Jessamine
Well-known member
Ciao a tutti!
Stavo meditando da tempo di imbarcarmi in questa impresa, e alla fine ho deciso di buttarmi.
Sull'ondata della carica emotiva suscitata dal film della Gerwig (che, tra parentesi, a me è piaciuto moltissimo) ho sentito quasi il bisogno di tornare a leggere ora, da adulta e lettrice (un minimo) consapevole questi libri che, durante l'infanzia, sono stati per me un vero e proprio pilastro.
In realtà, il libro che ho letto maggiormente è stato proprio "Piccole donne", il primo (o meglio, la prima metà: ho scoperto infatti che la divisione tra "Piccole donne" e "Piccole donne crescono" è una cosa tutta italiana, perché l'opera originale è riunisce entrambi i volumi in uno aura. L'ho letto per la prima volta, senza capirci nulla, in una edizione illustrata degli anni sessanta (era della mia mamma), tenuta insieme da enormi strisce di nastro da pacchi marrone: era un'edizione con una traduzione troppo datata per me, o forse ero troppo piccola io, non lo so. L'ho ripreso in mano attorno agli otto anni, quando quei santi dei miei nonni hanno cominciato a collezionare per me le edizioni di una biblioteca di classici della letteratura per ragazzi che usciva in edicola: purtroppo non riesco a ricordare che edizioni fossero, e non ho conservato nessuno di quei libri.
E, non scherzo, credo di aver letto "Piccole donne" almeno dieci volte. Lo leggevo e rileggevo, ne avevo imparato a memoria brani interi. Quel che più mi piaceva, mi ricordo, era proprio il fatto che le quattro sorelle March, pur così diverse, avevano tutte (tutte!) tratti della personalità in cui potessi rivedermi (o in cui avrei voluto rivedermi, per lo meno). Ricordo che le prime letture furono abbastanza difficoltose, perché molte cose non riuscivo comunque a capirle, ma ad ogni rilettura gli eventi si rischiaravano un po' di più, assumendo contorni più netti.
"Piccole donne crescono" è finito tra le mie mani solo quando ero alle scuole medie, e credo di averlo letto una sola volta. Sono abbastanza certa di aver iniziato anche "Piccoli uomini", ma non ne conservo alcun ricordo, mentre sono certa di non aver mai posato lo sguardo su "I ragazzi di Jo".
La mia idea, con questo diario, è di godermi un viaggio lento: non solo voglio prendermi del tempo tra un libro e l'altro (a grandi linee, conto di leggere un libro ogni tre mesi, così da finire il volume a dicembre), ma voglio proprio procedere con calma, lasciando spazio ai ricordi e a riflessioni più o meno nuove.
Inutile dire che, se qualcuno volesse unirsi alla lettura, sarebbe più che benvenuto, così come sono benvenuti commenti e riflessioni: soprattutto i primi due volumi mi sembrano piuttosto conosciuti, quindi spero che qualcuno abbia voglia di tenermi compagnia in questo viaggio.
Naturalmente, per quanto la storia possa essere conosciuta, mi premurerò di fare sempre attenzione a segnalare eventuali spoiler, così da non rovinare la lettura a nessuno!
Stavo meditando da tempo di imbarcarmi in questa impresa, e alla fine ho deciso di buttarmi.
Sull'ondata della carica emotiva suscitata dal film della Gerwig (che, tra parentesi, a me è piaciuto moltissimo) ho sentito quasi il bisogno di tornare a leggere ora, da adulta e lettrice (un minimo) consapevole questi libri che, durante l'infanzia, sono stati per me un vero e proprio pilastro.
In realtà, il libro che ho letto maggiormente è stato proprio "Piccole donne", il primo (o meglio, la prima metà: ho scoperto infatti che la divisione tra "Piccole donne" e "Piccole donne crescono" è una cosa tutta italiana, perché l'opera originale è riunisce entrambi i volumi in uno aura. L'ho letto per la prima volta, senza capirci nulla, in una edizione illustrata degli anni sessanta (era della mia mamma), tenuta insieme da enormi strisce di nastro da pacchi marrone: era un'edizione con una traduzione troppo datata per me, o forse ero troppo piccola io, non lo so. L'ho ripreso in mano attorno agli otto anni, quando quei santi dei miei nonni hanno cominciato a collezionare per me le edizioni di una biblioteca di classici della letteratura per ragazzi che usciva in edicola: purtroppo non riesco a ricordare che edizioni fossero, e non ho conservato nessuno di quei libri.
E, non scherzo, credo di aver letto "Piccole donne" almeno dieci volte. Lo leggevo e rileggevo, ne avevo imparato a memoria brani interi. Quel che più mi piaceva, mi ricordo, era proprio il fatto che le quattro sorelle March, pur così diverse, avevano tutte (tutte!) tratti della personalità in cui potessi rivedermi (o in cui avrei voluto rivedermi, per lo meno). Ricordo che le prime letture furono abbastanza difficoltose, perché molte cose non riuscivo comunque a capirle, ma ad ogni rilettura gli eventi si rischiaravano un po' di più, assumendo contorni più netti.
"Piccole donne crescono" è finito tra le mie mani solo quando ero alle scuole medie, e credo di averlo letto una sola volta. Sono abbastanza certa di aver iniziato anche "Piccoli uomini", ma non ne conservo alcun ricordo, mentre sono certa di non aver mai posato lo sguardo su "I ragazzi di Jo".
La mia idea, con questo diario, è di godermi un viaggio lento: non solo voglio prendermi del tempo tra un libro e l'altro (a grandi linee, conto di leggere un libro ogni tre mesi, così da finire il volume a dicembre), ma voglio proprio procedere con calma, lasciando spazio ai ricordi e a riflessioni più o meno nuove.
Inutile dire che, se qualcuno volesse unirsi alla lettura, sarebbe più che benvenuto, così come sono benvenuti commenti e riflessioni: soprattutto i primi due volumi mi sembrano piuttosto conosciuti, quindi spero che qualcuno abbia voglia di tenermi compagnia in questo viaggio.
Naturalmente, per quanto la storia possa essere conosciuta, mi premurerò di fare sempre attenzione a segnalare eventuali spoiler, così da non rovinare la lettura a nessuno!