Incipit:
Marzo 1970
"Käthe prese la rincorsa e cominciò a saltare. Giunta all’altro lato della strada si fermò, parve per un attimo senza fiato, poi si voltò verso Henny e riprese a saltare. Approdò infine tra le braccia dell’amica, che l’accolse con sollievo. Otto salti per arrivare da casa dell’una a casa dell’altra. Come facevano da bambine, ma allora potevano vedersi anche solo affacciandosi dalle rispettive cucine.
"Ci riesco ancora!", proclamò Käthe tutta trionfante.
Certo, il traffico era d’intralcio. Gli automobilisti guardavano perplessi la pazza che giocava a fare il canguro in mezzo alla strada, i pedoni la additavano ridendo, complimentandosi per la sua agilità.
Era la prima giornata di sole in un marzo torvo e piovoso. Forse era per questo che Henny e Käthe erano di umore così allegro da mettersi a giocare mentre facevano la loro passeggiata.
"Tocca a te adesso", disse Käthe.
Ma Henny scosse il capo. Aveva ancora i capelli biondi che le incorniciavano il viso in morbide onde. I riccioli di Käthe invece erano scuri. Entrambe si aiutavano con delle tinte. I capelli bianchi li lasciavano volentieri ai loro mariti.
"Lascio tutta la gloria a te", disse Henny. "Con quella gonna aderentissima poi…".
Käthe afferrò un lembo dell’abito a maglia che indossava sotto la giacca a tre quarti. "Questa è molto elastica. Non mi è d’intralcio".
C’era di che rallegrarsi se erano così in forma e piene di energia. Henny avrebbe compiuto settant’anni alla fine del mese: aveva l’età del secolo, e così anche Käthe che li aveva compiuti a gennaio. Si sentivano ancora giovani. Cos’è il tempo, in fin dei conti?
"Passiamo alla Finkenau, ti va?", propose Käthe. "Un saluto al nostro vecchio posto di lavoro".
"Il viale dei ricordi lo abbiamo percorso abbastanza per oggi. Andiamo direttamente da Lina".
Lina era la sorella del primo marito di Henny. Dopo la morte prematura di Lud le due erano rimaste grandi amiche.
"C’è anche Ida? Credevo andasse a Parigi a cercare la figlia perduta".
"Florentine torna ad Amburgo la settimana prossima". Henny si voltò per dare un’ultima occhiata allo stabile dove aveva trascorso l’infanzia e la prima giovinezza e dove poi era tornata nel ’43, dopo che le bombe le avevano distrutto la casa. Vide una tendina scostarsi al secondo piano, proprio come se ci fosse stata ancora sua madre a sorvegliarla dalla finestra. Else era morta quattro anni prima.
"A maggio riapre Karstadt", disse Käthe mentre svoltavano in Hamburger Straße. Osservò con aria scettica il grosso centro commerciale. "Un blocco di cemento. Non si può certo dire che sia bello".
"Adesso non cominciamo a lamentarci che le cose di una volta erano migliori!".
"Sarei l’unica, credo. Però il vecchio Karstadt… ti ricordi che bello che era? La sala da ballo in terrazza!".
Fu un sollievo per gli occhi ritrovarsi davanti alla casa a due piani affacciata sul canale che era sopravvissuta ai bombardamenti e nella cui mansarda vivevano ancora Lina e Louise. Mattoni rossi e stucchi bianchi. La finestra a tre ante era spalancata ad accogliere i raggi tiepidi di un sole che mancava da settimane. Käthe intonò una canzone, a voce abbastanza alta da farsi sentire anche dentro:
Frühling kommt, der Sperling piept,
Duft aus Blütenkelchen.
Bin in einen Mann verliebt
und weiß nicht in welchen.1
Henny lanciò un’occhiata divertita all’amica.
"Hai mai tradito tuo marito?".
"Non ci ho mai nemmeno pensato. Dove lo trovo uno come Rudi?".
Ridevano ancora quando arrivarono alla porta aperta in cima alle scale, dove le padrone di casa le accolsero con calore.
"Mmh, pasticcini!", esultò Käthe di fronte al vassoio di delizie al cioccolato posato sulla tavola apparecchiata per cinque. Sulla tovaglia con l’orlo a giorno spiccavano anche le belle porcellane ereditate dai genitori di Louise e un bricco di cristallo con un motivo a giacinti e margherite.
Käthe era una grande estimatrice dell’arte pasticcera francese. All’inizio della loro storia, Rudi l’aveva invitata diverse volte alla sala da tè del Reichshof, dove le leggeva poesie e le offriva biscottini al burro. E questo all’indomani della fine della prima guerra mondiale! Else, la madre di Henny, l’aveva accusata di alto tradimento per aver osato tanto.
"Lina e io ci siamo ricordate che una volta questi pasticcini si chiamavano Liebesknochen, ossa d’amore", disse Louise.
"Oggi non lo capirebbe nessuno", osservò Ida.
"Lo trovo un termine molto erotico", disse Käthe.
"La primavera accende i sensi di Käthe. L’avete sentita, quando eravamo ancora in strada, che cantava quella canzone sfacciata dell’Angelo azzurro?", disse Henny, divertita.
Ida andò a sedersi accanto a Käthe. "Magari mi contagi col tuo buonumore".
"Perché, ne hai bisogno?".
"Mi serve un cambiamento. Dentro e fuori. Tian è un testone. Un tappeto nuovo no, un rivestimento nuovo per il salotto no...L’appartamento di Florentine è tutto ipermoderno e alla moda. Com’è che fa quella canzone dell’Angelo azzurro?".
Käthe rise. "Henny mi ha detto che Florentine torna a casa".
"Sarebbe ora. È dall’inizio dell’anno che non si fa vedere".
"Ha ancora il fidanzato?".
"Sì. Robert è paziente con lei".
"È innamorato", commentò Lina.
Paziente e innamorato erano parole che descrivevano Robert piuttosto bene, in effetti.
"L’anno prossimo Florentine compie trent’anni", disse Ida prendendo un pasticcino alla frutta. Quante calorie poteva avere?
"Ne ha appena compiuti ventinove", la corresse Henny. "La vorresti accasata e con la cuffia in testa? Non sono più i tempi…".
"Quella non ci pensa proprio a sposarsi. E meno che mai a fare figli. Tian e io vorremmo tanto un nipotino!".
A Henny sfuggì un sospiro di soddisfazione: lei ne aveva due, di nipoti. L’unica intorno a quel tavolo a fregiarsi del titolo di nonna.
Ida le lanciò un’occhiata. "Sei fortunata", le disse.
Henny alzò le spalle sentendosi quasi in colpa."