentemente tutti i personaggi del romanzo realmente esistiti e ciò che essi hanno realmente fatto nella loro vita, con brevi ma precisi riferimenti biografici. Una conferma ulteriore di quanto l’operazione di Roth sia stata solida e ben condotta. Consigliato.
 
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