Kristoff, Jay - Nevernight. Alba oscura

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Mia Corvere, gladiatii, schiava fuggiasca e infame assassina, sta scappando. Dopo i grandi giochi di Godsgrave, finiti con il più audace omicidio nella storia della Repubblica itreyana, Mia si ritrova braccata. Potrebbe non uscire viva dalla Città di Ponti e Ossa. Il suo mentore Mercurio è ora nelle mani dei suoi nemici. La sua stessa famiglia la vuole morta. Ma sotto la città, un oscuro segreto è in attesa. La notte sta per scendere sulla Repubblica, forse per l'ultima volta.


COMMENTO
Io vorrei riuscire a scrivere una recensione lunga e dettagliata su questo volume, e sulla saga in generale, ma al momento credo di non avere le energie mentali sufficienti.
Cercando di essere concisa e arrivare all'osso, ragionando lucidamente e razionalmente mi rendo conto che questi libri hanno un buon numero di difetti: i personaggi secondari non sono caratterizzati al meglio, tutta la storia d'amore è molto traballante e non ha basi molto concrete (o meglio, potrebbe anche averle, ma Messer Kristoff non ce le ha mostrate), molti colpi di scena sono un po' "bruciati" da alcuni dettagli inseriti proprio poco prima della svolta, e nel finale c'è qualche concessione di troppo a un lieto fine un po' poco realistico, viste le premesse.
Ma la verità è che, per tutta la lettura, di questi difetti non mi è fregato proprio nulla.
Sarà che il fantasy non è il terreno in cui mi muovo abitualmente, quindi le rare volte che mi ci affaccio mi è sufficiente che la storia sia coerente, i personaggi interessanti e il mondo affascinante perché io mi lasci completamente rapire dalle vicende, dimenticando tutto il resto. Sarà che, comunque, questo è un libro per ragazzi (il che non significa affatto che debba essere più scadente di altre letture, o che possa essere poco curato, nient'affatto), però io, davanti a un libro che ha come target dei lettori più giovani di me, spesso sono molto più incline a chiudere un occhio e sospendere un po' di più l'incredulità, accettando anche che qualcosa non fili con tutta la coerenza che invece esigo da una storia più matura (è una cosa del tutto soggettiva e irrazionale su cui, però, confesso di non avere molta voglia di intervenire, perché me la godo molto così). O sarà che, semplicemente, quando una storia riesce a tenermi incollata alle pagine per ore, a emozionarmi e a farmi soffrire come raramente mi accade davanti a una narrazione di finzione, questa emozione mi basta. Probabilmente l'emozione non è sufficiente a fare di un libro un capolavoro, ma io con letture di questo tipo non cerco affatto un capolavoro. Cerco personaggi per cui soffrire, mondi davanti a cui immaginare, vicende che, per quanto irrealistiche, sappiano in fondo consolarmi.
Cerco, soprattutto, un mondo che mi sappia rapire, e Nevernight lo ha fatto: lo ha fatto dal primo volume, e ha continuato a farlo fino a questa terza Alba oscura.
Ho molto apprezzato come il fuoco si sia allargato, nel corso della narrazione: non più solo Mia, non più la sua storia personale e intrinsecamente legata alla sua famiglia, ma una storia più ampia, in grado di toccare tutti. Il secondo volume, concentrato com'era sui giochi dei guerrieri, mi aveva stupita per la distanza d'atmosfera rispetto a "Mai dimenticare", ma quest'ultimo volume si rivela una sintesi perfetta di quelle due anime.
Soprattutto, quel che più mi è piaciuto è la sottile dedizione alle parole e alle storie: non conosco bene l'autore, ma l'impressione che ho avuto, nonostante tutto, è stata quella di trovarmi davanti a un uomo che prima ancora che essere uno scrittore, è un essere umano innamorato della parola e del potere salvifico che una storia può avere. È un concetto molto dolce, che viene espresso in più punti, e in maniera del tutto coerente con l'atmosfera violenta e cupa della storia.
E questa, nonostante i difetti, è una gran bella storia. Una di quelle che ti si infila sotto le unghie come lo sporco, che continui a sentirti sulla lingua, che ti sussurra in testa con lo stesso brivido freddo di un gatto che non è un gatto.
E io sono lieta di avere ancora, nonostante tutto, la capacità di sospendere per un po' la costante ricerca di difetti, della storia perfetta, di quella che funziona in tutto e per tutto, per potermi finalmente lasciare andare a una storia che è solo una bella storia.

Ah, e poi, nonostante vorrei tanto vivere in un mondo in cui questo fosse normale e non facesse il minimo scalpore, ma vorrei soffermarmi sul fatto che, finalmente, ci troviamo davanti a uno young adult fantasy con una protagonista bisessuale, dove il suo orientamento sessuale è solo una parte di lei, e non il perno attorno a cui ruota tutta la questione, che vive il tutto con una serenità disarmante e che non si lascia mai definire da questo. Insomma, alla buon'ora!

"Non scherzare con i bibliotecari, signorinella. Noi conosciamo il potere delle parole".
 
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