Moreno Durán, Aroa - Cose che si portano in viaggio

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Katia è nata nella Berlino del secondo dopoguerra, in una famiglia di comunisti spagnoli fuggiti dopo la Guerra civile. Insieme alla sorella vive un'infanzia tutto sommato serena, pur tra le numerose difficoltà: l'incontenibile malinconia della madre, la testardaggine del padre, convinto sostenitore dello Stato socialista, e una valigia intoccabile, nascosta sotto il letto, piena di ricordi di cui le figlie devono restare all'oscuro. Nel 1971 Katia lascia clandestinamente la DDR proprio come clandestinamente vi erano entrati i suoi genitori, per seguire un ragazzo dell'«altro lato» di cui si è innamorata, dando ascolto al più irragionevole degli istinti. Non ha ancora vent'anni e quella decisione la separa per sempre dal solo passato che possiede. La sua è una scelta che si configura come un tradimento: fuggendo Katia tradisce la famiglia, la propria storia, il paese in cui è nata, e commette un'azione imperdonabile, che la condanna a vivere senza un'identità, senza le radici che ha dovuto strappare per oltrepassare il Muro... Quali sono le cose che porterà con sé in un viaggio come questo, da cui non c'è ritorno?

Ci sono tanti motivi per intraprendere un viaggio. Lo si può fare per svago, vacanza, lavoro, salute, fuga, salvezza. Manuel e Isabel, tra il 1938 e il 1946, il loro Paese lo lasciarono per salvarsi: comunisti, appena sposati, fuggirono dalla Spagna in guerra per rifugiarsi clandestinamente in Germania, a Berlino Est. Tutti i loro ricordi, quelli materiali, sono relegati in una valigia di cartone nascosta sotto il letto, una valigia che non si deve aprire, mai. A Berlino Est sono nate e vivono le loro figlie, Katia e Martina, due sorelle molto diverse, ma accomunate da quei genitori così reticenti a parlare, così amorevoli ma chiusi, riservati, diversi dagli altri, dai tedeschi, perché diverso è il loro vissuto. Sono tante le cose che in casa di Katia non si possono fare e probabilmente è proprio questo senso di rischio, di curiosità che la spinge ad assecondare le attenzioni di un giovane dell'"altro lato": non lo conosce, ma già sente per lui un sentimento che la travolge e che, qualche anno dopo, la spingerà a compiere un viaggio irreversibile. Per lui, per un istinto giovanile, per un colpo di testa, Katia taglierà i ponti con tutto ciò che conosce, con il poco che ha, con la sua famiglia e intraprenderà un suo viaggio personale per passare dall'"altro lato". Cosa porterà con sé? Poche, pochissime cose e una valigia di immagini, ricordi, sensi di colpa. Cosa troverà ad attenderla? Non lo sa.
Quello scritto da Aroa Moreno Durán è un romanzo lieve, fine, delicato che nasconde dietro la patina del non detto la forza della rinuncia, del rischio e l'ineluttabilità dell'irreversibile. Perché quando la scelta da fare condiziona gli altri non è mai senza conseguenze, non è mai indolore e i prezzi da pagare si decuplicano. Un libro da leggere perché tratta alcune pagine poco discusse di storia europea, lo fa dal punto di vista del romanzo, con un tono intimista e forse un po' edulcorato, ma comunque lo fa… è una voce in più e noi di voci che raccontino la storia abbiamo sempre bisogno.
 
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