Knight, India - La mia vita su un piatto

Nefertari

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Da Anobii: Trentatré anni, una bella casa, un bel marito e due bambini stupendi. Più una vasta e intricata famiglia, capeggiata da una madre perennemente sull’orlo del matrimonio. Ma, a volte, Clara si sveglia con la subdola sensazione che la vita non possa essere tutta qui. Che non possa essere tutta cestini della merenda e corse scellerate per portare a scuola i figli. Che esista qualcosa al di là delle tediose faccende domestiche e delle altrettanto tediose conversazioni con l’amica Naomi, impeccabile modello di moglie e madre. Che, oltre all’affetto e al cameratismo, un rapporto di coppia debba contenere anche un pizzico di passione. Insomma, un po’ di sesso. Quello con Robert ormai è pura routine, sempre meno frequente e sempre più svogliato. Almeno da parte di lui. Ma un giorno, complice una disastrosa intervista e la sua abissale ignoranza in materia di danza, Clara si imbatte in Patrick Dunphy, étoile del balletto londinese... E scopre che la metafora della propria vita è racchiusa in un piatto di ravioli freddi: ancora passabile ma molto, molto meno invitante di prima. Amante delle battute fulminanti tanto quanto è nemica delle diete, India Knight disegna un ritratto, divertito e divertente, delle inglesi del Duemila alle prese con la famiglia, il lavoro, le amicizie e... perché no? anche l’amore. Sullo sfondo, una Londra colorata e piena di vita – la sua inconfondibile geografia urbana, con i quartieri, i negozi e i tipici nomi delle strade – è lo scenario che più si addice alla variegata geografia umana di questo vivace romanzo.


Una situazione famigliare che agli occhi di tutti appare perfetta ed invidiabile nasconde invece un malessere intimo. In alcune parti mi sono anche ritrovata nei pensieri della protagonista.
 
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