Emiliano Malerba; Ho cercato di descrivere la donna perfetta, Nemesi

EM15

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Ciao a tutti,
volevo presentare un libro che ho scritto e pubblicato su Amazon un paio di anni fa. Come spesso accade a chi scrive (almeno credo), dopo la pubblicazione non ho cercato di farlo conoscere o pubblicizzarlo. Per me era sufficiente il fatto di averlo scritto. Ora che la quarantena lascia molto tempo libero, l’ho rispolverato, aggiornato e corretto.
L’intento era quello di descrivere la Donna ideale, Nemesi appunto. Stando alle recensioni su Amazon e ai commenti delle amiche e amici ai quali ho chiesto di leggerlo, alla fine ne è uscito un testo dinamico e divertente con alcune peculiarità. La protagonista risulta simpatica solo alle donne dal carattere forte e deciso. Altrimenti tende a risultare una donna dagli atteggiamenti e dalle prepotenze esagerate (psicopatica a detta di alcune ndt). Il protagonista maschile invece ha l’approvazione di tutti gli uomini che si riconoscono in molte situazioni che anche loro nella vita hanno dovuto gestire più di qualche volta affrontando il pianeta donna e dove lo vedono uscirne con autoironia e un po’ di simpatica faccia tosta.

Si conoscono da ragazzi, l’attrazione c’è fin da subito ma lei lo mette subito in naftalina. Non lo lascia avvicinare troppo ma nemmeno deve allontanarsi. Quando poi, complice anche l’età che avanza, lei decide che sia arrivato il momento dove lui deve fare il grande passo iniziano le note dolenti. Pur conoscendo la limitata capacità di calcolo di un neurone maschile, Nemesi non accetta la sua capacità di sbagliare tutto nei momenti topici, il suo essere refrattario al cambiamento e il suo non volersi arrendere ai suoi diktat. Così prende possesso della sua tana da single e la trasforma in una casa della Barbie, cauterizza ogni suo altro contatto con il mondo femminile, riesce a diventare il suo capo al lavoro dove gli impone atteggiamenti ben oltre lo stalking, se fossero posti in essere da un uomo e...lui non cede. La ama sempre di più di quanto abbia fatto in tutti gli anni dove Lei lo ha costretto in un sentimento platonico, ma non rinuncia a cercare di conquistarla alle sue regole e non a quelle della sua piccola despota.
Il racconto si può definire a cuneo, inizia un po’ in sordina dove costruisce le premesse ed acquisisce un ritmo sempre più incalzante con lo scorrere delle pagine.
Il testo non è molto politically correct perché non credo avrebbe senso cercare di descrivere la vita reale appiattendo il tutto con filtri carichi di preconcetti. Inoltre nello scontro tra i loro due mondi i protagonisti non lesinano certo colpi bassi e sarebbe stato un peccato censurarli nella forma.
Pur non essendoci un solo termine volgare (a parte qualche insulto che Nemesi riserva al suo cavaliere), non è leopardiano e quando finalmente il loro amore trova spazio nel tempo che scorre veloce, la narrazione continua anche sotto le coperte.
Spero che chi lo legga possa riconoscersi in almeno un personaggio o in una situazione tra quelle narrate.
Sarebbe una bella soddisfazione se strappasse dei complici sorrisi a chi si trovasse a leggerlo.
Ciao
Emiliano

P.S.
Il libro si trova su Amazon con il titolo "Nemesi, la chiave di mondi infiniti"
 

EM15

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Aggiungo un estratto, a metò del libro, quondo il ritmo diventa incalzante

...
Quando lui risalì dall’antro, il silenzio era sovrano. Tutti erano già andati a casa. Vide la luce nel nido di Annalisa e decise di andare a sottolineare il concetto di poco prima. Entrò senza bussare, per dimostrarle come mai le regole debbano essere rispettate, ma udì un colpo, non tanto fioco. Lei si stava medicando il graffio, era seduta al suo posto ma si era piegata su sé stessa. Colta di sorpresa dal rumore della porta che si apriva bruscamente e sentendosi esposta, aveva cercato di alzarsi immediatamente, sbattendo la nuca sulla scrivania. La sentì lamentarsi e capì che si era fatta male. Girò attorno al tavolo e le fu di fianco in un solo istante, cercando di controllare che non si fosse fatta nulla di grave

“Fammi vedere che hai combinato”
“Ti odio, oggi hai veramente esagerato. Prima la cicatrice sulla gamba che non andrà mai più via, ora il trauma cranico. Se non vuoi sposarmi basta che lo dici, non serve uccidermi”
“Stai buona, la tua testa è a posto, credo che almeno sotto il piano estetico non ti sei fatta nulla. Fammi vedere questa cicatrice, che sono curioso”

Nemesi ruotò sulla sedia e gli porse il piede, poco sopra il quale era presente la mortal ferita. Mentre lui rideva della cosa, non si accorse che si era inginocchiato. A differenza di quando aveva chiesto la sua mano, ora era in ginocchio del tutto.

“è solo un piccolo graffio, nulla di che. Passami il disinfettante e il cotone che sistemo tutto, non vorrei si irritasse” Lo diceva mentre allargava lo strappo della calza, giusto per scoprire la sua pelle.
“Bravo, lo sai permetto solo a te di irritarmi. Comunque hai visto? Alla fine ci sei finito in ginocchio ai miei piedi, del tutto”
“Tanto avrai un’amnesia per il colpo in testa e cancellerai ogni traccia di questo. Carpe diem, che domani non ricorderai nulla e ti chiederai da dove è saltata fuori quell’ammaccatura sulla tua scrivania”

La medicava con attenzione e delicatezza e in fondo con l’unica cosa che le serviva, l’affetto. Alla fine lo spinse a superare il labile confine tra medicazione e l’essere viziata. A lui certo non dispiaceva e Lei si sentiva la sua regina, visto che in effetti lo era. Poi si piegò leggermente verso di lui, ma solo per aprire un cassetto della scrivania. Tirò fuori una confezione con dentro un paio di calze nuove.

“Bene, ti lascio sola così puoi finire di sistemarti”
“No no no! Tu hai fatto il danno e tu sistemi tutto. Avanti, datti da fare”
“Si brava, secondo te posso spogliarti e rivestirti senza perdere il controllo?”
“Come al tuo solito, prima giù di sotto mentivi. Altrimenti avresti visto che sono autoreggenti e non occorre che mi spogli. Devi solo togliermi le scarpe, sfilarle e dopo passarmi quelle nuove, una alla volta. Con le mani a grattugia che hai, faresti solo danni andando oltre. So che posso contare sul tuo rispetto e non te ne approfitterai. Ti do fiducia, cosa vuoi di più?”
“Sappiamo entrambi che vuoi torturare i miei sensi, non girarci attorno”
“Datti da fare uomo, una volta parlavi meno ed eri più concreto”
“Siamo al lavoro, non devi giocare, lo sai”
“Sono andati via tutti, il lavoro è finito. Ora sei il mio schiavo. Obbedisci e non farmi arrabbiare, è un ordine”

Lui si alzò leggermente, andando a parlarle ad un palmo dal viso mentre le sfilava le calze

“Devi darti un limite, non sono disposto a perdonarti tutto, piccola impertinente”
“Però mi stai obbedendo. Lo vedi che sei il mio schiavo?”
“Non credo proprio, ho finito”
“Bugia, sento ancora le calze addosso”
“Già, pessima idea quella di distrarti, dovresti fare più attenzione”

Si alzò di fronte a Lei, con un ghigno un po’ malefico e Nemesi intuì subito che qualcosa non andava. Le aveva si sfilato le calze ma non del tutto. Le aveva usate per legarle i piedi alla sedia. I nodi erano stretti ma non cingevano le caviglie con forza, per questo non si era accorta di nulla. A quel punto era lui a giocare.

“Ciao, io vado, ci sentiamo dopo. Se riesci a liberarti e fai in tempo, possiamo concederci un aperitivo in centro”
“Mi bastano cinque minuti per liberarmi, poi te lo do io l’aperitivo”
“Devi fare di meglio. Ora esco e inserisco l’allarme, hai tre minuti esatti prima che entri in funzione. Sarebbe poco professionale spiegare alla guardia giurata cosa ci facessi in azienda senza calze e dopo l’orario lavorativo. Ma sono tranquillo, so che sei in gamba e ce la farai. Buon divertimento”

Lei perse qualche secondo prezioso protestando e provando a rabbonirlo, ma poi capì che, pur scherzando, faceva sul serio. Lui scese le scale, digitò il codice di attivazione dell’allarme e uscì, andandosi a sedere sul bordo di una delle fioriere di fronte all’ingresso. Sarebbe stata proprio ghiotta la scena, non voleva perdersela. Osservava l’orologio, mancavano poco meno di trenta secondi quando la sentì precipitarsi già dalle scale, mentre finiva di sistemarsi il tessuto delicato sul suo corpo, maledendolo. Iniziò a preoccuparsi. Se ce l’avesse fatta ad uscire in tempo, si sarebbe trovato a tu per tu con la tigre arrabbiata. Iniziò ad incamminarsi a passo svelto, mentre la sua trovata iniziava a parergli utile come la carica dei seicento ussari a Balaklava. Sentì dietro di lui la pesante porta chiudersi e la voce di della sua donna che nemmeno lo chiamava, si limitava a ripetere a sé stessa cosa gli avrebbe fatto. Aveva corso, rischiando di non fare in tempo ma, appena mise fuori il piede dalla porta, il suo aspetto era impeccabile quando, fino a un passo prima, era ancora abbastanza in disordine. Un mistero certo. Sicuramente il non ammettere di uscire senza essere perfette è un imperativo delle donne che, di nuovo, vìola le costanti dell’universo. Comunque fosse, era certo che in queste situazioni Lei ponderasse le energie, per coglierlo sempre sul filo di lana. Anche quella volta infatti, lo raggiunse quando era quasi in salvo, come a volerlo prima illudere e poi castigare. Due passi, gli mancavano due passi sul suo pianerottolo. Ma non ce la fece.

“Fermo lì, adesso paghi il conto”
“OK, è vero, hai vinto. Devo pagare. Passo a prenderti più tardi e saprò organizzare l’aperitivo migliore che possa esistere. L’accordo era questo, no?”
“Si, ma non te la cavi così. So benissimo che odi uscire la sera senza passare da casa, come i pensionati. Usciamo adesso e mi porti in centro. Io ho corso per prepararmi ed essere impeccabile per te e non aspetto che tu ti vada a civilizzare. Prima facciamo il giro delle vetrine, poi andiamo in quella bottiglieria che ti ho già detto un sacco di volte, dove fanno la lettura di poesie mentre si sorseggia il vino”
“No, le poesie no!”
“Invece si, hai perso. Prendi la macchina e non discutere”

Piuttosto di quel programma da incubo si sarebbe schiacciato le dita nella morsa del suo laboratorio, da solo. Ma ormai era andata così. Tanto valeva scoprire prima delle nozze anche questo aspetto di Nemesi. Avrebbe avuto più tempo per pensare a contromosse o scuse per evitare future idee simili. Sicuramente per lui sarebbe stata una serata lunga, molto lunga.
 
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