Pinilla, Ramiro - L'albero della vergogna

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All’indomani della vittoria di Franco, il piccolo paesino di Gexto, nei Paesi Baschi, è un luogo paralizzato dalla paura: rappresaglie ed esecuzioni da parte di “quelli della Falange” sono all’ordine del giorno, e poco a poco gli uomini stanno scomparendo: alcuni sono caduti in guerra, altri vengono portati via in passeggiate dalle quali non si fa più ritorno, oppure fucilati di fronte alle loro famiglie, fra le grida delle loro donne. Ma chi c’è dall’altra parte? Altri uomini. Questa è la storia di Rogelio Cerón, uno di loro, un falangista ventenne che fa quello che fa senza sapere bene perché. Un giorno uccide un maestro repubblicano sotto lo sguardo del figlio, un bambino di dieci anni; per lui niente sarà mai più lo stesso, quegli occhi gli rimarranno impressi nella memoria per sempre: occhi fissi, freddi, che non piangono, ma che promettono vendetta.
Trent’anni dopo, gli abitanti del paesino si chiederanno quale mistero si celi dietro la figura solitaria del “pover’uomo della baracca”, che da molto tempo conduce una vita da eremita prendendosi cura di un albero di fico, sopportando in silenzio l’assedio di un vicino convinto che sotto la pianta ci sia un tesoro. Cosa si nasconde, realmente, sotto quell’albero? Qual è il suo significato?
Per la prima volta nelle librerie italiane questo memorabile romanzo di Ramiro Pinilla, autore di culto del Novecento spagnolo riscoperto grazie a Fernando Aramburu. Un romanzo magistrale sulla vendetta e sul perdono, sulle sconfitte e le umiliazioni, sulla memoria di un popolo, le ferite di un’intera generazione e la forza dirompente della Storia, che entra nella quotidianità e la stravolge.

Gexto è un paesino costiero dei Paesi Baschi. È qui che si svolge la storia raccontata da Ramiro Pinilla. La storia di Rogelio Ceròn, di Pedro Alberto, Luis, Eduardo, Salvador, i falangisti che seminarono il terrore uccidendo, nel 37, molti rossi, socialisti, repubblicani, al grido di Franco, Franco, Franco e Viva la Spagna, Viva la Nuova Spagna; la storia di Cipriana che, da donna del Puerto viejo, abituata a dare pane al pane e vino al vino, si è ritrovata moglie di un sindaco delatore messo lì da qualcuno cui ha fatto da informatore, di Cipriana che non ci sta e cerca di salvare un giovane falangista incerto e smarrito; la storia di Gabino, un bambino con la tempra di un uomo vero, che a dieci anni si vede portar via padre e fratello dai falangisti e che, con il suo sguardo freddo e pieno d'odio, promette vendetta e inchioda un uomo alle sue colpe. Per oltre trent'anni Rogelio ricorderà lo sguardo nero di quel bambino, per oltre trent'anni veglierà su quell'albero di fico che una notte, dopo che gli avevano ucciso mezza famiglia, quel bambino piantò e curò con devozione. Un accordo tacito, ma indissolubile, capace di resistere al tempo, alla noia, all'oblio, perché fatto di paura, colpa, responsabilità, senso del dovere. Una storia incredibile, ma tenera e commovente; un esempio di come la Storia non sia solo il relitto d'un tempo andato, non si limiti solo a qualche pagina studiata a scuola, ma sia fatta di anime, corpi, sangue, coraggio, ardimento, forza, sacrificio, errori, conti da pagare. La storia è qualcosa che altri hanno vissuto e che noi dobbiamo proteggere, preservare e tramandare. L'albero della vergogna è una lettura che di storia è intrisa, perciò leggetelo, non ve ne pentirete.
 
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