Wannous, Dima - Quelli che hanno paura

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Damasco. Suleyma e Nessim si incontrano nella sala d’aspetto dello psicologo Camille, e si innamorano. Quando nel 2011 le loro strade si dividono, Suleyma rimane a Damasco con la madre, in attesa di avere notizie del fratello, Fu’ad, fatto sparire dal regime. Nessim, medico e scrittore, emigra, insieme al padre paralizzato e demente, in Germania: madre e sorella sono morte sotto i bombardamenti di Homs. Separati dalla polvere della violenza e dal rumore del mondo, Suleyma e Nessim continuano a sentirsi, legati dal proverbiale filo di un telefono. Suleyma riceve le bozze del nuovo romanzo di Nessim e un dato è assolutamente trasparente: la sua protagonista le somiglia in maniera impressionante – ha trent’anni, è stata o forse è ancora paziente di Camille e, soprattutto, è dominata da una forma di paura strisciante, che la induce a trasferirsi a Beirut. Suleyma, che ha le chiavi dell’appartamento di Nessim, fa alcune sconcertanti scoperte. Prima trova il necrologio che il compagno aveva scritto per lei e altri suoi cari, anche se erano ancora tutti vivi; poi trova le fotografie di altre donne. Come può continuare ad amare Nessim? Non lo ha forse solo idealizzato? Suleyma va più in là e riesce a identificare, complice la segretaria di Camille, la possibile protagonista del manoscritto: si chiama Salma e vive a Beirut. Decide di andare a trovarla quasi fosse un incontro con se stessa: e infatti, all’appuntamento, ritrova in lei la sua stessa ansia, la sua stessa paura. A quel punto potrebbe fuggire, e invece decide di tornare a Damasco dalla madre. Si riconsegna, così, consapevolmente, alla paura che è anche la paura di tutta la sua generazione e, di fatto, le appartiene e la tiene viva.

Questo libro affronta, fondamentalmente, due temi: la guerra e la paura e le rispettive incidenze nella vita delle persone, nei comportamenti, nelle relazioni umane; affronta, poi, il caso specifico in cui paura e guerra si intreccino, si incontrino, si compenetrino nell'animo della stessa persona. Inutile dire che il cockteil che ne viene fuori ha effetti devastanti. È il caso di due persone, un uomo e una donna, che si incontrano per caso nello studio di uno psicologo, si frequentano, cominciano una relazione duratura. Passo dopo passo, però, pezzo dopo pezzo, lei scopre alcune cose che non tornano su di lui, incongruenze, stranezze, sempre di più, sempre di più, finché giunge alla conclusione di amare un uomo che in realtà ha idealizzato, un uomo che non conosce, che forse non esiste. Il tutto è raccontato, in un mix confuso e inorganico, insieme a racconti d'infanzia, rapporti familiari, piccoli e grandi scossoni che hanno portato la protagonista nello stato psichico in cui è ora. Scrivo "in un mix confuso e inorganico" perché in realtà si capisce che il racconto vorrebbe seguire un piano parallelo, una narrazione a suo modo lineare e organizzata, ma purtroppo – a mio parere – non ci riesce. Il tutto, così finisce per confondersi e confondere. È proprio questa confusione continua e prolungata che non mi ha fatto apprezzare questo libro: ho letto svariati libri con argomento la paura o la psicosi e svariati altri a tema Guerra… pochi, però, mi avevano lasciata così spaesata e insoddisfatta. Purtroppo non mi sento di consigliare questo libro, non mi è piaciuto e non mi ha lasciato nulla… penso che, se l'idea di fondo avrebbe anche potuto essere apprezzabile, la realizzazione non lo è, almeno secondo me, e lo stile non regge la storia. Spiacente, ma per me è un no.
 
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