Skeslien Charles, Janet - La biblioteca di Parigi

estersable88

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Parigi, 1940. I libri sono la luce. Odile non riesce a distogliere lo sguardo dalle parole che campeggiano sulla facciata della biblioteca e che racchiudono tutto quello in cui crede. Finalmente ha realizzato il suo sogno. Finalmente ha trovato lavoro in uno dei luoghi più antichi e prestigiosi del mondo. In quelle sale hanno camminato Edith Wharton ed Ernest Hemingway. Vi è custodita la letteratura mondiale. Quel motto, però, le suscita anche preoccupazione. Perché una nuova guerra è scoppiata. Perché l’invasione nazista non è più un timore, ma una certezza. Odile sa che nei momenti difficili i templi della cultura sono i primi a essere in pericolo: è lì che i nemici credono che si annidi la ribellione, la disobbedienza, la resistenza. Nei libri ci sono parole e concetti proibiti. E devono essere distrutti. Odile non può permettere che questo accada. Deve salvare quelle pagine, in modo che possano nutrire la mente di chi verrà dopo di lei, come già hanno fatto con la sua. E non solo. La biblioteca è il primo luogo in cui gli ebrei della città provano a nascondersi: cacciati dalle loro case, tra i libri si sentono al sicuro, e Odile vuole difenderli a ogni costo. Anche se questo significa macchiarsi di una colpa che le stritola il cuore. Una colpa che solo lei conosce. Un segreto che, dopo molto tempo, consegna nelle mani della giovane Lily, perché possa capire il peso delle sue scelte e non dimentichi mai il potere dei libri: luce nelle tenebre, spiraglio di speranza nelle avversità.

Non tesserò lodi sperticate su questo romanzo che è stato pubblicato in Italia appena un mese fa e si preannuncia già un caso editoriale. Dirò che è un buon romanzo, questo sì, e di buoni romanzi che non hanno paura di parlare di guerra da vicino ce ne sono tanti. Questo, in particolare, si concentra sulla Seconda Guerra Mondiale in Francia, a Parigi, in una Ville Lumière occupata dai nazisti, mutata nella sua essenza di città accogliente, ospitale, viva. C'è un posto, in particolare, in cui il senso di appartenenza, accoglienza e parità tra culture si respira più che in ogni altro luogo: è l'American Library di Parigi. È qui che lavora Odile, la protagonista di questa storia, una giovane donna innamorata dei libri che lavora come bibliotecaria proprio all'ALP e proprio in quegli anni disastrosi. È lei che ci racconta le privazioni, l'ansia per i familiari, la solidarietà, l'amicizia, ma anche la delazione, la colpa, la vigliaccheria, la meschinità della gente. La biblioteca rimase aperta per tutta la durata della guerra, baluardo di cultura, sapere e condivisione, a protezione dei libri, della conoscenza, delle storie. Attraverso gli occhi di Odile viviamo la guerra nella Parigi quotidiana, la scarsità di cibo, la corrispondenza che non arriva, i tedeschi che si appropriano dei locali, i francesi che si accomodano in case non loro… e gli ebrei e gli stranieri che, nonostante le restrizioni sempre più pressanti, vogliono ancora leggere, come fosse la loro unica ancora di salvezza. Tutta questa storia Odile l'avrebbe seppellita nel suo cuore per non rivangarla mai più, se nella sua vita non fosse arrivata Lily, molti anni dopo. Una ragazzina che ha molto da imparare e una gran curiosità e una donna attempata, gentile ma riservata: un'accoppiata realistica e tenera.
La biblioteca di Parigi, come dicevo, è un buon romanzo, basato su fatti realmente accaduti, ricerche e fedeli ricostruzioni storiche sulle vite di chi all'American Library ci ha lavorato davvero in quel periodo: alcuni personaggi, come scopriamo con piacere nella postfazione, sono esistiti davvero. Tuttavia, l'impressione è che voglia trattare troppi argomenti, soprattutto nella parte ambientata in America, e finisca per farlo in modo superficiale… in ogni caso, non guizza mai, coinvolge ma non avvince. Una buona lettura, sicuramente consigliata per la valenza storica e gli spunti di approfondimento, ma non più di questo: non lo definirei né una storia unica, né un capolavoro, né un romanzo che fa sognare, come pure ho visto fare. Ma in fondo, questa è solo l'opinione di una lettrice, smentibile ed ignorabile.
 
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