Caproni, Giorgio - Poesie (1932-1986)

elisa

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Nato a Livorno nel 1912, Giorgio Caproni a dieci anni è a Genova dove, interrotti gli studi musicali, si volse presto alla letteratura. Richiamato nel '39, combatté sul Fronte Occidentale e restò poi coi Partigiani in Val Trebbia fino alla Liberazione. Trasferitosi a Roma, fu critico della «Fiera letteraria», del «Punto» e della «Nazione». Ha scritto anche numerosi racconti e svolto lunga attività di traduttore. Nel 1982 l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la poesia. È morto a Roma il 22 gennaio 1990.

Edito da Garzanti nella collana Gli elefanti è una incursione nella poesia di Giorgio Caproni che permette di apprezzarne appieno le caratteristiche uniche che lo rendono tra i grandi della poetica italiana. Le sue poesie sono piene di armonia e di musicalità ma anche argute, ironiche, splendenti. Definito il "
poeta del sole, della luce e del mare" ci sorprende sempre piacevolmente e profondamente allo stesso tempo.

Biglietto lasciato prima di non andar via

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.


Saggia apostrofe a tutti i caccianti

Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro


Per lei

Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.
 
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